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Movida rumorosa, Tufano: “Se le famiglie non educano i giovani, dobbiamo farlo noi”. Ipotesi segnaletica

Spunta l’idea di una segnaletica ad hoc, a Como, nelle zone dei locali serali e nelle piazza più calde per la vita nottrna.Obiettivo: ricordare agli avventori di non disturbare i residenti a notte inoltrata. L’ipotesi è stata avanzata direttamente dal sindaco Alessandro Rapinese in consiglio comunale ma il tema era stato sollevato poco prima da un intervento del consigliere comunale di Fratelli d’Italia, Antonio Tufano.

“Ho tanti amici e anche parenti che vivono in centro città – ha detto il consigliere – ma secondo me la soluzione non è dare degli orari di chiusura al locali ma è educare i giovani. Se non lo fanno i genitori dobbiamo farlo noi. Come si fa? Intervenendo nei luoghi di ritrovo dove i ragazzi vanno e avvisandoli sul fatto che non si rendono conto che la gente che abita lì, il giorno dopo si sveglia presto e deve andare a lavorare. Non è reprimendo ma educando che si ottiene qualcosa dai giovani, che sono esuberanti per natura”.

“Un esempio – ha proseguito Tufano – viene da quando per note vicissitudini sono stati chiusi dei locali in centro Como. Tanti giovani si sono spostati in piazza Volta e sono aumentati i casi di disturbo e purtroppo anche di violenza. Se chiudi i luoghi dove i ragazzi possono anche essere controllati e tenuti d’occhio, e questi ragazzi sono lasciati liberi senza che siano spiegate loro le norme, non otteniamo risultati”.

Quindi è intervenuto il sindaco: “Sono d’accordo – ha affermato Rapinese – Una delle cose che stiamo valutando è una segnaletica per ricordare che c’è gente in zona che sta vivendo una vita. Nel senso: è giusto che tu ti diverta, ma pensa anche a chi vive al piano di sopra. A volte basta solo ricordarlo. Ci sono esempi di città svizzere con segnaletiche in prossimità dei locali che ricordano che sei in città e non in mezzo alla campagna. Ci sono anche grafiche carine facilmente reperibili. L’idea è aiutare a rispettare, perché può capitare a tutti di non pensarci e non porsi il problema, ma se qualcuno te lo suggerisce…”.

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3 Commenti

  1. Se serve un cartello per avvisare che il riposo è un diritto, direi che dobbiamo ammettere la sconfitta del nostro sistema educativo.

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