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“Writing illegale. Ma chi può dire che a Como l’edilizia è una vergine immacolata?”. Rosso e La notte dei graffiti

“Sì, ma il writing è illegale, signora mia. Ma chi potrebbe dire, senza arrossire, che l’edilizia è una vergine immacolata?”. E’ una delle frasi con cui Andrea Rosso presenta il suo libro Comostreetart. Uno stralcio di una riflessione più ampia, che pubblichiamo integralmente in fondo all’articolo, sul rapporto difficile a Como tra decoro (più o meno reale), libertà d’espressione (e di writing nello specifico) e forme d’arte. E, nello stesso tempo, è un frammento di un’iniziativa più ampia, ossia “La notte dei graffiti”, iniziativa di Ecoinformazioni, che si terrà venerdì 2, sabato 3, domenica 4 settembre e che porterà la Street art sotto forma di spettacolo all’ex tintostamperia Val Mulini, in via dei Mulini 3 a Como (ingresso libero e ampio parcheggio interno), assieme a “Tuttattaccato, multivisione con Il suonatore imperterrito”, progetto dello stesso Andrea Rosso, con musica dal vivo Giuseppe Milano e Mauro Settegrani, allestimento di Dario Onofrio, Sara Sostini, Michela Borghi, Lux Callari, Beatriz Traveso Peréz.

Come si accennava, in occasione dello spettacolo verrà presentato il libro Comostreetart di Andrea Rosso, ecoinformazioni e NodoLibri editori, 314 pagine, 25 euro. Il volume è stato realizzato con la collaborazione di Gin Angri e Giovanni D’Apolito. Fotografia: Andrea Rosso, Marco Bracchi, Andrea Butti, Giovanni D’Apolito, Giuseppe D’Apolito, Chiara Donghi, Andrea Pozzi. Racconti fotografici Gin Angri. Racconti di strada Marco Lorenzini. Il libro sarà distribuito gratuitamente au soci sostenitori di Arci ecoinformazioni.

Di seguito, l’introduzione di Rosso.

Inquietudine, rabbia, poesia, arte. La mente della città reale si manifesta comunque e ovunque, come una secrezione, da millenni. Scrive in ogni interstizio i suoi messaggi di salute e di lavoro, promesse d’amore e minacce di morte. Citazionisti compulsivi, fustigatori di costumi e bestemmiatori cattivi, oscuratori dei finestrini dei treni, cancellatori civici, scrittori prepolitici, artisti di strada. C’è chi cambia il senso dei cartelli stradali con oggetti riciclati, chi veste la statua di Cavallotti con una t-shirt, chi dipinge su un muro pur sapendo che dalla strada non si vedrà niente, chi fa subvertising sui manifesti pubblicitari, chi offre alla città poesie sospese agli alberi o attaccate ai muri. E c’è anche chi si inventa di aver perso un cane inesistente e chiede aiuto, chi mette in vendita un “rene italiano”, chi sovrappone i suoi graffiti a quelli degli altri, chi attacca manifesti sui muri contro chi sporca i muri. Passata la notte, la città non è mai la stessa di ieri.

Poi, ecco il dibattito sul decoro urbano e sulla sicurezza, e quel che è peggio sul “bello”. Come se l’esame di bellezza valesse solo per gli iscritti al contest. Chiudendo gli occhi sulle brutture indecenti di cui la città è disseminata. Sì, ma il writing è illegale, signora mia. Ma chi potrebbe dire, senza arrossire, che l’edilizia è una vergine immacolata?

Il fatto è che non tutti possono scrivere dove vogliono. Il primo criterio della scrittura urbana stabilisce che per scrivere ci vuole il certificato. Il certificato è a pagamento, ma una volta che ce l’hai sei a posto. Puoi stendere lenzuola di plastica sulle mura medievali, vendere le tue automobili nei gazebo in piazza San Fedele o giusto davanti al Duomo, crivellare la città di pali dai quali strillare il tuo 3×2, incollare gli affari tuoi su protesi metalliche così grandi da fare ombra alle case.

Tanto, chi ti vede?

Noi siamo tutti qui, con questo problema dei writers.

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