Due giorni fa abbiamo pubblicato la lettera di un nostro lettore “pensionato e ciclista” che segnalava “l’assedio motoristico” a Como e lanciava alcune proposte per smuovere “dal torpore” i comaschi rispetto all’assillante problema del traffico. Tra queste, anche “la creazione di una vera rete di piste ciclabili (oggi si parla di neppure 200 metri in tutta la città) e non sporadici percorsi ciclopedonali assurdi o dissestati (vedi lungolago o Villa Olmo-Cernobbio)”. Stimolato da questo passaggio in particolare – e in attesa che diventi realtà almeno il primo lotto della ciclabile della Dorsale dei Pellegrini – ha replicato Giovanni che, in virtù anche del confronto con Bologna dove ha vissuto precedentemente, sposa l’auspicio [Per segnalazioni, lettere, foto e video scrivere a redazionecomozero@gmail.com o al whatsapp di redazione 335.8366795].
Buongiorno, sono un cittadino trasferito da 19 mesi a Como da Bologna. Esprimo tutta la mia comprensione al cittadino pensionato.
A Bologna per mia moglie e me l’ auto era un mezzo di complemento, ma ora le nostre due belle bici stazionano in cantina con i loro borsoni, inutilmente spolverate, soprattutto per mancanza di piste ciclabili. Penso che questa sia stata una scelta, perché io frequento molto un paese del Trentino e la bici è usata tantissimo perché lì hanno creato le condizioni.
Peccato perché una bella città come Como con tanto verde meriterebbe una fruizione più green. Scusandomi per il piccolo appunto, invio ai lettori una buona giornata.
Giovanni
12 Commenti
E non parliamo della scarsità di rastrelliere dove riporre e legare le bici, sia in centro che in stazione. Nel parco della stazione San Giovanni ogni mattina è una gara a trovare un palo libero in mezzo alle aiuole dove legare la propria bici, le rastrelliere presenti sono assolutamente insufficienti. Bici ammassate, sempre una fatica districarle l’una dalle altre. Sempre che la si ritrovi ancora a fine giornata… Certo ci sono le rastrelliere di fronte alla stazione, peccato che non tutti riescano a fare quella salita… E a Como l’unica soluzione per non rischiare di essere investiti è viaggiare sui marciapiedi e attraversare sulle strisce
Tornasse a Bologna a mangiar tortellini, in bici.
Como non è pianeggiante e non ha gli spazi per le ciclabili.
Se ne faccia una ragione chi, pur sapendolo, ha deciso di venirci a vivere; poteva andare a stare in campagna, o in Trentino
Finche la città non adotta un BiciPlan e non elimina i parcheggi di superfice Como sarà sempre un disastro di inquinamento, rumore e stress.
Porto all’attenzione un esempio, a mio avviso poco virtuoso, delle scelte in fatto di viabilita: l’attuale, recente segnaletica di via Oltrecolle.
Al posto di attuare due corsie in salita (poco utili visto che le code sono sempre in discesa) si sarebbe potuto ricavare lo spazio per una piccola corsia ciclo-pedonale.
Invece oggi sì continuano a osservare pedoni, biciclette e monopattini salire e discendere in costante prossimità dei mezzi a motore, a volte fuoricorsia e a volte compressi tra auto e muro/guardrail; scene che fanno paura solo ad intravederle.
Peccato, perché incentivare a percorrere in sicurezza, a piedi o in bicicletta, l’Oltrecolle contribuirebbe a snellire il traffico.
Perché la verità è che ogni strada molto battuta dalle auto è un muro, un baratro, una zona interdetta alla persona, a piedi o sui pedali che sia; un “filo spinato” che fa a pezzetti l’ambiente che viviamo. Ciò non è cosa salubre e nemmeno democratica.
Bisogna far pressione per ottenere dall’amministrazione un Biciplan che vada a scapito dei parcheggi, indirre la città 30 e pedonalizzare le piazze, questo indipendentemente dalla motorizzazione del veicolo.
Infine serve un piano per rimettere il tram come era prima degli anni ’60.
Premesso che è evidente e nota la mancanza di piste e corsie ciclabili in città, ricorderei che nulla pregiudica l’uso della bicicletta come mezzo di spostamento urbano per le diverse necessità.
È tutto un problema di mentalità!
Più persone useranno la bicicletta, più la politica sarà chiamata ad agire.
Tenere la bici in cantina aspettando politiche favorevoli è assurdo sia sul piano logico sia su quello filosofico. Dai!
Non è un problema di mentalità, ma di salvaguardia di sé stessi: se vai in bicicletta con auto e moto che sfrecciano a destra e a sinistra, senza alcun rispetto, è pericoloso. E poiché anche i ciclisti sono spessissimo indisciplinati, con le piste ciclabili si risolvono tutti i problemi.
Ma che c’entra la mentalità? Se tu, minuscolo ciclista, devi stare in carreggiata con affianco a te macchine, bus, camion, tir che ti superano, ma chi te lo fa fare di rischiare la morte? Siamo nel 2023, andare in bici non dovrebbe essere una scelta che fai “per l’ambiente” mentre rischi la vita, dovrebbe essere una valida alternativa, comoda e sicura, all’automobile. E questo non è possibile senza un’adeguata infrastruttura.
da una decina d’anni esistono le bici a pedalata assistita che risolvono il problema delle salite. Il problema di Como è che muoversi dalla periferia è proprio impossibile per la mancanza di infrastrutture ciclabili.
In qualsiasi città, perciò Como compresa, si può tranquillamente creare una rete efficiente di piste ciclabili, ci vuole innanzitutto volontà politica di chi governa, perciò volontà espressa da chi vota precisi programmi.
Nello specifico, avere ad esempio tre o quattro corsie per auto e bus in via Rosselli, oltre ad un ambio marciapiede con parcheggio, aiuta a snellire il traffico? Non direi proprio
Idem per le due corsie in viale Cattaneo o in viale Lecco, e in viale Varese dove abbiamo una strada parallela per parcheggiare, un ampio marciapiede e a fianco un bella striscia verde con ampio camminamento, così difficile destinare 2 metri in larghezza per una ciclabile?
Non accuso Rapinese, visto che la attuale situazione é figlia della incapacità delle giunte precedenti, certo l’attuale sindaco non mostra il minimo segno di inversione di tendenza, il suo credo é più parcheggi, zero piste ciclabile, zero potenziamento trasporto pubblico ….. sta perciò a noi cittadini creare dal basso questa possibile rivoluzione di vivibilità e salubrità della città
L’utilizzo delle biciclette, la limitazione del traffico e degli inquinanti, la visione ecosostenibile del vivere collettivo fanno esclusivo riferimento al grado di CIVILTÀ delle comunità e al saper fare dei loro Amministratori. Ed è soprattutto in tal senso che Como non è stata e non è come Bologna!
Mah, io penso che rispetto a Bologna e molte altre città in “bassa”, Como dobbiamo ammetterlo, che per conformazione, e struttura, poco si addice alla bici purtroppo, non siamo in una pianura aperta e gli spazi sono compressi. Certo non è una scusante, il centro può essere girato e il collegamento alle zone di Cernobbio e Maslianico è fattibile (anzi potenziabile per chi vorrebbe usare la bici), forse anche Camerlata, nonostante la Napoleona da risalire, ma il resto… il ciclista deve essere volenteroso di pedalare.
Però per i mezzi pubblici, può essere fatto di più, questa estate ha dimostrato come siamo ancora disorganizzati.