Sergio Gaddi, enfant prodige, negli anni passati, della cultura comasca, al solo sentir parlare di Teatro Sociale, Barbara Minghetti e rilancio della città attraverso la cultura, sbotta nel suo caratteristico modo guascone. E non nasconde dubbi e perplessità sul nome nuovo spuntato nella corsa a Palazzo Cernezzi dal suo osservatorio privilegiato che ormai lo conduce sempre più lontano da Como.
Lo fa partendo con una vera stoccata: “Conosco Barbara e la stimo però adesso le voci che si stanno levando da più parti iniziano a infastidirmi. Bisogna che sia chiaro a tutti: il Sociale non è la Scala di Milano, Como e il suo teatro non sono il centro del mondo. Benissimo la cultura, mio credo da sempre, ma guardiamoci intorno, oltre i confini del nostro comune”.
Perfetto, chiaro il messaggio. Ma quindi cosa ne pensa della candidata del Pd?
Ritengo innanzitutto che ci siano dei rischi molto concreti contro i quali potrebbe andare a sbattere e non sono pochi. Ripeto, sicuramente ha lavorato bene è un personaggio valido ma bisogna prestare la massima attenzione. A partire da questo concetto che si sta diffondendo che vede il Teatro Sociale come centro dell’universo. Ripeto, non è così. E la Minghetti, se andrà avanti in questa strada, si tenga alla larga dai soliti e inevitabili cori untuosi dei radical chic che vedo stanno emergendo da ogni dove.
Insomma una mezza bocciatura o una mano tesa alla Minghetti per dare consigli?
Io sono assolutamente fuori da ogni ragionamento e non ci voglio entrare, mi limito a fare delle considerazioni. E sottolineo come sia decisivo per chi ha intenzione di amministrare Como, seguire un comandamento: lasciare da parte quell’inutile prosopopea provinciale che considera Como come il centro del mondo. La ripartenza della città, sia la Minghetti o altri a doverla gestire, dovrà passare da un superamento di questa visione limitata. Le potenzialità, immense, ci sono ma vanno sviluppate con lungimiranza. Ecco perché sono curioso di capire le idee della Minghetti che dovrà essere giudicata, come tutti, alla prova dei fatti.
Quindi è necessario attendere di capire quale sarà il suo programma?
No, assolutamente no. Basta con questa storia del programma. La persona, il candidato è il programma. Chi si avventura in questa strada con la propria presenza, con il curriculum e con le proprie doti rappresenterà anche il programma. Poi con le persone che sceglierà si entrerà nei meandri classici della politica e negli ancor più classici temi e problemi da affrontare pe il bene della città.
Ma questa persona dovrà agire con dei compagni di avventura?
Certo, purché si ampli l’orizzonte oltre il lago. Inutile rimanere sempre attaccati solo al territorio, inutile riferirsi sempre e solo a certi soggetti. Mi vengono in mente diversi esempi come Fondazione Volta o altri che sono sì dei riferimenti, ma solo a Como. Una città va immaginata, pensata e disegnata guardando oltre, non fermandosi ai confini territoriali.
Intanto oltre al nome di Barbara Minghetti, a destra si vocifera anche di una presunta candidatura dell’attuale assessore alla Cultura Livia Cioffi. qui il riferimento Cosa ne pensa?
Dico solo una cosa e voglio essere chiaro: che non si giochi la carta, in questa tornata amministrativa, della parità di genere, sarebbe ridicolo. Il sindaco deve essere capace, avere una visione. Per favore non scadiamo nel cliché “è arrivato il momento di una donna”, lo trovo umiliante. Detto questo se in ogni caso lo scontro dovesse essere tra queste due donne – anche se lo trovo difficile – è chiaro che la competenza e le capacità di Barbara Minghetti siano anni luce avanti rispetto a quelle di Livia Cioffi.
In conclusione che caratteristiche dovrebbe avere il prossimo sindaco di Como?
Non ne ho la minima idea. Certo sarebbe meglio non fosse di Como per non rimanere invischiato in quel classico pensiero provinciale che è tipico dei comaschi e che purtroppo appiattisce tutto.
La sua è un’autocandidatura, viste le sue origini non proprio lariane?
No, nella maniera più assoluta. Non ho alcuna velleità in tal senso. Sto bene dove sono.
2 Commenti
Buonasera,
Sto leggendo molte analisi e dibattiti. Credo che Barbara Minghetti con Adria Bartolich e Ada Mantovani ed Eva Cariboni e Patrizia Maesani rappresentino una Rivoluzione per Como e una Rinascita condotta finalmente da donne. Cosa accadrà da qui alle prossime elezioni 2022 a Como potrebbe riservare sorprese, ma forse la più grande sorpresa sarebbe il primo Sindaco donna. Negli Stati Uniti Kamala Harris è stata la prima donna e per giunta con origini afroasiatiche a diventare vicepresidente degli Stati Uniti, accanto al 46mo capo di Stato, il democratico Joe Biden. È tutto in evoluzione. Importanti saranno il programma
E una visione di lungo respiro per Como. Al di là del Genere, donna o uomo, una cosa mi preme che ci sia la passione e la coerenza. Un amico, grande scrittore, come Pietrangelo Buttafuoco, ricordando un altro Grande come Antonio Pennacchi, scomparso purtroppo l’ estate scorsa ha detto “Pennacchi ha reinventato la lingua, quella stessa che si era persa nella afasia ideologica intellettuale. Pennacchi è stato popolo e ne ha fatto un punto di vista intellettuale forte e potente. Quando gli scrittori del nostro Novecento si impegnavano a dire la loro, lui si preoccupava di dire sempre il suo punto di vista che era quello della sua gente che non ha mai abbandonato e dimenticato. Il suo punto di vista era quello di un grande intellettuale vincitore del Premio Strega, ma questo era solo un valore aggiunto, perché è sempre rimasto l’ex operaio senza giustamente mai dimenticare quel mondo. Il suo. Con la sua scrittura ha fatto conoscere al grande pubblico l’impresa della bonifica dell’agro pontino, la vita, la sofferenza e le gioie dei coloni. Dobbiamo dirgli grazie”. Ecco per dire importante la Cultura, il nostro Mondo Piccolo, come quello di Don Camillo e Peppone creato da Giovannino Guareschi, essere dalla parte della Gente, vuoi vedere che la Sensibilità delle Donne, cambi il clima politico di Como.
Un caro saluto.
Davide Fent
@davidefent
Raccontare Barbara Minghetti soltanto come l’incarnazione del Teatro Sociale, così come evocare lo spettro dei salotti radical-chic, è un modo nemmeno troppo subliminare per insinuare nella testa della gente il tarlo che ci si trovi davanti a una candidatura aristo-dem e lontana dalla gente.
Ora, per chi conosce il lavoro fatto a Como da Barbara Minghetti, risulterà piuttosto evidente come il suo impegno sia andato in senso opposto a quello ventilato da Gaddi.
Un esempio su tutti, il progetto Opera Domani, che ha avvicinato al mondo del teatro bambini e ragazzi di qualsiasi estrazione sociale.
Proprio per questo credo si possa confidare che in Barbara Minghetti possano convivere due espressioni di quello che etichettiamo genericamente come “cultura”.
La “cultura alta”, fatta di mostre itineranti e festival musicali, e una certa “cultura di base” che a volte perdiamo di vista.
Stiamo parlando di quella “cultura di prossimità” che non parla a un pubbblico internazionale, che non alimenta flussi turistici rilevanti ma che – proprio grazie a un accordo di collaborazione con il mondo della scuola – arriva a tutti senza distinzioni.