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Migranti, Miracoli e porti sicuri: le storie e il coraggio di Riccardo, Nello, Chiara e Giorgia

In tempi di assuefazione alla sofferenza altrui o di narrative semplificate della politica, raccontare il dramma delle migrazioni forzate, l’orrore dei morti in mare, le speranze di rinascita nell’integrazione diventa una necessità per poter rimanere umani.

Questo è  il messaggio di fondo della conferenza tenutasi ieri sera alla Biblioteca Comunale di Como dal titolo “Identità, confini, migrazioni: tra paura e accoglienza” e che ha visto la partecipazione di Chiara Giaccardi, sociologa e presidente dell’associazione di volontariato Eskenoses, Nello Scavo, giornalista di Avvenire, e Riccardo Gatti, capitano della nave Astral e capo missione di Proactiva Open Arms, ONG impegnata da anni nelle operazioni di ricerca e soccorso nelle acque del Mediterraneo centrale.

Numerosissime le direzioni da cui i relatori hanno affrontato lo stato attuale della situazione migratoria in Europa.

“In mare si muore. La Libia non è un porto sicuro”

“Dopo venti minuti che una persona è in acqua le chance di sopravvivenza si abbassano a zero. Quando siamo in missione, la regola è mai staccare gli occhi dall’acqua. Non vuoi perdere la possibilità di vedere una testa tra le onde” racconta Riccardo Gatti, che ha imparato a navigare sul Lario ed è nel mondo del soccorso marittimo ai migranti dal 2015.”Questa sera è importante per poter spiegare e permettervi di capire chi sono le ONG che lavorano nel Mediterraneo Centrale e soprattutto chi sono le persone che salviamo”.

Gatti, originario di Lecco, ha raccontato il suo primo salvataggio: 150 persone tratte al sicuro al largo di Leros, insieme a Medici Senza Frontiere che al tempo aveva lanciato una missione di soccorso nel Mar Egeo, nei mesi in cui gli attraversamenti da Turchia a Grecia registravano un picco esponenziale.

Il capitano ha anche ricordato la missione più carica di significato simbolico: la nascita di Miracle, una bambina partorita in mare, sopravvissuta a un arresto cardiaco e poi tratta in salvo in Sicilia.

“In mare si muore ed è sorprendente quanto veloce sia la morte – ha detto Gatti – soccorrere le persone non è una scelta ma un obbligo. Occorre farlo il prima possibile, fino allo sbarco in un porto sicuro in cui i diritti delle persone non vengano calpestati. Questo significa sbarcare in Italia o a Malta. La Libia non è un porto sicuro”.

L’archiviazione dell’indagine contro i “taxi del mare” e il messaggio di Giorgia Linardi a Como

L’incontro di ieri sera è avvenuto ad una congiuntura cruciale sia per Proactiva Open Arms sia per il dibattito che, da ormai due anni, imperversa sull’operato delle ONG nel Mediterraneo centrale.

L’indagine aperta dal Procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, nel 2017 sulla possibile responsabilità di Proactiva nel reato di  favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, è stata infatti archiviata settimana scorsa.

L’inchiesta di Zuccaro ha reso però popolare l’espressione “taxi del mare” per descrivere le navi delle ONG, ipotizzandone la connivenza con gli scafisti che organizzavano i viaggi dalla Libia verso l’Italia e quindi il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

“Dopo sequestri di mezzi, computer e telefoni, si escludono connessioni tra ONG e trafficanti. C’è poco di cui essere sorpresi – ha commentato Nello Scavo, riferendosi anche al più recente e analogo caso della SeaWatch 3, messa sotto sequestro dal Procuratore di Agrigento, dopo che la nave ha fatto sbarcare 47 migranti a Lampedusa – anche nel caso di SeaWatch non ci sarà occasione per lasciarsi sorprendere visto che non risulteranno prove di connessione con i trafficanti di esseri umani”.

Proprio da Agrigento è arrivato un videomessaggio di Giorgia Linardi, comasca, portavoce di Seawatch e originariamente ospite annunciato della conferenza, che ha dovuto rimanere in Sicilia, a causa del sequestro della Seawatch 3,

Il dovere dei giornalisti nel raccontare i fenomeni migratori

“C’è una fondamentale manipolazione delle parole quando si parla di “taxi del mare” o degli operatori delle ONG come “nemici degli italiani” – ha spiegato Nello Scavo, concentrandosi sui processi comunicativi dietro alla narrazione delle spinte migratorie vero l’Europa – spesso si perde la visione d’insieme del problema. Oggi si scappa dai conflitti molto più di non quanto si facesse durante la Seconda Guerra Mondiale. Nel mondo ci sono circa 700 milioni di persone migranti. Di questi 500 sono migranti interni. Spesso si dice che l’Europa non può accogliere tutta l’Africa. Sarebbe un’affermazione valida solo se fosse vera. L’80% delle migrazioni africane sono infatti intracontinentali. Solo il 20% è diretto verso l’Europa”.

“La responsabilità dei giornalisti sta anche nello smettere di tollerare il discorso d’odio come sinonimo di libertà di espressione, come marca di autenticità” ha spiegato Chiara Giaccardi. “La difficoltà che abbiamo ad accogliere l’altro è riflessa nell’inverno demografico dell’occidente, dove l’individualismo ci chiude in una bolla in cui non siamo più disposti ad ascoltare. La cultura dello scarto sarà il boomerang che ci colpirà di ritorno. Prima o poi tutti saremo vulnerabili”.

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2 Commenti

  1. Ma questo signor Scavo, invece furbamente di minimizzare con numeri percentuali dicendo che solo il 20×100 dei migranti africani è diretto in europa ci dica in concreto quanti sono numericamente. 5 milioni, 10 milioni?
    Se loro vogliono farli venire in Europa si preoccupino di trovare le soluzioni per ospitarli, mantenerli e trovargli il lavoro.

  2. Grazie a Chiara, Nello e Riccardo. Voglio raccontare una storia che non c’entra niente. Per il mio lavoro ho seguito una sfortunata, giovane donna Pakistana. Veniva in D.H. accompagnata dai figli perchè non sapeva nè l’italiano,nè l’inglese, in genere la figlia maggiore. Però una volta è arrivata con il figlio di 12 anni, camicione bianco, occhi grandi, bellissimi. Esprimendosi in perfetto italiano, di fronte al dramma della malattia della sua mamma, è riuscito a dirmi che mi ringraziava per quello che stavo facendo per lei e soprattutto che ammirava il mio modo di lavorare e scrivere, i miei libri e miei quaderni.Perchè lui amava studiare e aveva un grande sogno:fare lo scrittore da grande.Lo stesso sguardo disperato ma pieno di speranza e fiducia l’ho visto ieri sera negli occhi dei naufraghi che Riccardo ha salvato dal mare.Vorrei che il nostro ricco continente, non tradisca questa fiducia, restituisca a quel ragazzino la dignità e il rispetto che merita, e il diritto di coltivare il suo talento, il sogno di diventare scrittore, proprio come dovrebbe fare anche per i nostri figli. E grazie ancora a Chiara Giaccardi, Nello Sclavo, Riccardo Gatti, Giorgia Linardi, per il vostro esempio e a tutti quelli che come voi stanno lottando per salvare dalla morte in mare e dare una dignità di vita sulla terra a chi è solo più sfortunato di noi.

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