L’ultimo decreto Conte, è noto, rinvia l’apertura di parrucchieri e estetisti (non dimenticando bar e ristoranti) al prossimo primo giugno, anche se qualche spiraglio sull’ipotesi 18 maggio negli ultimi giorni si è è aperto, pur senza troppe speranze.
Abbiamo ricevuto decine di interventi in questi giorni e ne abbiamo pubblicato alcuni che sintetizziamo in tre, fondamentali, passaggi.
2 – Parrucchieri e centri estetici chiusi, la furia di Cna: “Il governo condanna a morte il settore”
In questo gigantesco dibattito arriva la lettera di Andrea Testa Pozzuoli noto figlio e socio della conosciutissima Angela Pozzuoli fondatrice dello storico salone di acconciatura di via Odescalchi, centro storico di Como. Andrea ha 35 anni e da qualche anno sì è preso l’impegno di portare avanti l’attività di famiglia.
Non è un pensiero controcorrente rispetto ai colleghi quello di Andrea, vero. Però contiene alcune sfumature che, in controluce, aggiungono e sottolineano evidenziando un altro modo di guardare al lockdown prolungato per la categoria.
Ecco il contributo:
Buongiorno,
Premetto non ho lauree, né tantomeno titoli che mi permettano di decidere quando la nostra attività possa ripartire.Mi sento comunque in dovere di dare un’opinione su quello che stiamo vivendo.
Sento tanti colleghi da tutta Italia che, in questi giorni, si stanno lamentando. Firmano petizioni, creano gruppi su facebook, organizzano presidi davanti alle protezioni civili di varie regioni, alcuni nei parchi, altri si incatenano ai negozi, rivendicando il diritto di poter riaprire prima. Semplicemente chiedendo il diritto al lavoro.
Discriminati come settore anche se già detto da molti, che in realtà segue già da prima norme severe.
Non siamo sovversivi né vogliamo esserlo, ma siamo pronti a tutto, pur di iniziare a lavorare, non per i profitti intendiamoci, ma per adempiere alle spese che un’attività sostiene, che nessuno ha bloccato, per dare una dignità a noi e ai nostri collaboratori. che ad oggi ancora nessuno ha aiutato.
Siamo disposti a bardarci stile medico in corsia, rispettando in modo severo un protocollo, ma la verità è che un protocollo ufficiale ad oggi non c’e’ , e forse tra i centinaia di esperti impegnati nel contenimento del virus almeno uno di loro, invece di concentrarsi sulle date, avrebbero potuto pensarlo.
Mi rendo conto che la situazione sia grave e senza precedenti.
Io mi sono sempre reputato una persona ponderata e responsabile, come tanti altri miei colleghi sia chiaro, non chiediamo un apertura anticipata se gli esperti la reputano un azzardo, teniamo anche noi alla nostra salute e a quella degli altri.
Dieci giorni in più o dieci giorni in meno a questo punto non cambierebbero se ci fossero da parte dello Stato azioni senza precedenti, garanzie adeguate, blocco delle imposte , tutela, liquidità’ concreta e tangibili subito, e non solo parole e promesse dette dietro uno schermo con la scritta diretta.
Con umiltà.
Andrea Testa Pozzuoli
Intanto su Change cresce a vista d’occhio, per adesioni, la petizione:
5 Commenti
Una cosa che forse sfugge ai più è che è la difficoltà a stabilire con sicurezza il “come” più che il “quando” a tardare le aperture… siamo stati travolti, tutti, la prima cosa da affrontare era e doveva essere la catastrofe di malati e morti, ora si cerca di fare il resto… sono passati meno di due mesi!
Lo Stato che hanno sempre combattuto evadendo…
Attività basate sul debito, se non riescono a mantenersi qualche mese senza lavorare. Gente che evidentemente ha sempre vissuto al di sopra delle proprie reali possibilità. E ora pretendo che lo Stato le mantenga. Lo Stato, lo Stato…
Gli esperti dicono che con il virus dovremo conviverci per molto e allora iniziamo a farlo, tenendo forzatamente chiuse queste categorie rischiamo due cose, che i disonesti facciano lavoro nero a domicilio, e che le mafie si impossessino delle attività ormai diventate passività….
I commercianti che hanno evaso (tanti) tirino fuori i soldini messi via in nero e usino questi. Per gli onesti: ok ad aiuti. Lo Stato ha tutti gli strumenti per stanare i furbetti (incrociando i dati). Gli imprenditori che, con attività ben funzionanti dichiaravano redditi bassi, la piantino di piagnucolare.