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La lettera di Massimo: “Grazie Arnold’s, ora rivivo notti, risate e lacrime degli anni ’80. Sei tornato e sei leggenda”

Più che una lettera, una vera e propria dichiarazione d’amore. Questo è, senza ombra di dubbio, ciò che qualche sera fa un cliente ha rivolto a Mattia Fortunato e alla sua fidanzata Martina Ferrari, gestori di quella meravigliosa “macchina del tempo” che è Arnold’s, l’amatissimo locale di via Borgovico che ha riaperto i battenti poco più di tre anni fa.

“Massimo, questo il nome dell’autore della lettera, è stato uno dei clienti affezionati dell’Arnold’s negli anni ’80, quando era un ragazzo, e da qualche tempo è tornato a frequentarlo dopo che mio padre e sua moglie l’hanno riaperto nel 2019 – racconta Mattia che dal 2020 gestisce il locale – qualche giorno fa, a fine serata, ci ha detto che aveva qualcosa per noi e ci ha letto una lettera bellissima. Ci siamo commossi e vogliamo condividerla con tutti, anche per ringraziarlo”.

Miracolo in via Borgovico: rinasce l’Arnold’s. Torna il mito degli anni ’80 (panini inclusi)

“‘Leggenda’ è una parola molto pesante. È un mantello difficile da indossare. Coloro che hanno frequentato Arnold’s negli anni ’80 sanno che allora questo locale e coloro che lo popolarono, da entrambi i lati del bancone, meritarono in pieno l’appellativo di ‘leggenda’ – scrive infatti Massimo dando voce a ricordi che accomunano chiunque abbia mai frequentato questo locale da ragazzo – ho vissuto miriadi di vite in questo luogo: risate, notti interminabili (…), week end alcolici, lauree strappate fuori tempo massimo, sanguinosi tradimenti, compleanni e perfino un addio al celibato”.

Mattia, che ha poco più di trent’anni, non ha mai respirato quell’atmosfera unica fatta di birre, panini e chiacchiere fino a tardi sui tavoloni di legno chiaro, e chissà se si rende conto di essere riuscito nel miracolo di risvegliare l’anima addormentata del locale senza trasformarlo nella semplice copia sbiadita, e fuori tempo massimo, di un mito.

A spiegarglielo, però, ci ha pensato quel cliente con parole che sono amore e poesia: “Poi, una notte non diversa da tante altre, in bilico tra casualità e predestinazione, ho varcato questa soglia fatidica ancora una volta – scrive – ad accogliermi ho trovato due giovani inconsapevoli, folli, meravigliosamente incoscienti eroi. M&M hanno accettato la sfida, hanno acceso la luce dove da troppo tempo dimorava il buio”.

“In un attimo questa lettera ha cancellato tutti i mesi difficili che abbiamo vissuto e ha dato un senso a quello che facciamo – racconta Mattia – ci sono volte che, con il locale pieno di ragazzi giovanissimi che restano ore a chiacchierare consumando pochissimo, mi arrabbio perché la cassa a fine serata è vuota, ma poi arriva una lettera così e capisci che stiamo facendo quello che faceva l’Arnold’s trent’anni fa: stiamo crescendo una generazione, offriamo un posto in cui passare del tempo con gli amici e in cui imparare a bere bene, senza esagerare, anche a nostro discapito”.

Perché Mattia, con un passato da falegname e cuore da birraio, è probabilmente il miglior erede che il l’Arnold’s potesse trovare: “Ho studiato all’accademia di Padova per diventare birraio e voglio portare nei birrifici i ragazzi che frequentano il nostro locale – dice – si fidano di noi e voglio che sappiano quello che bevono”.

E quale augurio migliore per l’Arnold’s se non quello scritto dallo stesso Massimo? “Leggenda è tornata. Arnold’s 1980 è ancora tra noi, anche se, forse, non vi meritate questa inattesa reincarnazione alcolica: vivetelo, amatelo, bevetelo fino all’ultima goccia…e, per cortesia, niente birre piccole!”

Ecco la lettera:

‘Leggenda’ è una parola molto pesante. È un mantello difficile da indossare. Coloro che hanno frequentato Arnold’s negli anni ’80 sanno che allora questo locale e coloro che lo popolarono, da entrambi i lati del bancone, meritarono in pieno l’appellativo di ‘leggenda’.

Ho vissuto miriadi di vite in questo luogo: risate, notti interminabili prima del decollo di un aereo verso la vita ignota, fatte di luppolo, amicizia e poesia, lacrime di commozione, week end alcolici, lauree strappate fuori tempo massimo, sanguinosi tradimenti, compleanni e perfino un addio al celibato celebrato al tavolo numero 3, innaffiati da centinaia di pinte, cristallizzarono in me memorie indelebili.

Poi, come tutte le cose belle e indimenticabili, tutto ciò ha avuto fine e il bancone è rimasto solo e vuoto come un molo dopo la partenza dell’ultima nave. Alcuni di noi hanno preso altre strade, hanno inseguito altre ombre, altri, ancor più tristemente, sono stati presi per mano dal tempo per l’ultima volta. Ho pensato molte volte che questo dolcissimo carico di ricordi sarebbe rimasto dentro di me per sempre, ma che non avrei mai potuto rivivere quelle sensazioni.

Una volta, pensando all’Arnold’s dei tempi andati, scrissi: ‘Non sai mai quando vai a trovare un amico per l’ultima volta’. Ero convinto che quella porta, per me, sarebbe rimasta chiusa, per sempre. Poi, una notte non diversa da tante altre, in bilico tra casualità e predestinazione, ho varcato questa soglia fatidica ancora una volta. Sorpreso e grato, ad accogliermi ho trovato due giovani, inconsapevoli, folli, meravigliosamente incoscienti eroi. M&M hanno accettato la sfida, hanno acceso la luce dove da troppo tempo dimorava il buio, hanno riannodato i fili di migliaia di parole disperse nel tempo, hanno riappacificato le birre, i panini numerati, l’atmosfera di allora con il tempo presente di questa città dozzinale.

Questa sera, in un unico, irripetibile momento di agnizione, ho alzato gli occhi dai nodi legnosi del tavolo che così tante volte ho occupato in passato, ho sollevato lo sguardo dalla mia setosa pinta di Kilkenny e, come per incanto, il Tempo, come uno sconfinato origami, si è ripiegato su se stesso, si è inchinato in segno di rispetto e mi ha baciato su una guancia.

L’abbraccio affettuosissimo di M&M ha evocato la magia: io sono tornato a casa e questi muri e queste panche di legno biondo, questi antichi specchi vessilli di birre-fantasma, questi bicchieri reduci di mille battaglie alcoliche sono di nuovo vivi.

La ‘Leggenda’ è tornata. Arnold’s 1980 è ancora tra noi, anche se, forse, non vi meritate questa inattesa reincarnazione alcolica: vivetelo, amatelo, bevetelo fino all’ultima goccia… e, per cortesia, niente birre piccole! Ciao M&M e grazie di tutto!

L’ARTICOLO CHE HAI APPENA LETTO E’ USCITO SU COMOZERO SETTIMANALE: ECCO DOVE PUOI TROVARLO

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