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Abiti usati, tra cassa e cassonetti Magatti accusa il Comune: “Bando fuori mercato”

Non si ferma la protesta di Civitas contro la rimozione (a partire dal 1° maggio) dei cassonetti per la raccolta e il riciclo degli abiti usati.

Civitas: “Il Comune vuol far cassa con i cassonetti?”

La vicenda è venuta a galla poco più di una settimana fa. Due bandi di gara per il nuovo affidamento del servizio andati a vuoto e l’avvicinarsi dello scadere del contratto in essere. Così i comaschi rischiano di ritrovarsi senza la possibilità di donare gli abiti usati (seppur sia possibile portarli direttamente all’associazione di volontariato che si preferisce).

Oggi nuovi sviluppi con il gruppo guidato dal consigliere comunale Bruno Magatti che risponde punto per punto alla nota stampa sulla questione diffusa nei giorni scorsi dall’Amministrazione comunale. “Ci duole constatare che a oggi, 29 aprile, non abbiamo ricevuto alcuna risposta da parte del sindaco (al quale il gruppo politico ha protocollato una lettera sul tema, Ndr). Abbiamo letto, tuttavia, con molta attenzione il comunicato che l’Amministrazione comunale ha diramato alcuni giorni fa e abbiamo constatato che non sembra esserci volontà da parte del sindaco di accogliere le nostra sollecitazioni” spiegano da Civitas.

Il caso comasco ha fatto il giro d’Italia

Quindi Bruno Magatti entra nel merito della questione: “Due sono gli aspetti tecnici e giuridici: la qualità del bando e l’impossibilità di prorogare il servizio fino all’espletamento della prossima gara. Sul primo punto rinnoviamo l’invito a riconsiderare con attenzione i dati economici della questione”. Magatti paragona il bando comasco a quello della cittadina di Vasto, espressamente evocato nel corso dell’audizione della “Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati”, e definito dal presidente dell’Anci (Associazione nazionale comuni italiani) “una gara completamente fuori mercato”. Una possibile spiegazione per cui per ben due volte non sia stato trovato un nuovo gestore del servizio.

E Magatti sottolinea: “Non si può immaginare che tutto ciò che ha valenza sociale debba essere frutto del volontariato e quindi gratuito. Qualcuno fa passare l’idea che alcune attività debbano essere per forza volontarie ma in questo settore si fa impresa, seppur sociale. Fermo restando che non c’è un profitto, semplicemente si va a pari con i costi. Un’azienda normale certamente non si muoverebbe per un profitto del 5%”.

Quindi la questione della proroga del contratto di gestione attualmente in essere che potrebbe evitare l’addio, seppur temporaneo, al servizio. “La natura giuridica della proroga si fonda su elementi che, a nostro parere, includono in tutto e per tutto il nostro caso. la norma preserva la continuità dell’azione amministrativa garantendo i servizi ai cittadini. A ciò si deve aggiungere il dato economico certo di maggiori costi di smaltimento, molto grave, perpetuato a danno dei cittadini di Como” spiega il gruppo Civitas.

Conclude Magatti con un affondo nei confronti dell’Amministrazione: “Il problema è l’assoluta assenza della politica. In casi come questo si tratta di fare delle scelte. Un dirigente comunale, un tecnico, deve decidere sulla base di indicazioni politiche per indire una gara”.

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Un commento

  1. Ma questo Comune ce l’ha con i poveri? Vuole straguadagnare su un servizio che viene dato ai cittadini senza il quale sarebbero costretti a non potere donare fino al prossimo bando e a doversi recare presso il centro raccolta (perchè li devono andare scarbe e abiti e non nei sacchi dell’indifferenziata). E il riuso? principio cardine della diminuzione dei rifiuti? Non solo ma si pagherebbe anche in più per smaltire questi rifiuti. A che pro non prorogare un servizio fino a nuovo bando? e se il nuovo bando andasse deserto?Altri mesi senza cassonetti?Rimango basito

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