RADIO COMOZERO

Ascolta la radio
con un click!

Attualità

Parapetti misto frutta sul lungolago di Como, maxi reportage del lettore: “Dobbiamo davvero inventarne di nuovi?”

Nei giorni in cui è esploso il dibattito intorno ai prototipi dei nuovi parapetti del lungolago bocciati all’unanimità (qui le cronache). Riceviamo l’ampio reportage di un lettore che ha deciso di immortalare lo stato delle protezioni tra strada e lago praticamente in tutto il primo bacino. Un lavoro certosino e non di pochi minuti pertanto ringraziamo di cuore Francesco Arbarelli, organista e violinista. [Per contributi, segnalazioni, reazioni e opinioni: redazionecomozero@gmail.com, il numero Whatsapp 348.6707422 o la pagina dei contatti].

Il prototipo dello scandalo

E’ necessario però precisare un passaggio sui parapetti oggi fuori norma. Per esempio, gli storici timoni presenti sul Lungolago Mafalda di Savoia verranno sottoposti alle nuove regole (che prevedono altezze diverse e la non scalabilità del manufatto) solo nel momento in cui saranno tolti dalla posizione originaria. Insomma, finché non li tocchi possono stare lì. Suona strano ma queste son le disposizioni.

Inoltre, tornando al dibattito pubblico e politico, non bisogna dimenticare la proposta alternativa: lasciare il lungolago libero e senza impedimenti (qui i dettagli).

Passiamo alla mail di Francesco:

Buongiorno.
Vi scrivo con la speranza di poter essere pubblicato sul vostro giornale, o in alternativa auspicando che questa riflessione possa servire da spunto per un vostro articolo a riguardo. In seguito alla bufera sui prototipi orrendi dei parapetti presentati per il lungolago, oggi ho fatto una passeggiata da Villa Olmo a Villa Geno, divertendomi a contare quanti tipi di parapetti conta il lungolago cittadino.  Sorprendentemente, si scopre che la maggior parte di questi non solo hanno un’altezza addirittura inferiore ai tanto rimpianti vecchi parapetti con i timoni, ma la quasi totalità di essi é addirittura scalabile facilmente da chiunque (!!). Partendo da Villa Olmo, ecco che solo un basso muretto protegge i passanti dal lago…

Si prosegue, e poco dopo il ciglio si presenta così.

Per poi trasformarsi.

E ancora.

E ancora.

Poco dopo, il parapetto si trasforma in semplici tubi di ferro orizzontali, l’apoteosi della scalabilità che ritroveremo poco dopo in viale Geno.

Si prosegue, e finalmente si raggiunge il tratto con i timoni superstiti (Lungolago Mafalda di Savoia, Ndr).

In alcuni tratti decisamente deteriorati.

E qui la proposta. Perché non smontare i parapetti sopravvissuti in questo tratto, ristrutturarli e restituirli alla città sul nuovo lungolago insieme agli altri già restaurati? Si andrebbe a risolvere il problema della lunghezza per coprire l’intero tratto di lungolago, mentre per il problema dell’altezza, basterebbe spessorarli di 10 cm alla base. Possibile poi che non si possa chiedere una deroga per quanto riguarda la “scalabilità”? Servirebbero, certo, nuovi parapetti per il tratto dal tempio voltiano al nuovo lungolago, ma si può scegliere tranquillamente uno dei tanti modelli già presenti fino a Villa Olmo e replicare, senza inventarsi nuove soluzioni al limite dell’orrendo.

Si procede e si arriva finalmente sul nuovo lungolago. Vicino alla nuova struttura del pontile 4, a voler essere pignoli, andrebbe forse posizionato un ennesimo parapetto.

Si cammina ancora e si arriva in viale Geno, dove come soluzione si ripropongono gli “eleganti” tubolari già visti precedentemente.

E in un piccolo angolino, la vera chicca.

Che dire, semplicemente il lungolago più bello del mondo! Con mille parapetti diversi, Davvero dobbiamo inventarcene uno nuovo ancora?

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Potrebbe interessarti:

Videolab
Turismo