ComoZero era nato da pochi giorni. Tra i primi vagiti uno degli articoli che ha dato energia e ha fatto girare il nome di questo giornale è stato senza dubbio questo:
Alessandro, comasco: “Quando comprate online, pensate a quanti negozi chiuderanno”
Riflessione che ne ha poi aperte molte altre sul commercio: qui tutti gli approfondimenti.
A distanza di qualche mese le parole di Alessandro Verga raccolgono nuove reazioni. Riceviamo e pubblichiamo integralmente alcune riflessioni di una lettrice sulla questione commercio online. Lettrice che, contattata, ha confermato riga per riga il racconto chiedendo però l’anonimato per ragioni del tutto comprensibili.
ECCO LA LETTERA:
In merito all’articolo scritto sulla base delle dichiarazioni di Alessandro Verga vorrei porre un paio di punti di riflessione:
1) Il negozio in questione vende oggettistica casalinga di buona qualità e certamente la qualità si paga, molti comaschi fanno la lista di nozze proprio nel suo negozio, ma spesso e volentieri in altri negozi “tradizionali” vi si trovano gli stessi articoli della stessa marca con prezzi differenti. Quindi se la “lamentela”, seppur legittima, arriva solo da un solo negozio notoriamente caro di per sé, purtroppo il problema inizia e termina in quel negozio.
2) Ci tengo a narrare un mio problema personale con una tipologia di negozi della città che, credo possa aprire la mente su un mondo:
Ho un seno molto prosperoso con una taglia molto difficile da trovare.
Ho girato negli anni TUTTI i negozi d’intimo della città, e mi sono sempre dovuta accontentare di modelli esteticamente osceni o a volte anche di taglie non troppo giuste ma solo che si avvicinavano il più possibile.
Ho sempre dovuto per forza spendere cifre da capogiro.
I VOSTRI RACCONTI E LE VOSTRE STORIE A:
redazionecomozero@gmail.com
Il tanto odiato internet, i tanto odiati negozi online mi permettono di non dovermi accontentare, mi permettono di acquistare sempre e solo modelli che soddisfano il mio gusto estetico, la taglia corretta ed evitare il mal di schiena (per il peso) a prezzi anche CINQUE volte inferiore rispetto al negozio in città. Oltre ai prezzi a volte 5 volte inferiori mi permettono di sentirmi carina e sexy una volta tolta la maglietta. Credo sia un mio diritto anche quello!
PER APPROFONDIRE:
Lo specialista comasco: “Shopping online, fatale solo per chi ne ha paura” (con miniguida)
Tutti questo anche evitando i 10 euro di treno di andata e ritorno per Milano più 3 euro di biglietti della metro, ed il tempo perso per fare qualcosa che nella mia città mi viene negato. Ho provato anche a chiedere in più posti di fare un ordine specifico al fornitore ma la risposta è stata: “ci costa troppo farci spedire solo un modello di una sola taglia” (ovviamente tolte le case che proprio non producono la mia taglia che in città sono assolutamente la maggior parte). A fronte di quella che è la mia esperienza a voi raccontata, vi chiedo se non sia un po’ troppo facile dar contro al consumatore che però dovendo pagare dei bei soldoni, vorrebbe almeno non doversi accontentare?