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Niente certificato antincendio: clamoroso rischio chiusura per il Museo Giovio

La cosa, chiaro, è grossissima.

D’altronde si abbatte sul simbolo per eccellenza della Storia e della Cultura in città: il museo Paolo Giovio di Piazza Medaglie d’Oro.

Notizia grossa ma da contestualizzare: non si tratta di un evento isolato, la situazione di cui raccontiamo investe gran parte delle strutture pubbliche (statali, provinciali e comunali) di mezza Italia.

Però è vero, non stiamo parlando un magazzino o di un deposito di sgabelli (i celeberrimi tripodi) per gli Eventi Estivi ma di uno dei fiori all’occhiello di Como.

Orgoglio del tutto teorico, poiché già flagellato da soffitti a pezzi (inutili le pezze azzardate nel tempo) e sale chiuse (qui) che, peraltro, meriterebbe investimenti e programmazione ben diversi da quelli che lo hanno accompagnato – quantomeno – negli ultimi 20 anni.

Tant’è.

Cosa succede? Accade che dopo una serie di verifiche i Vigili del Fuoco abbiano accertato come la struttura sia priva del Certificato di Prevenzione Incendi (CPI), mica poco.

Situazione tanto grave quanto antica. Molto antica: al momento non è stato nemmeno chiarito se il documento sia mai stato prodotto (sic!).

Secondo quanto abbiamo potuto verificare (fonti diverse e affidabilissime di questo giornale) il caso è noto da qualche tempo (non moltissimo, invero) in Comune e da giorni è al centro delle verifiche dei tecnici del settore Edilizia Pubblica (e Manutenzione della medesima, assessorato guidato da Vincenzo Bella).

Il controllo da parte del comando di via Valleggio è scattato dopo l’ipotesi (ormai una quasi-certezza) di allestire l’esposizione delle monete romane (il tesoro inestimabile trovato un anno fa durante gli scavi nell’ex cineteatro Cressoni: qui) appunto all’interno del Museo.

La mostra (programmata per il prossimo anno) in ogni caso non è a rischio: secondo le intenzioni dovrebbe essere allestita nella Chiesa delle Orfanelle e l’amministrazione ha già in programma lavori di adeguamento e investimenti per mettere l’intera area a norma.

Il punto adesso è un altro.

Cosa accadrà al museo nel suo complesso? Guidare senza patente non si può, quindi l’ipotesi di una chiusura (totale, quantomeno parziale, certamente temporanea) non è affatto minoritaria.

La prudenza a Palazzo è massima, le bocche cucite.

Qualche mese fa quando esplose il caso dell’edilizia scolastica a pezzi (situazione quasi completamente sanata dopo i cantieri estivi: qui) pareva che alcuni edifici dovessero chiudere istantaneamente, poi non è stato così.

Come detto, le verifiche sono in corso ma il rischio di una blindatura è concreto. Il faldone Giovio sta passando di mano in mano e gli accertamenti (tecnici, burocratici e legali) sono millesimati al microscopio.

Sta di fatto che la preoccupazione è altissima (fino a oggi solo un gruppo assai ristretto era a conoscenza della questione) e già nei prossimi giorni sono programmate riunioni decisive.

Una cosa è evidente: il problema è passato di amministrazione in amministrazione (nessuno sa stabilire da quanti anni e, soprattutto, se sia stato dimenticato o scientificamente ignorato) e ora è precipitato sul mandato Landriscina.

Il più banale, ma classicissimo, nodo che si incastra tra i denti del pettine: prima o poi succede.

Non si tratta di una cosa da poco: oltre al danno di immagine (cittadino, turistico) e relativi costi di adeguamento, indipendentemente da colpe pregresse, sindaco e dirigente competente hanno la responsabilità rispetto allo stato delle cose e alle decisioni che arriveranno.

In un quadro piuttosto caotico non è affatto escluso che nei prossimi giorni arrivi dai Vigili del Fuoco una possibile concessione di tempo per dare il via a un cantiere che porti tutto a norma (si parla di sei mesi).

Passaggio che comunque non cancella l’ipotesi chiusura (si è detto: totale o parziale).

Serrare il portone, in qualsiasi caso, pare (dopo una lunga serie di verifiche) sia una decisione che spetta al sindaco e solo a lui.

C’è da sperare che, nell’oggettivo dramma (tecnico-politico), una visione resiliente permetta al primo cittadino di decidere: cioè prendere la questione in mano e investire pesantemente su un gioiello vergognosamente dimenticato da diverse decadi che potrebbe, davvero, incastonarsi in un percorso storico-culturale di livello nazionale (ce lo invidiano da più parti il Giovio – per forma e contenuti – non dimentichiamolo).

 

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4 Commenti

  1. Immobili comunali fatiscenti e presumibilmente privi delle certificazioni di legge (quindi di impianti a norma) e questa Amministrazione vorrebbe abbattere Palazzo Cernezzi per costruire da zero la sede del Comune in Ticosa. Non capisco sinceramente come si possa programmare gli obiettivi di mandato in tal modo.

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