Società Pedemontana a caccia degli evasori svizzeri del pedaggio sull’autostrada lombarda. E soprattutto – a dispetto di dubbi e persino primi responsi legali – in azione in modo del tutto legittimo a dispetto dei dubbi iniziali. A portare alla luce la vicenda è il giornale ticinese online Tio.ch, con una accurata indagine sulla situazione.
Tutto nasce dai dubbi di un 33enne ticinese che lamentava al giornale l’arrivo di un sollecito per i mancati pagamenti di diversi pedaggi sulla Pedemontana, cosa che – protestava sempre l’automobilista – in teoria non sarebbe consentita. Come mai? In virtù delle condanne a due dirigenti di una società svizzera di recupero crediti risalenti al 2023 per aver inviato solleciti per il pagamento di altre multe a un cittadino svizzero. Una pratica, questa, che però in prima battuta sia la Corte penale del Tribunale penale federale, sia la Corte d’appello avevano giudicato scorretta in quanto basata su “atti compiuti senza autorizzazione per conto di uno Stato estero”, cioè l’Italia. E proprio su questo precedente il 33enne che si è trovato il sollecito dalla Società Pedemontana riteneva non fosse un atto regolare nemmeno quello. E invece, ha scoperto Tio.ch, le cose stanno diversamente.
Dopo aver interpellato il Tribunale penale federale, infatti, i giornalisti svizzeri hanno scoperto che “un ulteriore appello degli imputati è passato al Tribunale federale che ha annullato la sentenza […] e inviato l’incarto alla Corte d’appello del Tribunale penale federale. Circa due mesi dopo, il 1° luglio 2024, quest’ultima ha infine confermato l’assoluzione dei due dirigenti della società” di recupero crediti.
In particolare, motiva la sentenza, il Tribunale penale federale ha indicato che “secondo il Tribunale federale la legge sull’assistenza giudiziaria internazionale non consente di stabilire in via definitiva se l’invio della lettera […] debba essere considerato in termini di notifica diretta (consentita in Svizzera) di una sentenza italiana relativa a un’infrazione stradale o in termini di esecuzione diretta (vietata in Svizzera) di tale sentenza”. Di conseguenza, a causa di un’incertezza relativa all’interpretazione legale dei fatti, la condanna dei due dirigenti della società è stata giudicata “contraria al principio di legalità”.
In estrema sintesi, i solleciti inviati dalla società svizzera di recupero crediti sono stati intesi come un “aiuto” alla persona multata per pagare e non come una vera e propria intimazione di pagamento con tanto di termini e minacce di azioni esecutive o conseguenze negative di altro tipo sul territorio svizzero, cose queste ultime non permesse.
Arzigogoli, in apparenza, ma che fanno la differenza, poiché in concreto questa specificazione rende validi anche i solleciti (anzi, gli “aiuti”) ai cittadini svizzeri relativi ai pedaggi non pagati sulla Pedemontana e tutti gli atti simili ricevuti da altri cittadini elvetici. Che, a questo punto, saranno come minimo certamente più sotto pressione – per così dire – rispetto alla necessità di saldare gli eventuali pedaggi non pagati sull’autostrada lombarda.