“Non presenteremo più project financing per la città, se vorrà lo farà qualcun altro”. Così, clamorosamente, ci dice Angelo Majocchi presidente della notissima Nessi&Majocchi. Abbiamo contattato l’imprenditore per tornare a parlare del tanto desiderato e mai realizzato autosilo sotterraneo in viale Varese e, a conclusione di un’ampia riflessione (la trovate di seguito) Majocchi tirando le fila tra i niet al progetto piscina di Muggiò (per cui la nuova amministrazione ha optato per una ristrutturazione di cui ancora non si vede l’ombra) e quello per il viale appunto ha concluso con questa amarissima riflessione.
Ma torniamo a Viale Varese senza stalli, trasformato in un parco urbano attraversato da percorsi pedonali e ciclabili, con le mura finalmente valorizzate, verde curato e magari chioschi e tavolini dove sedersi senza essere soffocati dallo smog. Un sogno a occhi aperti, forse non del tutto impossibile se si fosse capaci di guardare oltre il parcheggio hic e nunc, uno stato di grazia che il viale più sottostimato della città vive ogni anno per qualche ora senza che nessuno, o quasi, se ne accorga.
Eppure questo è quello che succede in quel brevissimo momento tra divieto di sosta in vista della fiera di Pasqua e arrivo delle bancarelle: un viale totalmente libero dove pedoni e biciclette possono smettere di sentirsi ospiti indesiderati tra le auto in attesa di parcheggio.
L’idea di liberare l’area dalle auto in sosta salvando la comodità di parcheggiare a due passi dal centro esiste già da quasi quarant’anni, da quando, nel 1987, l’Unione Industriali propose un autosilo interrato di quattro piani. Un sogno ripreso in parte, nel 2014, appunto dall’impresa comasca Nessi&Majocchi: “L’idea iniziale era di eliminare i parcheggi a raso realizzando un solo piano interrato, per evitare di incappare in reperti archeologici o nell’acqua, ma il progetto non era economicamente sostenibile quindi si è pensato a una soluzione che mantenesse comunque parte dei parcheggi a raso, pur ridisegnando l’area verde – spiega Angelo Majocchi – legittimamente, però, la Giunta Lucini non ha ritenuto di accettare l’idea quindi non se ne è fatto niente e la Giunta Landriscina, pur optando solo per ridisegnare i parcheggi a raso, ha fatto lo stesso”.
“Il progetto che avevamo in mente prevedeva l’eliminazione di tutti i parcheggi dalle Orsoline fin quasi alla fine del viale, la sistemazione del verde e la valorizzazione delle mura medievali oltre alla concessione di nuovi chioschi – spiega l’allora assessore all’Urbanistica Lorenzo Spallino – obiettivo primario era quello di offrire posti auto in via prioritaria a residenti e lavoratori del centro storico, oltre che realizzare stalli di sosta a rotazione a cui affiancare nuovi parcheggi in tangenziale. L’obiettivo finale, però, dal mio punto di vista avrebbe dovuto essere addirittura quello di inserire anche viale Varese nella Ztl. Ma probabilmente, a quel tempo, la città non era ancora pronta per un passo del genere, mentre oggi solo un pazzo riaprirebbe via Garibaldi alle auto”.
Ma mentre viale Varese sembra condannato a restare per sempre un parcheggio, altrove si fanno scelte coraggiose: “A Berlino, nel quartiere di Graefekienz, dal 22 aprile verranno eliminati 400 parcheggi e lo spazio verrà riconvertito in aree verdi o dedicate all’interazione sociale – racconta Giovanni Frassi, fondatore della digital agency Ovosodo, già candidato con Barbara Minghetti alle ultime elezioni comunali, e sguardo attento su quello che succede oltreconfine e che si potrebbe prestare a fare da spunto per la “piccola” Como – il mondo oggi sembra girare intorno al diritto di muoversi in auto, ma i recenti caos viabilistici dovrebbero farci capire che non si può vivere solo in funzione delle quattro ruote, però è solo offrendo le infrastrutture che si possono cambiare le abitudini delle persone. Per questo, mi immagino il parcheggio di viale Varese come uno spazio per la mobilità alternativa, un parco attraversato da una ciclabile isolata dal traffico grazie al verde”.
Oggi, a quarant’anni di distanza dal primo progetto, è quindi possibile immaginare per viale Varese un futuro diverso dall’essere un grande parcheggio vista mura?
“Le uniche soluzioni percorribili sono mantenere in parte i parcheggi a raso o compensare i mancati introiti di chi realizzerebbe il piano interrato dandogli in gestione altre aree, ma per farlo serve la volontà politica e questa per Como è una soluzione troppo complessa – è il commento amaro di Majocchi – sicuramente da parte nostra il progetto è archiviato e, anche se le nostre radici sono qui, dopo l’ultimo (quello per la piscina di Muggiò, Ndr) non presenteremo più project financing per la città, se vorrà lo farà qualcun altro”.
8 Commenti
Oltre al fatto che sistemare il verde significava tagliare 63 alberi in viale Varese e ridurre sensibilmente in larghezza lo spazio destinato ai giardini pubblici
Meglio non fare nulla, giusto?
Oppure lasciare spazio agli uffici comunali, come per gli stratosferici render della Ticosa visti nell’ultimo anno del quinquennio Landriscina?
Edifici tardocomunisti anni ’80, ma con il lago sul pavimento….
I cosiddetti poteri forti di una città. Guai se le cose non vanno come dicono loro, diventano matti !!!!
Fare progetti costa: se non vengono mai (legittimamente) accettati, altrettanto legittimamente si smette di farli.
O lei continuerebbe all’infinito?
L’attuale amministrazione ancora non ha revocato con delibera di Consiglio che è venuta meno la pubblica utilità rispetto al progetto di Nessi & Majocchi per la piscina di Muggiò. Cosa aspetta? Che sia il proponente a fare marcia indietro per non assumersi responsabilità..?
Antonio Sant’Elia, una delle poche glorie comasche, disegnò la città del futuro, con una capacità visionaria che ancor oggi stupisce. Purtroppo, tra Trieste e il paradiso con gli eroi, a lui fu destinato il secondo, nel 1916, e nulla di quel piano potè essere realizzato (ma con i politici e gli amministratori che l’Italia ha avuto nell’ultimo secolo, probabilmente nulla sarebbe stato realizzato lo stesso). Ecco, bisognerebbe avere il coraggio di essere visionari, o semplicemente di guardare un po’ più in là delle punte dei propri piedi; e bisognerebbe avere a cuore la vita dei cittadini, che certo hanno bisogno di muoversi agevolmente, ma anche di vivere in pace la propria città. Ci vogliono idee, coraggio e anche molti soldi: i quali, per prima cosa, bisognerebbe evitare di sprecarli… Ma tanto Como sceglie sempre per progetti di corta veduta, purtroppo.
Comunque,gira che ti rigira a Como sempre e solo di fare parcheggi si parla
Io ricordo che da un rapido calcolo risultava essere un affare senza precedenti per il signor Majocchi e una enorme perdita di introiti per il Comune.