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Nuovo stadio a Como? “Sì ma non così, vi spiego perché”. Maxi intervista allo storico super dirigente di Comune e Provincia

Sì al nuovo stadio e certamente un altro “sì” a mantenerlo nella sede attuale. Ci sono però delle criticità – alcune di assoluto rilievo – che, se non saranno chiarite nel dettaglio, non potranno che far sorgere pesanti dubbi sull’operazione “nuovo” Sinigaglia.

Nell’infinito dibattito – spesso anche dai toni molto accesi – sul futuro dell’impianto, si inserisce quale voce di assoluto rilievo, quella di Giuseppe Cosenza architetto e storico super dirigente del Comune di Como e dell’amministrazione provinciale. Conosce la questione stadio come pochissimi ed è netto fin da subito nello spiegare ciò che andrà fatto in futuro.

Domanda secca: lo stadio deve rimanere dov’è?
Sì. Nel 2016 ero dirigente in Comune e con la preziosa collaborazione degli uffici abbiamo predisposto la variante urbanistica che prevede di mantenere lo stadio nell’attuale sede dopo aver valutato con l’allora Amministrazione anche l’ipotesi di un suo spostamento. La riqualificazione proposta dal Calcio Como è una occasione straordinaria.

A far discutere è la mancanza di informazioni dettagliate sul progetto. Fatto che ha innescato un dibattito, a volte anche aspro, in città.
Personalmente avrei suggerito prima della presentazione della proposta di coinvolgere la città, con particolare attenzione ai residenti dei quartieri interessati e alle associazioni per raccogliere preoccupazioni ma anche proposte costruttive. Non si tratta infatti di decidere solo sullo stadio ma sul futuro di una parte consistente di Como, fatto che non può tradursi in un mero procedimento tecnico ma deve essere il frutto di un processo partecipato.

Perché a suo parere?
Perché tutto ciò avrà ricadute sul paesaggio in un’area di straordinaria bellezza con visuali lago-terra e viceversa, su un raffinato contesto urbanistico stratificatosi nel tempo e interposto fra i giardini a lago e la passeggiata di villa Olmo, sui beni storico-culturali riconducibili al razionalismo comasco e alla memoria storica della città, sulla qualità della vita dei residenti e delle attività economiche. E ovviamente sulla viabilità e sulla sosta sia nell’area dello stadio che sulla via Borgovico, oggi fortemente congestionata, con la sottrazione di un’area a verde di quartiere (il Pulesin) e l’abbandono della variante prevista nel vigente strumento urbanistico.

Esiste anche un altro rischio concreto?
La recente costituzione di due comitati di cittadini rischia di avviare conflitti che possono sfociare in contenziosi con allungamento dei tempi e dagli esiti imprevedibili che potrebbero compromettere l’iniziativa stessa. Peraltro, finora non sono emerse significative posizioni contrarie ma semplicemente la richiesta di partecipazione, chiarimenti e proposte di modifiche.

Ma scendendo sul pratico e parlando del progetto in sé?
Sono preoccupato per alcune criticità tecnico e giuridiche che potrebbero compromettere l’iter in corso. La normativa prevede la possibilità di costruzioni complementari con uso diverso da quello sportivo e se il richiedente è la Società Sportiva è prevista la concessione senza gara. Tuttavia, la significativa dimensione delle costruzioni complementari a carattere commerciale e turistico-ricettivo per circa 19.000 mq. farebbe diventare lo stadio complementare alle nuove costruzioni e non viceversa.

Dunque?
Il piano economico-finanziario deve contenere voci distinte fra finanziamento sull’impianto e nuove costruzioni per poterne verificare la ragionevolezza, proporzionalità e sostenibilità finanziaria. Se così non fosse per assurdo potrebbero essere avanzate proposte di scarso valore economico sullo stadio e di altissimo valore sulle costruzioni complementari. Le nuove costruzioni sembrano sovradimensionate per uno stadio da 15.000 spettatori ed esorbitanti dal punto di vista del valore economico considerate le funzioni altamente remunerative e tenuto conto di 99 anni di concessione richiesti.

Anche perché tutto ciò avrebbe ulteriori conseguenze.
Sì con tale impostazione deve essere verificato se invece deve applicarsi il codice dei contratti pubblici che assicura il principio di concorrenza prefigurandosi la proposta quale iniziativa imprenditoriale e il progetto sottoposto a gara.

Ma quali sono i vantaggi per il Comune?
Il vantaggio è la ristrutturazione dello stadio ma sussistono forti perplessità in ordine al giusto bilanciamento degli interessi pubblico-privato nel senso che la proposta sembrerebbe garantire ritorni economici significativi al proponente rispetto al Comune. Basti pensare all’alta redditività delle funzioni previste quali un centro salute, ristorazione e albergo ubicati in uno scenario di straordinaria bellezza con vista lago.

C’è poi il tema parcheggi e quello del canone di concessione.
Sarà realizzato, come parrebbe, un autosilo sulla via Borgovico i cui introiti saranno a beneficio del proponente e invece dovrebbe essere ceduto gratuitamente al Comune a scomputo degli oneri di urbanizzazione e a compensazione dei minori introiti per la prevista soppressione di parcheggi nella zona stadio. In pratica la capacità dell’autosilo di circa 400 posti è sostanzialmente sostitutiva dei posti blu esistenti in zona stadio, oltre a circa 50 stalli nel parcheggio Pulesin e quindi gli introiti che oggi sono a favore di CSU, società partecipata dal Comune, poi saranno a vantaggio della Società di Calcio. Altro aspetto da valutare è la previsione o meno di un canone di concessione a favore del Comune atteso che già oggi il Calcio Como corrisponde circa 200mila euro in assenza di funzioni commerciali. In tale situazione i mancati introiti per il Comune ammonterebbero a decine di milioni di euro se rapportati ai 99 anni di concessione richiesti. A compensazione di tali perdite non sono nemmeno previsti spazi ad esclusivo uso del Comune per funzioni pubbliche.

La normativa prevede alternative progettuali?
Va individuata la migliore soluzione nel rapporto costi- benefici per la collettività e l’ambiente. Si tratta di decidere sul futuro dell’area più iconica della città e spero sia stata considerata almeno un’alternativa di dimensioni commerciali ridotte con comparazione del relativo piano finanziario con quello invece proposto. L’assenza di tale comparazione rappresenterebbe una grave violazione.

E se invece il piano finanziario proposto fosse ritenuto corretto?
Allo scopo di salvaguardare i luoghi sarebbe comunque auspicabile che almeno una parte delle nuove costruzioni complementari fossero individuate in altre aree. La normativa è stata appositamente modificata nel senso che prima sussisteva l’obbligo della “contiguità” delle costruzioni complementari con l’impianto sportivo che ora è stato rimosso proprio per i casi come quello di Como. E quindi la vera domanda è perché costruire tutto in quel luogo così sensibile? Alcune funzioni potrebbero invece essere allocate in altre zone atteso il forte appeal di cui gode oggi la città di Como dal punto di vista turistico-ricettivo assicurando comunque un adeguato ritorno economico.

Il progetto prevederebbe, come detto, un nuovo autosilo in via Borgovico
Il rischio è spostare il traffico dall’attuale zona dello stadio e quello generato dall’utenza delle nuove attività su via Borgovico. Il previsto impianto semaforico e lo stesso autosilo rappresentano una notevole interferenza sulla fluidità del traffico sulla via Borgovico, già oggi fortemente congestionata al punto che in passato si è più volte ipotizzata una variante da villa Olmo alla Tangenziale, tutt’ora prevista dal vigente Piano Urbanistico. E allora se dal punto di vista politico si ritiene non più attuale tale variante sarebbe stato più appropriato dal punto di vista trasportistico realizzare l’autosilo nell’area ex Stecav di viale Innocenzo, peraltro più prossima al centro storico. Inoltre, la scelta del Pulesin è errata dal punto di vista urbanistico in quanto produce consumo di suolo e sottrae un’area a verde di quartiere fondamentale in contesti urbanizzati per la qualità della vita dei residenti.

E sul fronte dei vincoli?
Non è in gioco solo la qualità architettonica del nuovo intervento ma come questo si relaziona con il contesto, le visuali lago- terra e viceversa e il rispetto dei valori paesaggistici e storico- culturali presenti. Non siamo in presenza dello stadio più bello del mondo ma dell’unicità del contesto naturale e urbanistico stratificatosi nel tempo e degli elementi puntuali presenti che lo includono in uno degli scenari più belli al mondo. Si prevede di insediare circa 19.000 mq di nuove costruzioni in un contesto che rappresenta la memoria storica dei comaschi come ben richiamato nella lettera di accompagnamento al decreto di vincolo inviata all’epoca al Comune che evidenziava “…per il loro stretto legame con le vicende cittadine e per essere parte integrante di un raffinato e unitario complesso urbanistico. La Legge 120 del 2020 prevede la deroga al codice dei beni culturali ma nel rispetto di specifici elementi strutturali, architettonici o visuali la cui individuazione è rimessa ad un provvedimento del Ministero dei Beni Culturali. Il legislatore ha inteso contemperare i due interessi in gioco: esigenza di ristrutturazione e tutela dei beni culturali.

E tale deroga è stata chiesta?
Non risulta sia stata richiesta, diversamente da come avvenuto per lo stadio di Firenze anch’esso sottoposto a vincolo, e pertanto il Comune e la Società Calcio Como hanno deciso di procedere con il rito ordinario e cioè con l’acquisizione del parere della Soprintendenza nel corso della Conferenza di servizi.

Scelta giusta?
A mio avviso no, è un errore, ancora rimediabile essendo la procedura in corso, in quanto nel 2002, in occasione del rifacimento della curva est fu proprio la Soprintendenza a indicare una altezza massima di 7 metri. Ora il contesto è rimasto lo stesso e quindi un parere favorevole sul nuovo progetto con costruzioni aventi significativi volumi e altezze di oltre 22 metri rappresenterebbe una evidente contraddittorietà dell’azione amministrativa. Viceversa, se fosse stata richiesta la deroga sarebbero noti gli specifici elementi strutturali, architettonici o visuali di cui sia strettamente necessaria ai fini testimoniali la conservazione e il progetto sarebbe stato predisposto nel rispetto di tali principi con la Soprintendenza che ne avrebbe preso atto nell’ambito della conferenza dei servizi.

In conclusione?
Lo stadio è in forte degrado e ben venga un intervento di riqualificazione ma con una soluzione coerente con il contesto paesaggistico-ambientale e le presenze storico-culturali riconducibili al razionalismo comasco e tenuto conto delle esigenze dei residenti e delle attività economiche del quartiere. Nell’ambito del procedimento in corso se il piano economico-finanziario presentato non dovesse essere validato, si potrà procedere solo con una riduzione dei 99 anni di concessione richiesti e/o un ridimensionamento delle costruzioni complementari. Tuttavia a mio avviso sarebbe auspicabile una modifica che può essere condivisa dal Comune e dal Calcio Como già nell’attuale procedura e senza perdite di tempo attraverso la rimodulazione del Piano finanziario prevedendo che una parte delle costruzioni complementari turistico-ricettive e l’autosilo siano ricollocati in altre zone della città salvaguardando le peculiarità paesaggistiche e storico-culturali presenti nella zona stadio ed evitando interventi sulla via Borgovico già oggi fortemente congestionata.

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