Mentre i tanti temi caldi sui frontalieri – dal nuovo accordo sulla fiscalità, agli assegni famigliari – sono diventati una tra le priorità nelle agende elettorali dei vari leader politici (), dall’altra parte del confine si assiste a quanto sta accadendo. Ma c’è anche chi passa al contrattacco, chiedendo addirittura di disdire la Convenzione del 1974 sulla fiscalità dei frontalieri entro la fine dell’anno. E la Lega dei Ticinesi per ottenere questo risultato ha presentato una mozione al Consiglio federale.
Ecco il testo;
È ormai dal lontano 2015 che la firma del nuovo accordo sulla fiscalità dei frontalieri con l’Italia viene indicata come imminente. Tuttavia da parte italiana la sottoscrizione viene di continuo rinviata. Prima della caduta del governo Draghi, era giunta l’assicurazione dell’entrata in vigore delle nuove regole entro per il primo gennaio del 2023. Tuttavia le elezioni anticipate (25 settembre) rendono evidente che anche questo obiettivo temporale non sarà raggiunto. L’insostenibilità per il Ticino della situazione attuale, regolata in base alla vetusta Convenzione del 1974, è già stata illustrata in svariati atti parlamentari. La situazione peggiora col tempo; il numero dei frontalieri continua ad aumentare. La forza del franco, combinata con l’impennata inflazionistica italiana, funge da ulteriore calamita, attirando sul mercato del lavoro ticinese un quantitativo crescente di permessi G. I quali sono attivi in prima linea nel settore terziario, dove si sostituiscono ai residenti e generano sul territorio disoccupazione, sottoccupazione e dumping salariale. Al punto che perfino la SECO, nell’ultimo rapporto del suo Osservatorio sulla libera circolazione, afferma ormai che il mercato del lavoro ticinese “va monitorato”.
È innegabile che la Svizzera, nella procedura relativa all’adeguamento della fiscalità dei frontalieri, sia già stata estremamente accondiscendente con l’Italia, accettandone ogni lungaggine. Tuttavia, dopo vari anni di infruttuosa attesa, la data di entrata in vigore del nuovo accordo, ossia il primo gennaio del 2023, va ritenuta vincolante. Non è accettabile che sia ancora una volta la Svizzera, e segnatamente il Canton Ticino, a fare le spese di contingenze politiche italiane, nel caso concreto le elezioni.Di conseguenza, la Svizzera deve disdire unilateralmente la Convenzione del 1974 per il 31 dicembre 2022. Per tutto il tempo in cui l’Italia non avrà ratificato un nuovo trattato, non sarà in vigore alcun accordo e di conseguenza non saranno dovuti ristorni”.
Un commento
Come al solito il tema della Lega dei Ticinesi è sempre il solito:i frontalieri rubano il posto agli Svizzeri.
Ma sanno di cosa parlano? Nel 2022 il tasso di disoccupazione in Svizzera è del 2%, fisiologico in uno stato moderno.
O forse fanno leva sul razzismo di fondo che permea il grande cuore dei Ticinesi?