“Rileviamo l’assoluta inconsistenza dei contenuti del documento sulla ‘fase 2’, di recente approvato dal Consiglio regionale della Lombardia, riguardo alle proposte di riorganizzazione del sistema sanitario, che altro non fanno che riproporre l’esistente, lasciando di fatto immutate le criticità risultate evidenti, dolorosamente, nella gestione di questa pandemia”.
E’ durissima Paola Pedrini, segretario della Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale) Lombardia.
Il riferimento è a quanto raccontavamo ieri:
Famiglie, lavoro, impresa, bonus, esenzione tasse. Ok al piano per la rinascita Lombarda. Ma il Consiglio boccia i tamponi per i sanitari a rischio
In particolare Pedrini osserva alcuni passaggi del documento e li smantella pezzo per pezzo “Abbiamo preso atto, con stupore, del documento. Nella parte introduttiva leggiamo: ‘La Risoluzione impegna il presidente e la Giunta regionale a farsi portavoce presso il Governo ed in ogni sede istituzionale… affinché sia concessa una maggiore autonomia nel coordinamento dei medici di medicina generale e pediatri di libera scelta, per ricondurli a tutti gli effetti quali dipendenti del sistema sanitario regionale. Lo stupore aumenta leggendo la parte successiva del documento che, smentendo sostanzialmente l’affermazione precedente, per i medici di famiglia, si fa riferimento all’ordinamento attuale, quello cioè di liberi professionisti convenzionati”.
“Registriamo inoltre con dispiacere l’incapacità di analisi della situazione e soprattutto l’assenza di un’analisi degli errori – aggiunge – sempre doverosa da parte di chi ha la responsabilità e l’onere di gestire un’organizzazione complessa, soprattutto in corso di eventi catastrofici. Un evento catastrofico spesso rende inevitabili gli errori, tutti lo sappiamo, ma gli errori devono essere riconosciuti, vanno corretti, non vanno nascosti”. Per Pedrini, “la proposta del passaggio alla dipendenza dei medici di medicina generale comporterebbe il venir meno del rapporto di fiducia tra medico e paziente, sostanziato dalla fine della libera scelta del cittadino, tanto cara a chi governa la nostra regione”.
Il documento regionale dunque “Coomporterebbe quantomeno un raddoppio dei costi attuali per gli oneri riflessi, l’obbligo per la Regione di fornire idonei locali e strutture, di fornire tutto il personale necessario (infermieri e amministrativi) e non solo un modesto e parziale rimborso come avviene attualmente, di garantire le turnazioni dei medici che non potrebbero essere di certo utilizzati 12 ore al giorno, quindi quanto meno un raddoppio degli stessi, cosa impossibile in quanto si fatica già a coprire gli organici attuali”.
A meno che, conclude la numero uno di Fimmg Lombardia, “con un’inappropriatezza di linguaggio a cui siamo stati abituati, non si volesse intendere solo la volontà di introdurre norme che rendano il medico di famiglia succube della politica, come già purtroppo è avvenuto per i colleghi che lavorano negli ospedali. Non ci sembra pertanto necessario commentare oltre”.
Non si tratta della prima accusa dai medici lombardi: negli articoli correlati, subito sotto i commenti, il durissimo scambio fra Gianluigi Spata, presidente dell’Ordine dei Medici di Como e della Lombardia, e l’assessore al Welfare, Giulio Gallera.
3 Commenti
Caro Gioele, come non darLe ragione….
Il testo probabilmente l’avrà scritto, con tutto il rispetto x lui, l’usciere..
Forza sanitari, siete i nostri Angeli
Sono sorpreso che ci sia tanta sorpresa.
La Lega di Salvini non è la Lega di Miglio e Bossi. I principi di quest’ultima erano la sussidiarietà, l’autonomia degli enti locali fino a forme di federalismo, una visione liberale e laica dello Stato. La Lega di oggi è reazionaria, intollerante, illiberale perfino grottescamente confessionale. Perché sorprendersi della richiesta di rendere i medici di base che sono liberi professionisti liberamente scelti dai loro pazienti, subordinati alle ATS a loro volta subordinate alla Regione? È il modo che gli illiberali reazionari, da sempre, utilizzano per condizionare i giudizi negativi sul loro operato.
In ogni caso, i giudizi negativi sulla gestione dell’emergenza Covid19 sono scritti sulla pietra. Per decreto non si cancellano.