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John vince la sua battaglia: è il primo richiedente asilo iscritto all’anagrafe di Como. Nonostante Salvini

La storia di John (nome di fantasia) è lunga, affannata e dolorosa ma si conclude con una piena affermazione dei diritti costituzionalmente garantiti e una bacchettata giuridica al Comune di Como.

In sostanza, si conceda una sintesi non proprio in punta di diritto ma molto chiara, è stato riconosciuto a un essere umano di poter dire: “Io sono io, abito qui, ho un nome e un cognome, una famiglia, dei figli, uno status. Sono una persona e nessuno può più ignorarlo”.

Il minimo sindacale, l’ovvio di moltissimi, diventa una faticosissima lotta per altri.

Ieri, in tribunale, il giudice Agostino Abate ha accolto il ricorso presentato dall’avvocato Antonio Lamarucciola (che, peraltro, è presidente dell’Osservatorio giuridico per i diritti dei migranti) evitando “grave e irreparabile danno” a una persona che vive in in città da più di otto anni.

Occorre un passo indietro. John è un cittadino extracomunitario la cui richiesta di asilo è ancora in corso (è in attesa dell’esito, dopo il tradizionale colloquio in Commissione Territoriale).

Antonio Lamarucciola

John una decina di anni fa ha provato a farsi riconoscere Protezione Internazionale in Svizzera, quindi ha ottenuto il Permesso Provvisorio elvetico per circa sette anni, alla fine però gli è stata notificata una sorta di espulsione dal Paese.

Nel contempo l’attuale moglie, all’epoca fidanzata, grazie a un permesso di lavoro ottenuto tramite il Decreto Flussi (aveva una parente che l’ha assunta) è arrivata regolarmente in Italia.

John ha quindi raggiunto la compagna. La coppia ha avuto due figli e l’uomo, nel contempo, ha formulato sia una istanza al Tribunale dei Minori, sia come Richiedente Asilo.

Motivo per cui, oggi, ha un permesso di questo tipo. Nel 2018 i due sono riusciti a formalizzare il matrimonio in Italia, giustappunto a Como (sic).

Non sono solo dettagli storico-biografici, sono premesse cardine.

Nel tempo, John, ha cercato e ottenuto lavoro (specifica l’avvocato: “Grazie a un curriculum altamente competitivo”) e presentato richiesta di iscrizione all’Ufficio Anagrafe di Palazzo Cernezzi.

Il 14 maggio scorso, però, l’amministrazione ha dichiarato irricevibile la domanda: “In quanto il permesso di soggiorno per richiesta asilo in suo possesso non costituisce titolo per l’iscrizione anagrafica”.

Il diniego, spiega Lamarucciola: “Ha provocato conseguenze dirompenti nella vita famigliare e lavorativa del mio assistito, oltreché provocare una naturale e comprensibile sensazione di impotenza e sfiducia verso le istituzioni italiane”.

Così, registrata (anzi, certificata nel tempo) una serie di problemi, tra cui l’impossibilità di convertire la patente di guida (procedura che richiede Carta di Identità e Certificato di Residenza), John si è rivolto alla Giustizia.

Giustizia che, analizzato il ricorso, ieri ha parlato. Con estrema chiarezza.

Scrive il giudice: “Il richiedente è un cittadino straniero stabilmente presente in questo territorio da almeno otto anni, ossia da quando la sua convivente vi si trasferì, così che egli, lavorando con regolare permesso nella confinante Confederazione, condividesse il domicilio familiare in Como quotidianamente”.

Poi: “Un anno fa ha contratto matrimonio in Comune a Como […] risiede di fatto con moglie e figli nel domicilio indicato a Como. Tutto ciò risulta dai registri del Comune, che però in sede di valutazione della richiesta ha ritenuto di non dare loro alcun valore ritenendo, ingiustamente, che la sola disposizione in tema di immigrazione significasse la negazione del diritto“.

E ancora: “In base alla normativa in tema di Stato Civile il richiedente ha tutti i requisiti richiesti: soggiorna regolarmente sul territorio italiano da almeno otto anni e convive con moglie e figli presso il domicilio indicato. Rispetto a tali dati oggettivi il Comune di Como non ha operato alcuna valutazione e in tal modo ha mancato in termini di motivazione del provvedimento qui contesto. La presenza dei requisiti suddetti comporta il diritto a essere iscritto nel registro dei residenti“.

E qui il passaggio più duro: “Immaginare di negarlo solo perché il permesso di soggiorno sarebbe motivato in un modo piuttosto che in un altro, oltre a non avere alcun aggancio normativo, configurerebbe una palese discriminazione e violazione dei diritti costituzionali“.

Quindi il riferimento al decreto Sicurezza, o Salvini, “il caso in esame non può essere disciplinato dalle norme in tema di immigrazione […] nel caso in esame il diniego del Comune sta esponendo il richiedente a un grave danno, ossia il diniego della conversione della patente di guida, per la quale è necessaria la residenza […] le conseguenze avrebbero risvolti deleteri sull’attività lavorativa e ciò significherebbe certo grave e irreparabile danno”.

Insomma, ricorso accolto e Palazzo Cernezzi dovrà iscrivere John all’anagrafe entro 15 giorni (la decisione è di ieri, 17 luglio).

“L’ordinanza accoglie la nostra domanda di iscrizione all’Anagrafe in via di urgenza – spiega Lamarucciola –  sposando di fatto le interpretazioni costituzionalmente orientate delle norme che regolano le iscrizioni anagrafiche già espresse dai tribunali di Firenze e Bologna, richiamati nel mio atto”.

Il giudice anche nel corso dell’udienza, spiega il legale: “Ha lasciato intendere che non ritiene giustificabile che il Comune non abbia analizzato la posizione del singolo. Ovviamente siamo contenti di questo risultato per nulla scontato a Como”.

Soddisfazione doppia: “Il giudice, più che nell’ordinanza nel corso dell’udienza, ha quasi sgridato il Comune per non aver analizzato le caratteristiche personali di questa richiesta sostenendo che, piuttosto, si è sdraiato sulla Norma. Il Decreto Salvini riguarda l’immigrazione, tema che non concerne l’iscrizione all’anagrafe. Se una persona è sul territorio ed è richiedente asilo, non è possibile impedirle di dichiarare chi è e dove sta o, viceversa, decidere di non volerlo sapere”.

Ora John potrà godere appieno dei propri diritti e, tra i tanti, avere in tasca il suo documento di identità.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Un commento

  1. Contento per John e per la sua battaglia vinta. Contento che potrà iscriversi all’Anagrafe entro quindici giorni dalla sentenza. Contento che le interpretazioni autentiche della Legge vincano sulla superficiale applicazione del Decreto Sicurezza I che nulla ha a che vedere sulle motivazioni dei richiedenti asilo. Contento che il cervello vinca sulla pancia….ma devo essere onesto, ormai la vera “goduria” è in quel “nonostante Salvini”…..:

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