RADIO COMOZERO

Ascolta la radio
con un click!

Attualità

Monete d’oro, i privati rispondono alla Soprintendenza: “Ecco perché il premio ci spetta. E basta lezioni morali”

No, non ci sta la società immobiliare che durante la riqualificazione dell’ex Teatro Cressoni di Como ha rinvenuto le monete d’oro ormai da tutti conosciute come il Tesoro della città.

E oggi, sul versante del contenzioso ormai apertissimo con Stato e per emanazione Soprintendenza, a fronte della nota diramata oggi, Officine Immobiliari, che fa capo all’imprenditore Saba Dell’Oca, replica con un comunicato articolato e minuzioso in cui rivendica la propria posizione punto per punto.

Qui l’antefatto:

Il tesoro di Como è un caso giudiziario. E lo Stato si difende: “Non è un ritrovamento casuale e vale 4 milioni”

Per le numerose questioni tecniche, legislative ed economiche incluse nella nota di Officine Immobiliari, la riproduciamo di seguito in forma integrale.

La nota della Soprintendenza di Milano, che pretende di rettificare notizie definite ‘non rispondenti al vero’ è in realtà un coacervo caratterizzato da errori di fatto ed affermazioni contrarie alla normativa vigente.

Essa non stupisce, essendo coerente all’atteggiamento supponente che gli uffici ministeriali, sia periferici (Soprintendenza di Milano) sia centrali (Direzione generale) hanno costantemente mantenuto in tema di premio, con preventiva difesa all’ultimo denaro, dopo avere invece ricevuto ed accettato a piene mani in corso di scavo la totale e generosa collaborazione offerta con ingente spesa privata.

Innanzitutto, si deve precisare che il premio è previsto dal Codice dei beni culturali (art. 92) a favore del ‘proprietario dell’immobile’ (ed è indubbio che Officine Immobiliari srl lo sia), a favore del ‘concessionario dell’attività di ricerca’ e a favore dello ‘scopritore fortuito’.

La nota della Soprintendenza, che pretende di fare chiarezza, ha oscurato, astenendosi dalla minima loro menzione, le prime due ipotesi in cui è dovuto il premio. La nota è dunque in realtà subito confusoria, e, provenendo da ambiente esperto in materia, si direbbe deliberatamente confusoria del pubblico generico, essendo destinata alla diffusione a mezzo stampa. Anche ciò non stupisce, alla luce della qualità degradata che ha caratterizzato per esclusivi fatti della Soprintendenza i precedenti rapporti con l’apparato burocratico.

La nota afferma che funzionari ministeriali hanno diretto l’indagine archeologica, così concludendo nel senso di escludere il carattere fortuito dei rinvenimenti.

Però la nota della Soprintendenza omette di precisare che l’attività di ricerca è stata effettuata da Officine Immobiliari srl, la quale si è avvalsa di tecnici specializzati (SAP srl). Come riconosce la stessa nota, ‘la Soprintendenza aveva … disposto [a Officine Immobiliari srl] che gli interventi fossero eseguiti [da Officine Immobiliari srl] con assistenza archeologica [commissionata da Officine Immobiliari srl a SAP srl]’.

Quindi la Soprintendenza aveva affidato la ricerca archeologica a Officine Immobiliari srl, prevedendo l’impiego di manodopera specializzata (individuata da Officine Immobiliari srl nel personale di SAP srl), con supervisione da parte di funzionari ministeriali (Soprintendenza di Milano).

È quindi evidente e pacifico che il Ministero, cui in via di principio generale sono riservate ‘le ricerche archeologiche in qualunque parte del territorio nazionale’ dall’art. 88 del Codice dei beni culturali, non ha svolto in via diretta con proprio personale le indagini archeologiche, ma le ha affidate a Officine Immobiliari srl, imponendo la prescrizione di avvalersi di manodopera specializzata (come appunto è stato fatto impiegando gli archeologi privati di SAP srl).

Al riguardo si deve notare che qualora il Ministero non ritenga di svolgere direttamente ricerche archeologiche, ma di affidarle a terzi, che quindi legittimamente le svolgono, ricorre la ‘concessione di ricerca’, disciplinata dall’art. 89 del Codice dei beni culturali.

Di tutto ciò la nota ministeriale è del tutto silente.

Come detto, il premio compete sia al proprietario dell’immobile, sia al concessionario, e si cumula se i due ruoli sono del medesimo soggetto, in questo caso Officine Immobiliari srl.

Quanto alla stima del valore, Officine Immobiliari srl ha formalmente e ripetutamente chiesto di partecipare al procedimento ai sensi della legge 241/1990, senza che ciò abbia avuto luogo, nonostante il relativo regolamento attuativo per il Ministero della Cultura (n. 495/1994) preveda esplicitamente che nella partecipazione possano anche essere presentate memorie scritte e documenti, auspicando come noto la legge che il dialogo possa condurre a esiti condivisi, prevenendo possibili contenziosi giudiziali. Totale e iterato è stato il rifiuto ministeriale all’applicazione del disposto di legge (art. 10, lettera b, legge 241/1990).

La trasmissione dell’elenco delle monete e dei relativi riferimenti di catalogo ha avuto vicende grottesche, con dimezzamento dei rifermenti di catalogo comunicati, fotografie in piccolo formato e deturpate dal logo ministeriale, poi finalmente ritrasmesse, rifiuto di trasmettere telematicamente le fotografie, neppure in via riservata, all’estimatore nominato da Officine Immobiliari srl, costringendolo a recarsi da Londra a Milano per vedere le fotografie stesse (con logo deturpante) ricevendo un supporto operativo del tutto inadeguato. Tanto basti per delineare la supponente non collaborazione degli uffici ministeriali.

Quanto ai criteri seguiti (rifiutando il dialogo previsto dalla legge 241/1990) per la stima di valore delle monete, per un verso è stato fatto riferimento ad una circolare del 23 dicembre 1991 (atto interno del tutto diverso e ben inferiore alla legge), che innanzitutto è di 30 anni fa, in secondo luogo è sconosciuta, in terzo luogo non è stata trasmessa, in quarto luogo si ignora se abbia o meno fondamento. In generale la nota ministeriale afferma che ‘si è assunto il principio di attribuire alle monete del tesoro di Como un valore inferiore a quello del prezzo più alto rinvenibile sul mercato’.

Tanto basti. Per tentare di risparmiare sul premio, la burocrazia ministeriale svilisce l’incremento del patrimonio nazionale, che è il parametro di legge (nessun altro è il parametro rilevante, con buona pace di ciò di cui i funzionari ritengano di avvalersi e con cui commisurare).

Banale è l’osservazione che la legge prevede le garanzie agli aventi diritto al premio. In una leale collaborazione privato-pubblico, sempre ma vanamente invocata da Officine Immobiliare srl, il merito già sarebbe stato affrontato e auspicabilmente chiarito e risolto. Tale dovrebbe essere la normalità del rapporto con la pubblica amministrazione.

La legge prevede (art. 92 del Codice beni culturali) ‘un premio non superiore al quarto del valore delle cose ritrovate’, premio che come noto non ha natura compensativa, ma appunto natura premiale ed incentivante le forme di collaborazione. È quindi del tutto sviante anche la generica ‘precisazione’ della Soprintendenza che ‘la misura del premio può andare da un minimo dello 0,1% fino ad un massimo del 25% del valore dei beni rinvenuti’, facendo così credere, erroneamente, che tale oscillazione sia prevista dalla legge.

Nel caso di Officine Immobiliari srl la collaborazione è sempre stata massima ed addirittura estesa al finanziamento di studi di laboratorio in varie Università italiane successivi ai ritrovamenti.

Il riferimento, assolutamente estraneo alla legge e contrario alla sua ratio (natura premiale), alla possibilità di realizzare i progetti edilizi fu introdotto con una semplice circolare nel 1999 per cessare ‘di attribuire indistintamente il massimo del premio ‘, come correttamente era stato fatto per sessanta anni (dalla legge Bottai del 1939 al 1999): infatti o si era verificata collaborazione (25%) o non vi era stata collaborazione (accertamento da parte delle forze dell’ordine: nessun compenso). Pressoché impossibile individuare situazioni intermedie: la stessa nota ministeriale del 1999 da atto che nei casi meritevoli di premio esso sempre era stato attribuito in misura del 25%.

La forbice tra 0,1% e 25% è quindi costruita sulla base di un criterio indebito, oltretutto contrario a quello che la giurisprudenza (Cassazione) ha ampiamente indicato nella volontà del Legislatore di sostenere e di incentivare la collaborazione dei privati: con buona pace dell’allora funzionaria ministeriale Jeannette Papadopulos che l’11 giugno 1999 verbalizzò le ‘tabelle di casistica’. D’altro canto, la stessa nota cui con la presente si replica si conclude così affermando: ‘servendo il premio esclusivamente ad incentivare il rispetto della normativa in materia di rinvenimenti archeologici in proprietà privata’. Appunto: la possibilità di realizzare i progetti edilizi non ha nulla a che fare.

Provocatoria l’affermazione: ‘Non vi è alcun contratto di sponsorizzazione con la Soprintendenza, per l’importo di 37.000 euro’. Euro 37.000 sono gli oneri sostenuti da Officine Immobiliari srl per le seguenti attività, a seguito di esplicite richieste, dapprima perentorie, poi cortesi, da parte della Soprintendenza: catalogazione monetale (SAP srl); indagini geomorfologiche (dott. Nicosia Università di Padova); gascromatografia (Università di Milano); analisi paleobotanica (Arco Sas, dott. Rottoli).

Da ultimo, sorprendente e patetica è la morale finale, proveniente da una burocrazia ormai concordemente individuata come male nazionale, che provoca inestimabili costi sociali e imprenditoriali, quindi perdita di utili e di riflesso contrazione del gettito erariale.
Officine Immobiliari srl ha offerto alla storia ed alla cultura ben di più di ciò cui era strettamente interessata e non chiede alcunché di più di ciò che per legge le competa. Senza dimenticare che l’impegno economico fu profuso in entità ingente (oltre 400.000 euro) senza bisogno di essere incentivato da una aspettativa di premio allora neppure immaginabile.

La lezione/morale ben avrebbe potuto essere evitata dalla nota della Soprintendenza o, in subordine, essere rivolta agli stessi uffici ministeriali.

È noto che in Parlamento è pendente ad iniziativa del comasco Sen. Alessio Butti e dell’On. Federico Mollicone un’interrogazione al Ministro della cultura On. Franceschini. Si è certi che la Sua risposta sarà di ben altro contenuto e livello, ben consapevole del grande valore che deriva dalla fattiva e leale collaborazione tra Cittadini e Stato, che è l’espressione collettiva dei Cittadini stessi.

Infine, deve essere riconosciuto il grandissimo impegno profuso da parte dell’On. Alessio Butti che, unico tra i Parlamentari comaschi, ha preso concretamente a cuore la vicenda delle monete di Palazzo Cressoni che, invece di diventare un fiore all’occhiello alla nostra grande e bellissima città, rischia di scomparire tra i meandri della burocrazia.

Como li, 23 luglio 2021
Officine Immobiliari srl

© RIPRODUZIONE RISERVATA

3 Commenti

  1. Quindi abbiamo dei fondi accantonati e bloccati per qualcosa che non verrà mai realizzato? Complimenti, ancora una volta la burocrazia e le istituzioni non si smentiscono.

  2. Scopo della burocrazia e dei propri funzionari è di condurre gli affari dello Stato e della cosa pubblica nella peggior maniera e nel più lungo tempo possibile. Come si può ancora contare nell’onestà delle istituzioni se questi sono gli esempi di come vengono tutelati i nostri interessi? Come si può chiedere ai cittadini di essere onesti di fronte a tali situazioni?

  3. Questa è l’ennesima riprova che essere onesti in questo paese non paga, eliminare subito, enti inutili e dannosi come la sopritendenza !

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Potrebbe interessarti:

Videolab
Turismo