Giuseppe Battarino, comasco nato a Lugano (i genitori sono di Porlezza) è presidente del Comitato Giacomo Matteotti – Comitato comasco per il centenario 1924-2024. Per oltre trent’anni è stato magistrato tra la Lombardia e la Calabria, ha collaborato in due legislature con la Commissione parlamentare d’inchiesta sulle ecomafie; ha insegnato diritto processuale penale nell’Università dell’Insubria, coordina iniziative di divulgazione della Costituzione a studenti e cittadini, ma è stato pure dirigente di Palazzo Cernezzi e, prima della carriera nella magistratura, un giovane esponente del partito socialista, lo stesso partito di Matteotti. Nel 2017 a Como sfiorò l’impegno politico diretto, con una parte del Pd e del centrosinistra cittadino che sostenne apertamente la sua candidatura a sindaco. E da qualche tempo – tra corridoi e segreterie – il suo nome è tornato piano piano a circolare con una certa frequenza guardando al 2027.
La prima domanda sarà banale, ma, figure come quella di Matteotti nella politica nazionale e locale non se ne vedono proprio.
Matteotti è stato un giurista, che si è sempre messo a disposizione di tutti per insegnare le basi della politica. Passava le giornate studiando. Pensi che lui era nato proprio dalla politica locale, ed è arrivato a quella nazionale approfondendo ogni argomento. Era antidogmatico e ancorato a dati e fatti concreti, gli era chiara la necessità di conoscere i temi della disciplina dell’amministrazione pubblica e del diritto tributario. La sua attività negli enti locali lo colloca all’avanguardia nella costruzione di quel “socialismo municipale” che prefigura il valore di promozione delle autonomie locali che la Costituzione colloca tra i principi fondamentali, nell’articolo 5. Anche oggi sarebbe molto utile avere un’attività di formazione degli amministratori locali.
Dopo cento anni è un ruolo che sembra disegnato su di lei…
In questa fase del mio percorso personale credo che per me sia un dovere mettere a disposizione quello che ho imparato in molti anni di studio e di lavoro.
Quindi ci potrebbe essere un suo impegno politico diretto?
Quindi ci fermiamo alla risposta di prima.
Che idea ha oggi dei politici e della politica?
L’idea che ci stiamo abituando alla politica dei social. Anche nelle dichiarazioni. Io intanto dico qualcosa, poi vediamo, ma faccio subito un’affermazione forte. E questo ha portato a scegliere anche a livello di candidature, prima di tutto dei personaggi, da una parte e dall’altra dello schieramento, da Vannacci a Salis, riducendo il voto alla nomination di un reality. La politica di Matteotti era invece innanzitutto quella del dire le cose come stanno, a qualsiasi rischio.
Anche a livello locale c’è la caccia al personaggio? La storia recente sembra dire questo, dal centrodestra al centrosinistra.
In ambito locale, dovrebbe contare prima di tutto la competenza maturata. Si deve iniziare dal costruire idee per la città, non dalla ricerca del prossimo personaggio.
Lei le avrebbe un paio di idee per il futuro di Como?
Como ha bisogno di molte idee. Se devo limitarmi a due, la prima è quella di pensare alla cultura in senso amplissimo, come un tessuto connettivo per la città. Parlo di “cultura” nella massima estensione, un argomento che comprende le architetture di Como, i valori sportivi, fino alla riscoperta del dialetto. La seconda idea, riguarda la proiezione di Como verso l’esterno. Una proiezione quasi dal punto di vista fisico, perché non tutto può precipitare nella convalle e dentro le mura. Serve un orizzonte più ampio e Como deve diventare il più possibile baricentro della Regione Insubre, in una relazione privilegiata non più soltanto con la grande Milano, ma con Varese Lecco e Lugano, e in generale la regione dei laghi.
Com’è il suo rapporto con il sindaco Rapinese?
Abbiamo chiesto un incontro a inizio maggio per le iniziative del centenario di Matteotti ed è stato subito disponibile a riceverci. Oltre alla cerimonia di commemorazione nella piazza, ha proposto la posa di una nuova targa con un testo da concordare. Un omaggio di Como a Matteotti.
Il comitato del Centenario sta avendo un seguito importante.
Parliamo di un’entità presentata nell’aprile del 2023 e che il primo anno ha raggiunto 120 adesioni, di estradizione politica anche molto diversa, la metà ha già rinnovato anche per l’anno successivo. Siamo stati invitati ad Hannover ad un convegno sulla figura di Matteotti. Il 30 maggio ero alla Camera per le celebrazioni del centenario. Ho apprezzato le parole del presidente Lorenzo Fontana sull’antifascismo e l’unità nazionale. Proprio Fontana farà ripubblicare tutti i discorsi parlamentari di Matteotti, l’ultimo a farlo era stato Sandro Pertini nel 1970. Dell’esperienza a Montecitorio ho anche il ricordo positivo dei tanti giovani presenti e attenti.
Battarino con il Comitato comasco Giacomo Matteotti hanno da poco dato alle stampe con Nodo Libri “L’ultimo discorso – Giacomo Matteotti 30 maggio 1924” atto unico, libro intenso e coinvolgente, fedele all’ultimo discorso parlamentare del grande socialista con gli interventi per l’azione scenica della moglie Velia Titta, di Filippo Turati e di altre voci fuori scena, a iniziare da quella di Farinacci, che più volte interrompe il discorso. Il deputato socialista denuncia, con forza e con argomenti concreti, i brogli e le violenze che avevano consentito ai fascisti di ottenere la maggioranza nelle elezioni tenutesi il 6 aprile 1924. Segue il discorso commemorativo di Giacomo Matteotti tenuto da Filippo Turati il 27 giugno 1924 nella riunione dei parlamentari di opposizione.
Nel libro anche un saggio di Filippo Di Gregorio e una traduzione di Valeria Cattaneo dal “Der Funke” di Berlino del 10 giugno 1924. Il testo è fedele al discorso di Matteotti, con i soli interventi resi necessari dall’azione scenica.
Qual è l’insegnamento più profondo che si può trarre studiando la vita di Matteotti?
Personalmente traggo dallo studio di Matteotti alcuni passaggi fondamentali. Il primo è la sua capacità di vedere prima degli altri e comprendere subito la deriva autoritaria del fascismo. Non si trattava di un movimento politico qualsiasi, era fondato sulla prevaricazione, sulla violenza e sull’odio. Anche l’omicidio di Matteotti non si realizza all’improvviso, ma è il drammatico finale di una serie di persecuzioni ai suoi danni e della sua famiglia, che duravano da anni. In quegli anni, anche a Como ci fu l’assalto fascisti al consiglio comunale, oltre alla devastazione delle sedi degli altri partiti.
Le attività del Comitato Matteotti proseguiranno in autunno in collaborazione con l’istituto di storia contemporanea Peretta e l’Age. A ottobre Battarino sarà relatore all’Università di Urbino per la rassegna “Parole di giustizia” che si apre con una sessione su Matteotti.
3 Commenti
Redazione: peccato per gli innumerevoli e a volte grotteschi errori (sviste, refusi, date errate, titoli sbagliati ecc.), che infarciscono tutta l’interessante intervista. Erano comparsi sul cartaceo, e sono rimasti anche nella riproposizione sul web. Peccato.
Matteotti veramente grande, sto seguendo tutti i discorsi relativi alla sua figura: non credo ci siano persone che possano superare la sua statura politica e umana. Bravo il professore nella sua attività
Interessante intervista che mette in evidenza un personaggio storico del socialismo democratico con le parole di un continuatore moderno del pensiero progressista. La speranza che questa continuità si esprima politicamente nell’odierno nella città di Como.