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L’archistar del Cerchio che ha incantato il mondo: “Il progetto Ticosa? Un vuoto senza bordi ma piuttosto che niente…”

Qualche tempo fa anche lui era intervenuto per dare qualche spunto sul futuro dell’area Ticosa. Joseph Di Pasquale, archistar di fama internazionale, del resto, è nato a Como prima di trasferirsi stabilmente a Milano e lavorare a progetti in mezzo mondo. Suo, tanto per dire, il Guangzhou Circle, nella capitale della provincia del Guandong, in Cina.

La grande costruzione circolare è diventata uno dei simboli identitari della metropoli cinese e così ora il consolato generale d’Italia di Guangzhou ha scelto proprio di Pasquale come testimonial dell’edizione 2024 dell’Italian Design day a Shenzen. Di recente l’architetto è intervenuto anche nel dibattito per il nuovo stadio di Inter e Milan, nel frattempo ha progettato la scuola del futuro a Ghedi, nel Bresciano, segue la realizzazione del nuovo quartiere Chorus Life che ha progettato a Bergamo.

E’ esempio notevole di rigenerazione urbana da dedicare allo sport e ai giovani. “Un nuovo format di rigenerazione urbana a bassa densità edilizia, ma con un’alta densità relazionale – spiega – un campus urbano di prossimità”. Nell’area bergamasca c’era una volta l’Ote (Officine Trasformatori Elettrici) ora arriveranno palasport, campus. Anche a Como c’era una fabbrica nell’ex Ticosa, ma arriverà solo un parcheggio. “Si ho letto della Ticosa attraverso le uscite sui giornali e il sito del Comune di Como – spiega Di Pasquale dalla sede milanese della Joseph di Pasquale Architetcts che ha fondato nel 2008 – Da un lato sono contento, perché in qualche modo si dà una qualche sistemazione a un’area importante e molto visibile per chi arriva in città. Considerando le condizioni al contorno, direi che già questo non è poco”.

In altre città del mondo, ma anche in Italia da Milano a Bergamo ci si è spinti però un tantino più in là diciamo. “Certo, se fossimo in un paese moderno, avanzato e lungimirante, l’obiettivo dovrebbe essere quello della rigenerazione urbana – prosegue – Vale a dire generare uno spazio urbano di qualità, che abbia dei contenuti funzionali e morfologici capace di invertire la negatività attuale di quello spazio in positività attrattiva e con effetti rigeneranti anche per il contesto circostante. Basti pensare allo stato desolante dell’edificato lungo la Napoleona nel tratto che conduce appunto alla città e alla Ticosa”.

La riflessione dell’architetto si sposta poi sull’inserimento del parcheggio nel contesto attuale, che rimane in sostanza incompiuto. Anzi il parcheggio con i pannelli solari viene definito un “vuoto senza bordi”.

“Come pure non vedo risolto in nessun modo il tessuto urbano che delimita l’area a est della Ticosa che rimarrebbe quello che è attualmente e cioè una serie di “retri” con un andamento sfrangiato e incompiuto con tanto di panni stesi, ringhiere e muri ciechi – aggiunge Di Pasquale – Il progetto dal punto di vista del disegno urbano è di fatto un vuoto senza bordi, il che non gli consente di avere alcuna identità né di dare identità allo spazio urbano”.

Bocciatura assoluta, quindi? In realtà nì, come dalla sua premessa, Di Pasquale non getterebbe tutto alle ortiche, che se ammette che verde parcheggi e fotovoltaico rappresentano quello che si può definire demagogia progettuale ideale.

“D’altra parte ogni epoca lascia sulla città i segni dei propri valori e delle proprie ambizioni ideali – conclude l’architetto – Qui abbiamo parcheggi, verde, e fotovoltaico, non sono contenuti, ma elementi direi di demagogia progettuale, corrispondenti all’isteria ideologizzata del dibattito attuale dato in pasto a un’opinione pubblica sempre più incapace di ‘metabolizzare’ un qualsivoglia contenuto. Questo non mi sorprende per nulla considerando il livello culturale e l’analfabetismo di ritorno ormai endemico nel nostro Paese a tutti i livelli. Quindi meglio il nulla, il vuoto, il minimo sindacale, verde, parcheggi e fotovoltaico appunto! Ma che dire? Piuttosto che niente, meglio piuttosto”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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20 Commenti

  1. Se costruiscono quel “coso” nella città di Terragni per andare a Chiasso faccio il giro dalla Valtellina

  2. Marialuisa Chiara
    13:13 (2 minuti fa)
    a redazionecomozero

    https://mp.weixin.qq.com/s/zh9hWZV3o5oSIrDoL4ns8A

    resoconto che ha fatto il consolato dei due giorni tra lezioni e conferenze a guangzhou e shenzhen: dell’arch Joseph Di Pasquale

    A coloro che con grande povertà di linguaggio hanno stroncato l’opera dell’architetto consiglierei di andarlo a vedere
    E’ magnifico!
    Dietro quel progetto c’è uno studio approfondito della cultura cinese che consiglierei anche a questi signori

    1. Ma per carità..ci sia studio quanto si vuole…vorrei vedere l sostenibilità di tale progetto cinese…

      E povertà o meno di linguaggio le sta parlando uno che l’architettura l’ha studiata come pure l’ingegneria…a parte il gusto personale..cercherei la valenza socio ambientale più che socio propagandistica di un paese dove nessuna libertà esiste nemmeno quella nei consolati se lo ricordi

  3. L’ultima opera che non sia una spianata verde è stata la statua Libeskin.. considerando quanto è stata apprezzata, possiamo limitarci alle spianate e non andare oltre

  4. Sono molto felice che quell’archistar se ne rimanga in Cina a combinare danni piuttosto che rovinare il bellissimo paese che è l’Italia con quella ciambella dei Simpson

    1. Sono davvero onorato dei commenti che sono stati fatti al mio edificio in Cina, e ho deciso di intervenire per spiegare il perchè. Premetto che ogni opera va vista nel suo contesto e quindi ovviamente non avrei mai progettato un edificio come quello cinese in un contesto diverso da quello cinese, ad esempio in italia. i miei progetti italiani lo dimostrano. Per la stessa ragione è sbagliato applicare delle categorie culturali occidentali ad un progetto che invece interpreta la cultura e le tradizioni locali, in questo caso cinesi. La realtà è che dopo dieci anni questo edificio è amato e preso come icona urbana da una città oltre venti milioni di persone ed è noto in tutta la Cina (1,3 miliardi di persone).

      Vorrei però riportare qui alcuni commenti fatti ad un’altra opera che ha dovuto affrontare forti critiche ma che anch’essa col tempo è diventata una icona di una grande città:

      1887 – Il settimanale L’illustration, quando la torre iniziò a dotarsi di una propria fisionomia, tuonò sul progetto ritenendolo «un faro, un chiodo, un candelabro […] la cui costruzione non avrebbe mai dovuto essere permessa, ma che per i politici che ne hanno concepito l’idea rappresenta “il simbolo della civiltà industriale”».

      Il 14 febbraio 1887 venne sottoscritta una lettera traboccante d’ira, pubblicata sul giornale Les Temps e indirizzata al funzionario della municipalità di Parigi Adolphe Alphand, nella quale si chiedeva di bloccare immediatamente la costruzione di quella «torre ridicola e vertiginosa che sovrasta Parigi come la gigantesca ciminiera di una qualsiasi fabbrica, schiacciando ogni cosa con la sua massa barbara e sinistra»

      Ci fu anche una petizione degli uomini di cultura: “Noi scrittori, pittori, scultori e architetti, a nome del buon gusto e di questa minaccia alla storia francese, veniamo a esprimere la nostra profonda indignazione perché nel cuore della nostra capitale si debba innalzare questa superflua e mostruosa Torre, che lo spirito ironico dell’anima popolare, ispirata da un sano buon senso e da un principio di giustizia, ha già battezzato la Torre di Babele”

      E ancora: “Quando gli stranieri visiteranno la nostra Esposizione protesteranno energicamente: “È dunque questo l’orrore che hanno creato i francesi per darci un’idea del loro gusto tanto magnificato?”

      Stiamo parlando ovviamente della Torre Eiffel. Dopo vent’anni una commissione composta da esperti votò per decidere se demolire la torre oppure no. Vinsero i si per un solo voto e la torre si salvò…. per nostra fortuna !!! Oggi è il simbolo non solo di Parigi ma della Francia intera ed è visitata e fotografata da milioni di turisti ogni anno.

      Ecco perché sono orgoglioso dei commenti negativi al mio edificio Cinese che ho letto su questa pagina !

      Per il Guanzgou Circle ci sono voluti meno di vent’anni per diventare il simbolo di una città. Questo edificio interpreta la tradizione millenaria dei dischi di giada che per i cinesi rappresenta l’identità stessa e l’essenza della loro cultura: il cielo e l’eternità. Quindi in questo edificio i cinesi vedono la propria identità culturale. Ci sono milioni di foto e di video in rete di persone che si fotografano e celebrano il Guangzhou Circle. Nessuno di coloro che hanno lasciato un commento negativo in questo sito dimostra ne’ di conoscere la cultura cinese e ne’ di avere la curiosità di conoscerla. Certo se gli strumenti culturali che si hanno a disposizione sono “i Simpson” (ognuno usa ciò di cui dispone) sarebbe inutile qualsiasi replica.

      In ogni caso grazie di cuore a tutti !

      Joseph di Pasquale

  5. vorrei che coloro che con tanta povertà di linguaggio denigrano la creazione cinese che ha a monte uno studio profondo della cultura cinese , andassero a vederlo prima di dare giudizi senza cognizione di causa.
    E’ semplicemente magnifico!
    isichiara

  6. In troppe occasioni a Como finiamo con il concludere: “non è granché, ma sempre meglio del pattume”. Manca una visione lunga e coraggiosa. Abbiamo buttato fuori l’ospedale quando bisognava buttare fuori lo stadio, il lungo lago ha perso ogni armonia, i dettagli come la biglietteria e le aiuole fanno pena, il giardino di Villa Olmo è una mezza cosa, a metà strada tra un giardino e un parco, e i giardini pubblici si risolveranno in una spianata e 4 gazebo lasciando terremotata la zona dietro ai caduti.
    Anni tristi.

    1. Be’ sicuramente concordo con il fatto che lo stadio va buttato fuori dalla città, magari lo portassero a Lazzago, dove esistono già un grande parcheggio di interscambio con le Ferrovie e l’uscita del Autostrada, solo i comaschi cechi, si ostinano a non vedere questa area che e’ la più adatta e consona per il Calcio Como, per evitare ciò che accade oggi, caos e blocchi stradali, così però, anche per l’ospedale, ritengo che sia giusta la sua nuova sede, perché non serve solo i cittadini di Como ma di tutta l’intera Provincia , non e’ una “proprietà comunale”, ma di tutti… Perciò che riguarda la Ticosa sicuramente, e’ un occasione mancata, ma visto il cantiere del Lungo Lago, forse e meglio così, invece di imbarcarsi su mega progetti rischiosi sé gestiti male. Questa e la mia opinione.

  7. Chiedetegli dove mette la ecosostenibilità nei suoi progetti..lavora in Cina che tanto li va bene tutto….

  8. Aggiungo al mio commento di prima, che comunque avete fatto un gran bell’articolo degno di una rivista di architettura, e che ho salvato. Bravi!

  9. Ha ragione l’architetto… un’area così va ristudiata in funzione dello sviluppo e rinnovamento dell’area, non solo puramente geografica ma anche urbana,con ricadute sociali…ma tant’è…a Como ogni cosa si faccia non va bene e piuttosto che niente…

  10. spero per lui che abbia fatto qualcos’altro per essere definito un archistar il Guangzhou Circle è a dire poco patetico.

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