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Intervista – Casa del Fascio museo, felicità Gianotti (Maarc): “E con l’Uli sarà l’Isola del Razionalismo. lo diciamo dal 2013”

Se il sogno di trasformare la Casa del Fascio in un museo dedicato al Razionalismo avesse una firma sarebbe sicuramente quella del Maarc (Museo virtuale Astrattismo Architettura Razionalista Como), l’associazione comasca che per quasi 10 anni si è battuta, spesso in solitaria in stile Don Chisciotte, perché non si spegnessero i riflettori su questa idea apparentemente folle ma che oggi sembra pronta per diventare realtà dopo che la Commissione Bilancio del Senato ha approvato lo stanziamento di un milione di euro per la costituzione di un nuovo Museo Nazionale dell’Astrattismo storico e del Razionalismo architettonico (qui i dettagli).

Abbiamo quindi chiesto a Ebe Gianotti, presidente di Maarc, di commentare questa notizia e quello che ne uscito è una riflessione capace non solo di guardare con orgoglio alle battaglie passate, ma anche di offrire spunti per quello che sarà il futuro di questo nuovo museo.

Come associazione Maarc avete sempre creduto in questo progetto, anche quando sembrava una follia immaginarlo. Inutile chiedere se siete soddisfatti.
Soddisfattissimi. Fin dalla nostra fondazione, nel 2013, abbiamo sempre intuito l’enorme valore che la creazione di un museo di questo tipo avrebbe portato alla città, sia dal punto di vista culturale che economico, anche grazie alla promozione di un turismo di qualità.

Ebe Gianotti (ph Pozzoni)

La vostra idea, però, è da sempre quella di non limitarsi alla Casa del Fascio, come previsto nello stanziamento della Legge di Bilancio, ma di estendere il progetto anche al vicino edificio ex Uli che, stando alle prime indiscrezioni, sembrerebbe al centro di un progetto di acquisizione “parallelo” (altri dettagli qui).
La Casa del Fascio da sola non è in grado di essere un museo nel senso stretto del termine sia per le dimensioni che per la qualità dell’edificio, che merita di essere più che altro un “museo di sé stessa”. Per questo secondo noi è fondamentale che nel progetto sia compreso anche il vicino edificio ex Uli secondo l’idea di “Isola del Razionalismo” promosso già nel 2010 dall’Associazione Ripamonti e sviluppato dagli architetti Paolo Brambilla, Renato Conti e Corrado Tagliabue (ne parlavamo qui) . Per questo già nel 2015 avevamo scritto al Ministro alla Cultura Dario Franceschini e avevamo incontrato il Direttore Generale dei Musei Ugo Soragni che aveva suggerito la creazione di un tavolo di lavoro condiviso tra Regione (proprietaria dell’edificio attraverso Ats Ndr), Provincia e Comune di Como.

Tavolo poi mai creato, in realtà.
Purtroppo quello che è mancato è stata la necessaria spinta da parte dell’amministrazione comunale, ragione per cui nel 2017 abbiamo lanciato la petizione online arrivata oggi a oltre 11mila firme, perché anche i nostri amministratori si rendessero conto dell’importanza di questo progetto, che infatti è poi entrato a pieno titolo anche nel programma elettorale dell’attuale sindaco.

Peccato che, nel 2019, si è persa l’occasione di portare a Como l’Archivio del Moderno di Mendrisio, andato poi a Varese (approfondimenti qui).
Quello purtroppo è stato un brutto colpo ma non abbiamo desistito e, anche grazie all’interessamento di Claudio Borghi, deputato e consigliere comunale oltre che grande appassionato dell’arte razionalista, ora il progetto, almeno per la Casa del Fascio, sembra finalmente realizzabile. E a questo punto speriamo che l’acquisizione dell’Uli si concretizzi e che si possa ragionare su un progetto condiviso.

E una volta avuto il “contenitore”, quale immagina che sia il contenuto? È piuttosto difficile che Il Comune voglia spogliare la Pinacoteca del suo patrimonio razionalista (di cui è in corso un’importante opera di riallestimento) in favore di un nuovo museo.

Questo è un punto importante su cui occorrerà discutere e sul quale diamo la nostra disponibilità a contribuire con proposte e stimoli. Quello che ci auguriamo è che il futuro Museo del Razionalismo non venga inteso come qualcosa di chiuso e limitato a un ambito cronologico strettamente circoscritto, ma diventi un luogo aperto anche alle sperimentazioni contemporanee, un polo culturale a diversi livelli. E questo, naturalmente, potrebbe essere anche lo stimolo per ripensare al sistema museale cittadino come avviene periodicamente in molte altre città.

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Un commento

  1. Di progetti Como ne ha tanti nel cassetto ma tutti fermi. Qualche esempio: la Ticosa, il vecchio Sant’Anno, la Caserma DE Cristoforis, il vecchio Ospedale psichiatrico, il Politeama e altri questi alcuni dei grandi progetti fermi al palo, perchè mai dovremmo credere che con la Casa del Fascio il problema sia diverso?.

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