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Lago di Como: “Quel tuffo nel 2022 ha cambiato tutto. Il nostro tetto ora è un trampolino pericoloso e pieno di spazzatura” (Video)

Tutto è iniziato nel 2022, quando il campione britannico di parkour Harry Davies ha pubblicato un video che lo immortalava mentre si tuffava dal tetto di un edificio in prossimità del Ponte della Civera, a Nesso.

Un volo di oltre venti metri che è subito diventato virale ma che, purtroppo, non è rimasto confinato al mondo dei social e dei like, come ci ha raccontato una residente che abita a poca distanza dall’altro ponte del paese dell’Orrido, il ponte di Nosè: “Da quando è stato pubblicato quel video, molti ragazzi hanno iniziato ad imitare questo gesto tuffandosi nel lago da punti pericolosi tra cui il tetto della nostra proprietà – dice infatti, preferendo comprensibilmente restare anonima, ovviamente ne conosciamo nome e cognome – si tratta di una seconda casa, che usiamo nei fine settimana e durante l’estate, ma che spesso rimane disabitata per lunghi periodi diventando il posto perfetto per fare qualsiasi cosa, dall’intrufolarsi sui terrazzi lasciando poi bottiglie vuote e pattumiera al salire sul tetto per poi tuffarsi nel lago da un’altezza di almeno 15 metri”.

La proprietà, infatti, è facilmente raggiungibile perché si trova sotto alla scalinata pedonale che scende a lago.

Da lì, con un piccolo sforzo, è possibile raggiungere la copertura indisturbati: “Sono ormai tre anni che gruppi di ragazzini usano il nostro tetto come trampolino rischiando seriamente di farsi male, oltre che di danneggiare una proprietà privata – prosegue – oltre a rifiuti troviamo tegole spostate ed è anche capitato di vederli salire mentre noi siamo in casa, come se niente fosse  per tutelarci anche da eventuali responsabilità in caso di incidenti, e per evitare quella che è a tutti gli effetti una violazione di proprietà privata, le abbiamo provate tutte: abbiamo messo un cancelletto e dei dissuasori per evitare che scavalchino, ma purtroppo la scalinata vicina rende tutto inefficace. Abbiamo anche chiesto al sindaco di installare delle telecamere offrendoci di contribuire alla spesa, ma la nostra proposta non è stata accolta e noi, come privati, non possiamo metterle perché inquadreremmo uno spazio pubblico”.

E le forze dell’ordine? “Purtroppo a Nesso c’è un unico agente di Polizia Locale che non è reperibile durante il fine settimana, che è il momento in cui si concentra la presenza dei ragazzi, e chiamare i Carabinieri si è già rivelato inutile perché i ragazzi si tuffano e se ne vanno, quindi non arriverebbero in tempo. E anche parlare con i ragazzi spiegando loro che sono entrati in una proprietà privata e che stanno facendo una cosa pericolosa per la loro incolumità è inutile perché non hanno paura di nessuno: addirittura, un ragazzino che eravamo riusciti a far scendere dal tetto prima che si tuffasse, ci ha risposto che a lui non importava e che avrebbe chiamato suo padre, che a detta sua era un carabiniere, e che ci avrebbe denunciati perché lo stavamo trattenendo contro la sua volontà”.

In giorni in cui il pericoloso rovesciamento del molo di Blevio, a causa della presenza di sessanta ragazzi che lo usavano per tuffarsi nel lago – e la conseguente denuncia da parte del sindaco – si è tristemente guadagnato la ribalta nazionale, si fa ancora più urgente una presa di coscienza da parte dei ragazzi, ma anche delle amministrazioni locali, sul rischio di certi comportamenti e sulla necessità di predisporre misure perché episodi di questo tipo non si ripetano.

“Da qualche anno ormai, Nesso non è più il paesino tranquillo da cui passavano pochi visitatori ma è esploso come meta turistica attirando una enorme quantità di persone. E se a questo aggiungiamo i ragazzi che cercano, giustamente, un posto in cui trascorrere il pomeriggio facendo il bagno in compagnia al di fuori dei lidi ormai inaccessibili, il risultato è questo – prosegue la signora – chi ci amministra, però, deve rendersi conto che le cose sono cambiate ed è necessario trovare delle soluzioni al più presto contenere e regolamentare questo fenomeno, per la sicurezza di questi ragazzi e anche per chi vive qui che ha diritto non solo a un po’ di pace, ma anche di non rischiare di trovarsi nei guai in caso di incidenti”.

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