Caro energia e caro carburante, una binomio che sta colpendo duramente il settore del trasporto. E la categoria, stritolata tra i prezzi del gasolio in crescita di oltre il 25% in un anno e quelli dell’energia che producono ulteriori ricadute negative, è prossima al collasso. Delle circa milleduecento aziende del settore attive sul territorio comasco e lecchese, “un buon 20% rischia di non arrivare a fine anno”, spiega Giorgio Colato, segretario regionale Fai (Federazione autotrasportatori italiani) Lombardia e past president Fai Como e Lecco.
Un pieno di gasolio per un veicolo pesante di oltre 11 tonnellate è aumentato in poco tempo passando da 674 euro a oltre 820 euro e “certamente gli autotrasportatori non riescono a recuperare tali aumenti dai committenti sempre più alle prese con un impennata dei costi energetici incontenibile”, spiega Colato. Da qui la forte agitazione nel comparto che chiede interventi al Governo e che preannuncia, se non si dovesse intervenire, l’inevitabile ricorso a forme di protesta come gli scioperi. Un’invocazione anche per evitare “tensioni che potrebbero sfociare in forme di protesta autogestite”, spiega Colato.
“Il costo di un pieno è cresciuto di 150 euro in media. Facendo due conti, alla luce del fatto che un Tir percorre una media di 100mila chilometri all’anno e consuma 3,5 litri al chilometro, rispetto ad un anno fa un trasportatore ha subito un incremento di circa 8600 euro per automezzo. Una mazzata”, spiega Colato. E così tra i costi del carburante, la crescita dei prezzi dei ricambi (+8%) e delle riparazioni (+7%) oltre “ovviamente ai costi legati all’energia elettrica, ecco che le aziende devono adottare sempre più spesso scelte drastiche come il fermo veicoli che poi sfocia sempre più spesso nello stop dell’azienda”.