Dopo l’addio della Conservatrice della sezione romana Isabella Nobile, andata in pensione a inizio settembre, il Museo Archeologico si prepara a perdere un altro pezzo importante: anche Marina Uboldi, responsabile delle collezioni protostoriche, ha fatto richiesta di pensionamento e lascerà il suo posto a maggio dell’anno prossimo e il concorso recentemente indetto dal Comune per cercare un nuovo Conservatore prevede che la nuova figura (laureata in Storia moderna o Storia contemporanea) si occupi solo del Museo Storico e del Tempio Voltiano e non di archeologia.
Dobbiamo quindi prepararci a un museo orfano, cosa che, anche in previsione del definitivo ritorno a Como delle monete romane, non rappresenta certo uno scenario rassicurante per il futuro della cultura cittadina?
Oppure questa scelta può avere a che fare con la nascitura Fondazione di partecipazione, mix tra pubblico (Comune e, probabilmente, Provincia e Camera di Commercio) e privati in grado di gestire il compendio di Villa Olmo e, chissà, anche i Musei?
“La futura Fondazione, che speriamo possa partire da gennaio 2021, gestirà esclusivamente Villa Olmo e l’orto botanico, come da progetto presentato già dalla precedente amministrazione – chiarisce l’assessore Marco Butti – Nulla vieta in futuro di poter includere anche i musei cittadini ma si tratta di ipotesi premature”. Addio speranze.
Per immaginare un possibile scenario sulla gestione futura dell’intero sistema museale abbiamo scomodato Pietro Petraroia, tra le altre cose ex Soprintendente, ex Direttore generale per la Cultura presso la Regione e poi Direttore del Consorzio Villa Reale e Parco di Monza. Uno che sa quello che dice, insomma.
Le collezioni civiche sono attualmente senza guida, senza direttore e quasi tutte senza conservatori. Ritiene che includerle nella futura Fondazione possa essere una soluzione?
La scelta della forma giuridica da adottare per la migliore gestione di un istituto o luogo della cultura è l’ultimo passo da fare: è uno strumento, non un obiettivo. Prima andrebbe definito il ruolo dei Musei civici in una policy di sviluppo locale a base culturale dedicando almeno un minimo di energie ad un serio percorso partecipativo con gli stakeholder. Definita una mission nonché una programma almeno di medio termine, andrebbero correttamente dimensionate le risorse umane, finanziarie e strumentali per perseguirli e, soltanto da ultimo, andrebbe individuata la forma giuridica più idonea. Non dimentichiamo che è rispetto a questi parametri che lo stesso Codice dei Beni culturali e del Paesaggio raccomanda (anzi: impone) di giustificare l’opzione fra gestione diretta e gestione indiretta dei beni culturali di appartenenza pubblica. Pertanto, la soluzione non è di per sé e automaticamente nell’inclusione o esclusione dei Musei Civici rispetto alla ipotetica Fondazione, la quale, gestendo beni pubblici e verosimilmente una percentuale rilevante di finanziamenti pubblici, dovrà operare comunque con regole prevalentemente o esclusivamente pubblicistiche.
Quali potrebbero essere ipotesi alternative di gestione del sistema museale, anche sulla base di esperienza in realtà simili a Como?
Un territorio come quello lariano (e non solo Como città) meriterebbe una programmazione organica, indirizzata dalla voglia di fare sinergia fra offerte complementari quanto differenziate. Come per la realizzazione di un piano industriale, occorre studiare il prodotto e il pubblico cui è destinato. Immaginare che modelli presi “da fuori” possano automaticamente adattarsi a questo territorio, cosi straordinariamente ricco e variegato nelle sue bellezze, potrebbe essere fuorviante, se prima non si è proceduto ad un’adeguata analisi delle risorse di ogni tipo (culturali, economiche, paesaggistiche, monumentali) e ad una rilevazione dei bisogni avvertiti. Naturalmente potrebbe avere la sua legittimità anche un percorso sperimentale, che ingaggi anzitutto le giovani generazioni e la loro capacità espressiva, oltre che di fruizione. Ma per tutto questo occorre anche il coraggio di allungare ogni tanto lo sguardo oltre i limiti degli schieramenti partitici, delle legislature e delle consigliature.