C’è un filo di lana preziosissimo che lega Como alla Mongolia. Un’idea, una visione imprenditoriale lucida che supera il profitto e ragiona in termini di sostenibilità ambientale e equità economica.
L’azienda tessile comasca Saldarini, sede in via Borgovico, ha avviato un progetto per realizzare, in collaborazione con i pastori della Mongolia una filiera del cashmere certificata e sostenibile.
Iniziativa che ha già raccolto l’interesse di numerosi marchi del lusso con l’obiettivo dichiarato bypassare il mercato cinese.
La Cina infatti, possiede ad oggi il 94% della produzione di cashmere nel mondo che viene prodotto da un lato importando la lana mongola a costo quasi zero, senza che il territorio ne possa ricavare valore aggiunto, e dall’altro attraverso allevamenti intensivi, dannosi sia per gli animali che per l’ambiente.
La storia la racconta il deputato comasco Giovanni Currò che è andato in visita all’azienda venerdì scorso 21 maggio. “Il nostro territorio – dice – è ricco di ottimi esempi di impegno sulla sostenibilità ambientale ed etica del prodotto, Saldarini è maggior motivo di orgoglio in quanto grazie al suo impegno in prima persona sta realizzando un sogno per il popolo mongolo. La sostenibilità insieme all’etichetta trasparente, grazie alla tracciabilità di tutti i passaggi della produzione, sono gli elementi che consentiranno al nostro territorio di poter uscire dalla crisi del comparto tessile”.
E conclude :”Le istituzioni hanno il dovere di supportare e valorizzare queste iniziative innovatrici affinché venga promosso un consumo consapevole dei prodotti.
Quando acquistiamo un capo è importante conoscere se questo è stato prodotto grazie a condizioni di lavoro rispettose delle persone e se i materiali utilizzati rispettano l’ambiente e la salute di tutti”.
Il progetto di Salandrini in collaborazione con la Mnfpug (the mongolian nomad herder’s national union) si propone dunque di creare una filiera completamente tracciabile garantita attraverso la tecnologia “Block Chain” e certificata anche a livello di trademark geografico nella produzione di Cashmere. Basata su tecniche di pastorizia sostenibile che rispettano il fragile ecosistema delle steppe mongole. Questo permetterà alle aziende occidentali che lavorano il cashmere (in prima linea i maggiori brand del lusso) di comprare la preziosa fibra di cashmere direttamente dalla Mongolia. Valorizzando in loco una materia prima che al momento non produce nessun valore aggiunto per il territorio.
Salandrini ha inoltre brevettato una nuova tipologia di imbottitura per le giacche che sostituisce alla piuma d’oca dei “cashmere flakes”. Veri e propri fiocchi in fibra di Cashmere, che permettono di mantenere lo stesso impatto visivo, e che permettono anche di mantenere la morbidezza più a lungo nel tempo, oltre ad avere un minore impatto sugli animali.
Un commento
A uggiate c’è una ditta che lo fa da due anni..