Poltrone in pelle originali degli anni Quaranta, boiserie verde alle pareti e un bancone che ricorda quello di un whisky club americano. Da un anno in via Indipendenza, quasi a ridosso dell’Arena del Sociale, in un negozio che sarebbe stato perfetto per un bar, una pokeria o qualsiasi altro locale acchiappaturisti ha aperto un “barbiere” che è una vera e propria dichiarazione d’amore per la città.

Perché Alberto Marozzi, titolare di “Barba e Capelli”, può essere considerato un vero e proprio recidivo visto che questo è il terzo negozio di questo tipo che apre tra lungolago e città murata: “Ho iniziato in via Volta con un parrucchiere da uomo abbinato a un centro estetico – racconta – poi nel 2011 ho deciso di dedicarmi solo alla prima attività e ho aperto il primo ‘Barba e Capelli’ In piazza Amendola”.

Ma dieci anni dopo, ecco tornare a farsi sentire il richiamo del centro storico: “Avevo voglia di tornare in città murata, così ho aperto questo secondo negozio con una novità: uno staff al femminile”. Infatti in via Indipendenza, ad aiutare Alberto tra rasoi, pennelli, schiume da barba e pomate per capelli, c’è Serena mentre Nicoletta gestisce il negozio di Piazza Amendola: “E’ una scelta un po’ controtendenza perché, mentre molto spesso i parrucchieri da donna sono uomini, vedere una donna che rade un uomo o gli taglia i capelli in un locale che non sia unisex è una cosa piuttosto insolita – spiega – però, superata la sorpresa iniziale, i nostri clienti sono soddisfatti”.

E, quasi a dar ragione al commento di Marco Cassina di Confcommercio quando parla di turisti alla ricerca di qualcosa di originale e diverso dai soliti brand che si trovano in tutte le città (raccontiamo qui) sulle sedie in pelle di “Barba e Capelli” si siedono non solo comaschi e i svizzeri ma anche numerosi turisti: “In questo la nomea del barbiere italiano gioca un ruolo importante e, mentre noi italiani non ci sogneremmo mai di farci tagliare i capelli da uno sconosciuto mentre siamo in vacanza, gli stranieri spesso approfittano di un viaggio in Italia pe farlo e anzi, c’è persino chi torna ogni anno da noi”.

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