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L’addio al partigiano Erminio Lissi. La folla canta “Bella Ciao” fuori dalla chiesa

Sabato scorso si sono celebrati i funerali di Erminio Lissi, padre della consigliera comunale Patrizia Lissi e fratello di Alfonso Lissi, il partigiano morto nella battaglia di Lenno del 1944. Una grande folla ha voluto tributare l’ultimo saluto a Lissi e fuori dalla chiesa di Rebbio è stata anche intonata la canzone simbolo della Resistenza, “Bella Ciao”.

Un ricordo affettuoso e carico di storia è stato fatto dal presidente dell’Anpi Provinciale Guglielmo Invernizzi ai funerali di Erminio Lissi. Lo pubblichiamo integralmente.

«Cittadine e cittadini, autorità religiose e civili, a nome dell’Anpi porgo un sentito ringraziamento a tutte e tutti per la vostra numerosa presenza qui, oggi, a ricordare una persona speciale.

Erminio Lissi era nato a Como nel 1921 ed era cresciuto in una famiglia antifascista (il fratello, Alfonso Lissi, morì durante la lotta di Resistenza nella battaglia di Lenno nel 1944); dopo l’8 settembre militò nella 104ma Brigata Garibaldi / 11ma divisione nella Val Maira.

Chi ha potuto conoscere partigiane e partigiani, come molti della mia generazione, e ha potuto ascoltare i loro racconti e, a volte, godere della loro amicizia, ritengo abbia il dovere di trasmettere sensazioni e desideri, insieme a valori e ideali di coloro che hanno combattuto nella Resistenza. Valori e ideali che costoro hanno saputo portare con sé fino al sacrificio, a volte, della propria vita.

Oggi ricordiamo la figura di uno dei tanti giovani che scelsero la clandestinità e la lotta armata per riportare la libertà e la democrazia nel nostro Paese, costretto allora da un ventennio di sopraffazioni.

Erminio era un partigiano di formazione cattolica, che in nome di un ideale comune combatté a fianco di persone di altro credo. La Resistenza, nonostante quello che ci vorrebbero far credere oggi, non fu una guerra di parte, ma seppe unire credi diversi in nome della Libertà.

Il fascismo fu un male che venne estirpato dalle persone come Erminio. Non possiamo e non dobbiamo dimenticarlo. Oltre alle migliaia di partigiani e oppositori del regime, morti, incarcerati o torturati o nella migliore delle ipotesi mandati al confino politico, è doveroso ricordare anche tutti quei militari di leva mandati a morire per le mire espansionistiche di un regime che non voleva essere da meno delle altre potenze colonialiste.

Per questo sono gravi e vanno combattute le troppe acquiescenze, implicite o esplicite o – peggio – le alleanze politiche che si costruiscono con forze che si ispirano direttamente al fascismo.

“Un popolo che non ha memoria è un popolo senza futuro» ha scritto lo scrittore e antifascista cileno Luis Sepúlveda.

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