Presentato oggi, nel corso di una conferenza stampa presso il centro Cardinal Ferrari, il Fondo Solidarietà Famiglia Lavoro 2020 intitolato alla memoria del vicario generale Renato Lanzetti, scomparso un mese fa a causa del Covid, e a tutte le vittime del coronavirus costituito lo scorso 1 maggio da monsignor Cantoni.
Il fondo, nato nel 2009 per volontà dell’allora vescovo monsignor Diego Coletti per far fronte alle necessità delle famiglie in difficoltà a causa dalla crisi economica, si trasforma oggi per offrire un aiuto concreto dopo l’emergenza causata dalla pandemia.
“Il rischio è di ripartire lasciando indietro qualcuno e creando ferite nella società che dobbiamo evitare – ha detto don Gianpaolo Romano, direttore del Servizio alla pastorale sociale, del lavoro e della custodia del creato della diocesi di Como – questo fondo rappresenta il tentativo di dare una risposta a questa problematica provando a trasformare una situazione difficile in un’occasione di aiuto”.
“Questa emergenza ha creato visto diversi ambiti lavorare insieme per risolvere problemi che, da soli, sarebbe impossibile affrontare – sono le parole di Roberto Bernasconi, direttore della Caritas diocesana – la diocesi ha messo a disposizione un contributo di 100mila euro a cui se ne aggiungono altri 100mila raccolti grazie al contributo di molti”.
Chi potrà accedere a questo contributo
“Potranno fare di chiesta di accesso al fondo quelle famiglie residenti nella diocesi che hanno perso il lavoro o hanno subito una pesante decurtazione dello stipendio a causa del Covid – ha spiegato Giorgio Riccardi, presidente del Consiglio provinciale Acli – è inoltre importante che dimostrino di essere attivi nella ricerca di una nuova occupazione. Non siamo uno sportello lavoro ma, oltre ad aiutare chi ha bisogno a sostenere le spese della vita quotidiana, possiamo fornire comunque un sostegno nella ricerca”.
A chi bisogna rivolgersi per fare domanda
“Oltre alle parrocchie e ai centri di ascolto, mettiamo a disposizione anche i nostri sportelli – ha detto Emanuele Cantaluppi, presidente Acli – chi perde il lavoro perde, spesso, anche la sua dignità e siamo felici di poter essere ancora presenti, come già in passato, per aiutare chi si trova in difficoltà”.
“Molti imprenditori hanno aiutato in prima persona i propri dipendenti anticipando talvolta anche la cassa integrazione – ha aggiunto Marco Mazzone, presidente della Compagnia delle Opere – da parte nostra mettiamo a disposizione la nostra rete di imprenditori e i nostri contatti presso enti e banche per far sì che il fondo venga sempre alimentato. Riconoscere il valore del capitale umano e mettere al centro la persona sono la chiave per ripartire”.
“Al di là della necessità di dare risposte immediate e concrete – ha concluso Paolo Bustaffa presidente della Consulta diocesana delle aggregazioni laicali – occorre guardare a un cambiamento più profondo degli stili di vita e del modello di sviluppo che abbiamo scelto”.
Un modello che ha portato a situazioni come quelle segnalate dallo stesso Bernasconi qualche settimana fa, nel corso di un’intervista proprio a ComoZero, e che il coronavirus ha solo contribuito a far emergere: “Il lavoro nero, soprattutto nel settore dei lavoratori stagionali e nell’edilizia, è un problema enorme – ha spiegato oggi – soprattutto quando non si tratta del reddito extra ma dell’unica entrata di una famiglia che oggi, oltre a non avere più uno stipendio, non può neanche accedere a contributi statali. A questo si aggiunge una sorta di ‘monocoltura’ del nostro territorio che ha scelto prevalentemente il turismo come risorsa e che già prima del Covid dava segnali di difficoltà, basti pensare alle strutture che stavano in piedi solo grazie all’accoglienza dei profughi. E oggi ci sono località ricche fino a ieri grazie al turismo in cui oggi le famiglie chiedono pacchi alimentari alla Caritas come Livigno, dove stiamo aiutando 50 nuclei familiari in difficoltà Occorre cambiare prospettiva e ripensare a recuperare una struttura produttiva”.