La manifestazione pacifica prevista per domani sera in città, lanciata da “le attività, i negozi e tutte le partite Iva” di Como “condannati a morte dallo Stato Italiano”, si prospetta molto partecipata.
Tantissimi, infatti, hanno condiviso anche sui social la locandina funebre che invita a una camminata simbolica “contro questa dittatura e questi coprifuoco, contro il mancato sostegno e contro la possibilità di lavorare”, dicendo “anche io ci sarò”.
L’iniziativa, che fino a questa mattina era stata diffusa in forma anonima, è in realtà il frutto di un’idea di Nathan Martignoni – del ristorante Una finestra sul lago di Carate Urio – e il canturino Stefano Gianfriddo cresciuto nel mondo dell’hotellerie e della ristorazione.
“E’ il nostro modo di dire no, ci hanno fatto mettere a norma investendo denaro per rispettare le regole ma questa chiusura non ha senso – spiega Nathan – non ne capiamo le ragioni, per noi è un suicidio. Vogliamo dire che non siamo d’accordo, di più non possiamo fare ma almeno che ci lascino esprimere la nostra opinione. Abbiamo messo la locandina come annuncio funebre perché tutti ne perderemo, ci saranno purtroppo tante aziende che moriranno a causa di questa situazione”.
Una manifestazione, come detto, senza nessun taglio politico né di partito e dove verranno rispettate tutte le regole.
“Parteciperanno tantissimi piccoli medi e grandi imprenditori – aggiunge – manifestiamo per un problema condiviso da tutti, quindi ci sembrava giusto fare fronte comune per esprimere il nostro dissenso in modo assolutamente pacifico. In questo momento, dove tutti sono colpiti, serve solidarietà. Se le prospettive sono queste, non si può andare avanti così. La gente non vive di aria, ogni ristorante ha le sue spese e dietro ci sono diverse realtà”.
In prima linea martedì sera ci sarà anche Ornella Gambarotto, titolare del salone di parrucchieri Equipe Ornella, che nonostante l’apertura della propria attività vuole dimostrare solidarietà a tutti i colleghi degli altri settori messi in ginocchio dal nuovo Dpcm.
“Per coerenza ci vado eccome – spiega senza troppi giri di parole – bisogna essere solidali con tutti, dimostrare il proprio dissenso è un dovere. Non si può ridurre un Paese in queste condizioni, devono capire che noi italiani siamo stufi. Non vogliamo fare casino ma solo dimostrare, in modo pacifico, il fatto che siamo tutti agli arresti domiciliari. Grazie al cielo noi siamo ancora aperti ma non so per quanto”.
Quello che Ornella vuole lanciare, con la manifestazione di martedì sera, è un messaggio di grande sostegno a tutte le attività comasche colpite duramente dalla crisi.
Como: annuncio funebre di attività, negozi e Partite Iva. Martedì la manifestazione
“Non si deve stare a guardare in silenzio – continua – diciamo che l’economia sta andando tutta a quel paese. Tra un po’ non avremo più nemmeno i soldi per mangiare. Mi fa tanta rabbia la situazione di incertezza in cui viviamo, non sappiamo cosa succederà domani. Bisogna rispettare tutte le norme ma dobbiamo trovare delle soluzioni per risollevare l’economia”.
E, in merito alla chiusura dei ristoranti alle 18 imposta dall’ultimo Decreto, conclude: “E’ una barzelletta. A mezzogiorno ormai non va più nessuno a pranzare fuori, tra smart working e poco tempo a disposizione per quei fortunati che lavorano. A questo punto sarebbe stato meglio chiudere, e invece no perché se no poi devono pure pagarti. Come faranno i locali ad affrontare i prossimi mesi, tra affitti e spese da pagare, senza clienti?”.
3 Commenti
mamma mia che imbarazzo.
Come non capire che senza clienti non lavoreranno più in futuro?
L’ultimo DPCM è la dimostrazione che questa estate il Governo ha sottovalutato la seconda ondata. Ha sottovalutato gli effetti dell’apertura delle discoteche, gli effetti delle movide serali, gli effetti della voglia di socializzare che gli studenti manifestano fuori dalle scuole e , soprattutto, gli effetti degli assembramenti sui mezzi di trasporto pubblico. Alla fine, dovendo correre ai ripari, ha finito per colpire categorie che per adeguarsi avevano investito di più. Le segnaletiche, i DPI individuali e collettivi, i gel idrogenizzanti costano molto e in questo periodo molto di più. Non è giusto. È indiscutibile.
Tuttavia, le alternative quali sarebbero? Tenere aperti le tavole calde e raccomandare il remote-working e la formazione a distanza che sono le cause principali del calo degli affari della ristorazione nelle grandi città? Tenere aperto tutto fino a tardi senza essere in grado di controllare gli assembramenti che si formano durante la movida? Tenere aperti i cinema e i teatri che rispettano i protocolli di sicurezza per vederli raggiungere su mezzi pubblici colmi di persone?
L’unica strada che al Governo era rimasta dopo aver ceduto all’ottimismo di chi pensava che fosse tutto finito, era quella di disincentivare la socializzazione e ovviamente gli affari di chi ci campa.
La colpa è stata quella di cedere a chi pensava che fosse tutto finito, a chi pensava che fosse stato tutto un’esagerazione. Ed è stato un grandissimo errore.
Questo mini lockdown non servirà a nulla, e lo sanno tutti, Conte compreso. Tutte le scuole dovrebbero fare la didattica a distanza per 2\3 settimane e tutti i lavoratori che ne hanno la possibilità dovrebbero essere messi obbligatoriamente in Smart Working. Solo in tal modo si ridurrebbe l’afflusso nei mezzi pubblici, tra l’altro a costo zero! Altro che ammazzare i già impoveriti ristoranti e bar. E non venitemi a dire che per i ragazzi è di fondamentale importanza rapportarsi coi loro coetanei. 2\3 settimane di “clausura” non credo possano incidere più di tanto sulla loro crescita e sui rapporti interpersonali, posto il fatto che 9 su 10, quando sono seduti a tavola o in compagnia, sono “impegnati” a tessere rapporti “intercellulari” coi propri Smartphone all’ultima moda.