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“Io ticinese dico basta all’intolleranza tra Svizzera e Italia. Siamo mondi diversi ma vicini”

Riceviamo e pubblichiamo la riflessione di un cittadino ticinese che offre un punto di vista lontano dalle tensioni che spesso si verificano tra italiani e svizzeri. [Per contributi, segnalazioni, reazioni e opinioni: redazionecomozero@gmail.com, il numero Whatsapp 348.6707422 o la pagina dei contatti]. Ecco quanto scrive

Sono ticinese e vivo in un paese vicino al confine. Negli ultimi tempi, leggo con dispiacere commenti intrisi di intolleranza tra cittadini svizzeri e italiani. Questo mi ha fatto tornare alla mente un breve testo che avevo scritto durante quel periodo difficile in cui il confine era chiuso, e attraversarlo non era possibile. Quella riflessione nasceva dal silenzio improvviso di una frontiera che, invece, è sempre stata viva, attraversata ogni giorno da persone, affetti, storie, lavoro. Oggi più che mai, mi rendo conto di quanto sia preziosa la nostra vicinanza. Nonostante le differenze – o forse proprio grazie ad esse – siamo legati da un equilibrio sottile e vitale.

Le nostre diversità non ci separano: ci completano. Italia e Svizzera non sono due mondi opposti, ma due facce della stessa realtà di confine, dove la collaborazione e il rispetto reciproco dovrebbero essere alla base della convivenza quotidiana. Ricordarlo, forse, ci aiuta a riscoprire quanto siamo indispensabili gli uni per gli altri.

Vi lascio qui sotto il breve testo che era corredato da una foto della dogana di Chiasso-Ponte Chiasso.

“Ci manca quell’altra parte del cielo, quella in cui ti senti a casa anche quando non lo sei davvero. Dove ogni angolo è familiare, ogni volto conosciuto, e il dialetto risuona più che tra le mura di casa. Dove il padre del pescivendolo era un contrabbandiere, e il macellaio ti accoglie con un sorriso e un “come va la Confederazione?” in perfetto dialetto.

Il direttore del centro commerciale ti saluta con la stessa cordialità di chi tiene la bottega in paese. E poi c’è il lago… il nostro lago, che costeggiamo camminando verso Villa Olmo o attraversiamo in battello per arrivare a Torno, dove l’addetto del molo ti saluta in laghée mentre lancia l’esca nell’acqua.

La Piazza Cavour, il centro storico: luoghi che hai iniziato a calpestare nel passeggino, andando al mercato con la nonna a comprare le scarpe buone per la domenica. E infine, il passaggio della dogana, che resta una porta magica: una soglia tra due mondi, tanto vicini quanto diversi”.

Fabio Agustoni.

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