I prossimi venerdì 22 e sabato 23 torna dopo un anno di stop “La notte dei senza dimora”, organizzata dall’Associazione Incroci e dagli altri enti della rete Vicini di Strada, in collaborazione con CSV Insubria. Si tratta dell’evento nazionale che nasce con lo scopo di sensibilizzazione sul tema della grave marginalità.
Venerdì 22 ottobre, alle 20.45, alla Chiesa di San Rocco, avrà luogo una performance di parole e musica in memoria di don Roberto Malgesini. È nel ricordo struggente di Don Roberto che alla performance è stato dato il titolo “Un’infinita mano”, i testi sono tratti dalle parole stesse di chi ha avuto il privilegio di conoscerlo e condividere con lui un tratto di strada. Fra i testi anche una poesia di Roberto Piumini, un prezioso dono dello scrittore per l’occasione.
“Un’infinita mano” sarà rappresentata dal Gruppo teatrale Aounithie’, composto da cittadini con e senza dimora. Un’esperienza seguita dalla Cooperativa sociale Symploké e rientrante nel progetto “Cerchi concentrici” sostenuto dalla Fondazione Vismara. L’entrata in San Rocco è libera fino ad esaurimento posti e nel rispetto delle norme di prevenzione anti-Covid.
Sabato 23 ottobre dalle ore 19 alle 20.30 presso Casa Nazareth in via Don Guanella 12, Como, la cena con gli ospiti che usufruiscono della mensa serale sarà aperta alla cittadinanza: è bello condividere un momento importante della nostra giornata, un’occasione preziosa per incontrare il nostro prossimo, fino a ieri estraneo, oggi commensale, domani amico. Un’occasione in più per visitare la contemporanea mostra “Diritti sospesi” nella sala riunioni di Casa Nazareth. La mostra si inserisce nell’ambito della cornice complessiva della proposta #FormarePerAgire #AgirePerFormare.
“Nella città di Como vivono molte persone senza dimora – spiegano i volontari che organizzano l’evento – sull’intero territorio nazionale sono più di 50mila. Dietro ogni numero c’è il volto di un uomo o una donna, italiano o straniero, giovane o anziano, che racconta una storia di perdite graduali (le relazioni familiari, il lavoro, la casa), di fatiche esistenziali o di abbandono della propria terra per l’aspirazione che accomuna ogni essere umano a una vita migliore. Ma dietro ogni volto si nascondono anche sogni e desideri, capacità e passioni, potenzialità da esprimere o riattivare”.
“Pensiamo che lo sguardo di ciascuno di noi non possa non fermarsi su questo volto, sentirsi coinvolto e chiamato a gesti ed azioni di partecipazione al miglioramento dell’esistenza di chi oggi vive situazioni di povertà materiale e immateriale. Ce lo ricorda un dovere di responsabilità sociale su cui crediamo si possano fondare ancora le nostre comunità. Ma anche l’innato piacere della condivisione e della relazione tra persone, perché è qui che possiamo trovare vera e profonda bellezza”.