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La piccola chiesa d’incanto nel centro storico di Como e il grande concerto tra i più intensi dell’Ufficio delle Tenebre

Il Conservatorio di Como e l’Associazione KOE concludono domenica alle 18 nella chiesa di San Donnino a Como (l’ingresso è libero) l’esecuzione integrale dei Responsori della Settimana Santa, composti da Alessandro Scarlatti, del quale quest’anno ricorre il trecentesimo anniversario dalla morte.

Un ciclo di concerti, iniziato nel 2023, che si concluderà domenica, con l’esecuzione dei Responsori del Venerdì Santo, forse i più suggestivi e coinvolgenti dell’intero Ufficio delle Tenebre. La veste musicale realizzata da Scarlatti alterna momenti in cui emerge la sapienza armonica e contrappuntistica dello stile severo, con brevi sezioni di dirompente forza drammaturgica e teatrale. D’altra parte Scarlatti è stato anche il maggiore operista italiano del ‘600. I responsori presentano un equilibrio perfetto tra rigore formale e libertà espressiva.
Gli esecutori saranno:

• Coro polifonico e Schola Cantorum del Conservatorio di Como, diretti dai maestri del coro Ludovico Carangi e Fabio Zambon;
• KOE Schola & Ensemble di Milano, diretti dal Satomi Hotta;
• Un ensemble strumentale composto da Francesca Conte e Noemi Pesenti ai violini, Filippo Pascucci alla viola, Alessio Amor Molinati al violoncello, Ivan Pelà all’arciliuto e Tommaso Bassetti all’organo;
• Direzione e organo Antonio Eros Negri.
In programma i nove responsori dell’Ufficio delle Tenebre del venerdì santo, così suddivisi:
• I Notturno: Omnes amici mei, Velum templi scissum est, Vinea mea dilecta
• II Notturno: Tamquam ad latronem, Tenebrae factae sunt, Animam meam dilectam
• III Notturno: Tradiderunt me, Jesum tradidit impius, Caligaverunt oculi mei

L’Ufficio delle tenebre è l’ufficio notturno degli ultimi tre giorni della Settimana Santa, e si celebrava regolarmente sino al 1955, quando entrò in vigore la riforma del Concilio Vaticano Secondo. Il rito era caratterizzato dallo spegnimento di quindici candele poste su una saettia, un candelabro di forma triangolare, e da un “terremoto” o “strepitus”, un momento alla fine dell’ufficio in cui nella totale oscurità si battevano i banchi con i libri o con le mani, producendo appunto uno strepito con il quale si voleva descrivere lo sconvolgimento delle forze della natura alla morte di Gesù.

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