Per Michela Frascoli, via Anzani, dove vive da ormai dieci anni, non è periferia, non è degrado, non è disordine. “È un quartiere vivace, con tante possibilità”, sottolinea.
Ed è proprio per l’attaccamento alla zona e l’affetto per le persone che hanno scelto di viverci che Michela non ha potuto rimanere ferma quando, durante i lavori di rifacimento dei marciapiedi, gli operai incaricati dal Comune hanno ignorato trenta metri di passaggio, lasciando una superficie irregolare e martoriata da buchi.
“Erano almeno vent’anni che non rifacevano il passaggio pedonale che finisce per congiungersi con via Leoni. I lavori erano una buona notizia ma ho trovato assurdo che, con così tanti anziani che vivono nella zona, si lasciassero dei grossi buchi nel passaggio. Spesso vedo persone che sono costrette a camminare sulla strada per non inciampare e cadere. Senza poi contare l’illuminazione. Di notte quella luce gialla, fioca, dei lampioni non aiuta a vedere i buchi sull’asfalto del marciapiede”.
Mossa in parte da curiosità e in parte da indignazione, Michela ha interpellato gli uffici tecnici del Comune di Como. “Mi hanno semplicemente risposto che erano finiti i soldi e la continuazione dei lavori non era stata possibile – racconta la donna – immagino sia la risposta che danno un po’ a tutti? In ogni caso non riesco a spiegarmi come sia possibile”.
Le (dis)avventure di Michela con gli uffici tecnici non si limitano a marciapiedi mai finiti o buche per strada.
“Un secondo problema di via Anzani è poi il modo in cui sono stati inseriti dei parcheggi a pagamento, dove magari non c’era lo spazio necessario. Alcuni non sono a norma e se una macchina particolarmente grande parcheggia in certi punti si finisce per ostruire un passo carrabile – spiega Michela ricordando un episodio che risale ormai al periodo dell’amministrazione Lucini – sono quindi andata in Comune per segnalare la questione. Tempo dopo ho ricevuto una lettera di Como Servizi Urbani che mi diceva che la questione dei parcheggi non era competenza loro. A quel punto mi sono dovuta arrendere, sapendo che la situazione non si sarebbe risolta”.
Parlando con Michela emerge l’orgoglio misto ad amarezza tipica di chi vive in via Anzani, sensazione che abbiamo più volte raccontato. L’orgoglio viene dalla consapevolezza di vivere in un quartiere con del potenziale non sfruttato.
L’amarezza scaturisce dal sentirsi una zona di serie B. Il tutto si unisce alla difficoltà di mobilitare i residenti: “Chi si è preso a cuore i problemi che ho evidenziato di volta in volta ha poi perso interesse – spiega Michela sottolineando la certezza che gli standard di vivibilità potrebbero migliorare con pochi, semplici accorgimenti – via Leoni, ad esempio, non ha panchine per le persone anziane che vorrebbero sedersi. Cosa costa mettere una panchina? È tempo che Como rallenti la trasformazione in un gigante Bed and Breakfast e ricominci a pensare anche ai suoi residenti”.
2 Commenti
Purtroppo non è nemmeno questione di serie A o serie B. Basti pensare all’area pedonale davanti alla diga, lo stato del porfido è una vergogna, eppure è una delle più battute dai turisti. Como è curata a macchia di leopardo. Palesemente più giallo che marrone, dove le macchie sono le zone in ordine. Nessuna giunta se ne è saputa curare e questa è forse la peggiore. Como tra i comuni non ha a mio avviso nemmeno il diritto di non avere soldi. È una città che è stata ricca, dovrebbe avere l’intelligenza di saper rigenerare capitale da quelle ricchezze, contando su chi la ricchezza l’ha qui accumulata e conservata e dal suo stesso potenziale
hai ragione