La TAV è un elemento imprescindibile per risolvere la necessità del Paese di un sistema di infrastrutture adeguato e moderno.
È questo il sentimento dominante dell’insolita, ma serrata, alleanza tra associazioni di categoria comasche (ANCE, CNA, Confartigianato Imprese Como, Confcommercio, Imprese per l’Italia Confcooperative Insubria Confesercenti e Unindustria) e diverse sigle sindacali cittadine (CGIL, CISL dei Laghi e Uil Lario) che, spalla a spalla, hanno contestato l’immobilismo dell’attuale governo sul piano degli investimenti infrastrutturali e, nello specifico, il mancato avanzamento dei lavori della linea ad alta velocità Torino-Lione.
Pochi giorni fa, avevamo scritto dell’evento che lasciava intendere una sorta di “rivolta del Nord” da parte degli attori coinvolti con il Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economic, Luigi di Maio.
Le promesse non sono state disattese, sia nei toni che nei contenuti, a poche ore dall’intesa ritrovata all’interno del Governo sulla TAV in quanto opera da “ridiscutere integralmente”, come indicato in una mozione condivisa da entrambe le parti.
Molteni (ANCE Como): “Chiediamo le infrastrutture per il nostro domani”
“Siamo preoccupati per il futuro delle nostre aziende, dei nostri collaboratori, dei nostri figli – ha esordito Francesco Molteni, presidente di ANCE Como, spiegando come sia importante che l’appello indirizzato al governo e formulato da sindacati e imprese venga proprio da Como, una delle province più ricche della Lombardia – vogliamo aprire dei tavoli di confronto sereno con il Governo in modo che le istanze degli imprenditori e dei lavoratori vengano ascoltate”.
Ovviamente le critiche alla manovra finanziaria e al mancato stanziamento di fondi per lo sviluppo infrastrutturale da parte di Roma non si sono fatte attendere.
“La Spagna ha investito e speso 15 miliardi in due anni nel proprio capitolo infrastrutture. Quest’anno noi stanziamo appena 500 milioni. Si tratta di du galassie diverse – ha rimarcato Molteni, riferendosi poi allo stallo in cui la linea Torino-Lione si trova ormai da anni – lo Stato deve investire il suo tempo e le sue capacità. Non può nascondersi dietro uno studio costi-benefici per giustificare il fermo dell’opera. Vorremmo vedere il taglio di un nastro quando un’opera consegnata alla comunità. Non quando si demolisce un ponte crollato”.
Verso il termine del suo intervento, il presidente Molteni ha poi avuto modo di commentare lo stato di alcune opere in attesa di realizzazione altrettanto urgente sul territorio della Provincia di Como.“Aspettiamo la Pedemontana da trent’anni, lo stesso per il secondo lotto della tangenziale, lo svincolo di Arosio – ha detto Molteni – le paratie sembrano vicine alla cantierabilità. Però la gara d’appalto dell’ANAS per la variante della Tremezzina viene costantemente rimandata. Forse la coperta è troppo corta? Qui e ora chiediamo le infrastrutture e i cantieri per il nostro domani”.
Licata (CGIL): “il lavoro, non l’assistenzialismo, serve per rilanciare il Paese”
Il sodalizio tra sindacati e impresa, stando a Giacomo Licata, segretario generale della CGIL di Como, è indubbiamente insolito ma rappresenta l’urgenza dettata dal momento storico e dalla situazione delle infrastrutture in Italia.
“È una situazione pericolosa – ha dichiarato Licata, riferendosi alla legge di bilancio e agli scarsi fondi stanziati dall’amministrazione gialloverde – noi come sindacato siamo per il progresso e per il lavoro e questo ci impone di parlare di grandi opere da cui non possiamo chiamarci fuori. Non è vero che la Torino-Lione non serve. Allo stesso modo, dobbiamo dire che la Tremezzina e la Pedemontana sono opere necessarie anche per migliorare le condizioni di vita delle persone e creare occupazione. Non c’è nulla come il lavoro per rilanciare la crescita del Paese”.
Licata ha poi risposto a chi, tra i detrattori delle grandi opere, guarda al danno ambientale, come nel caso della costruzione della ferrovia transalpina Torino-Lione: “Grandi opere non significa dimenticare di prendersi cura del territorio. Investire nelle infrastrutture significa anche prendersi cura del territorio e della sostenibilità ambientale”.
Il “Paese più a Nord dell’Africa”.
Altri componenti della rete d’intesa sindacati-imprese a favore di TAV e rinnovamenti infrastrutturali hanno preso la parola, facendo eco ai colleghi e non risparmiando stilettate polemiche all’esecutivo gialloverde.
Emblematico è stato l’intervento di Fabio Porro, presidente di Unindustria Como, in chiusura dei lavori: “Il Governo ha il dovere di ascoltarci. Senza la TAV rischiamo di essere tagliati fuori, di diventare il Paese più a nord dell’Africa.”