La crisi della ristorazione dovuta alla pandemia, nel Comasco riguarda anche intere famiglie che hanno scelto di dedicare la propria vita a un settore dove impegno e fatica si rispecchiano prima di tutto nei sorrisi dei clienti a tavola.
Giuseppe Molteni e il figlio Matteo sono i protagonisti di due storie che corrono su strade parallele: dopo 25 anni dedicati alla gestione dell’Osteria dell’Alpe di San Fedele Intelvi, Giuseppe decide di dare al figlio la possibilità di esprimere al meglio il proprio talento in una nuova cucina.
Così a luglio del 2019 apre il ristorante Diverso Bracery, a Menaggio, dove Matteo a soli 23 anni può iniziare la sua avventura. Ma, dopo pochi mesi dall’apertura del locale, arriva la pandemia e tutti i sogni sembrano svanire in uno schiocco di dita. La famiglia Molteni, ora, vive quindi una crisi doppia che percorre il lago e arriva fino alle valli intelvesi.
“Purtroppo la situazione è drammatica – spiega Giuseppe – nel weekend in zona gialla siamo stati presi d’assalto all’Osteria dell’Alpe, c’era davvero tanta gente. Ma lavorando molto le carni, trattandosi di merce che va in deperimento abbastanza in fretta, non è facile sopravvivere se continui ad aprire e chiudere il locale. Non sappiamo più cosa dire ai dipendenti perché non abbiamo certezze, infatti abbiamo deciso di tenere chiuso il locale fino a nuovo ordine e non faremo asporto. Per quanto riguarda i costi, abbiamo ricevuto 6.300 euro di ristori lo scorso novembre ma ne abbiamo sborsati 8.400 dopo una settimana per le varie scadenze da pagare. Quindi non sono stati sufficienti, nemmeno per le utenze. Ora a metà mese avremo altre spese, cosa facciamo? Non le paghiamo?”.
Ma l’apprensione maggiore di Giuseppe, in questo momento, è per i giovani. “Mio figlio si è messo in proprio con il suo nuovo locale e sono molto preoccupato anche per lui – afferma – ho talmente tanti pensieri che non ci dormo più la notte. Sono stato io a consigliargli di fare un’esperienza sul lago. Lui lavorava in Spagna, in una cucina stellata di Madrid, e poi si è spostato nel ristorante privato della Marina a Genova. Pensavo che con un nuovo locale sul Lago di Como potesse lavorare bene, visto il turismo crescente degli ultimi anni, ma ora mi chiedo se ho fatto bene”.
Lo stesso Matteo ci conferma una grande preoccupazione per la situazione attuale. “Quando abbiamo aperto il Diverso a Menaggio c’erano tutte le potenzialità per lavorare al meglio – spiega – purtroppo, visto l’andamento della pandemia, negli ultimi mesi abbiamo deciso di non aprire. E’ da ottobre che siamo chiusi, perché i soldi uscivano ma non entravano nemmeno nei brevi periodi di apertura, e i dipendenti sono in cassa integrazione da mesi”.
Dopo esperienze all’estero e in ristoranti di chef stellati sul nostro territorio, tra cui anche Mauro Elli, Matteo aveva tanta voglia di portare alla ribalta la propria attività. Ora, invece, prova solo una grande delusione per una crisi inaspettata.
“Per me è tutto un controsenso – aggiunge – dalla scelta di dividere le tavolate con gli stessi amici, al concedere il solo pranzo a discapito della cena. In più, se tieni aperto il locale rischi anche di essere multato. Io ho 24 anni e ho deciso di mettermi in gioco aprendo un nuovo ristorante, puntando su un target medio alto e quindi un diverso tipo di cucina, ma lo Stato non mi aiuta e prende decisioni assurde. Noi giovani siamo fortemente penalizzati da questa situazione, nessuno ci tutela. Dopo la chiusura del mio locale ho aiutato mio padre all’Alpe, ora farò delivery al Diverso ma con un menù differente, hamburger”.