E se il Politeama non fosse mai stato chiuso? Se nel 2005, quando l’allora proprietario Alfredo Gaffuri l’ha lasciato in eredità al Comune – rendendolo contemporaneamente socio di maggioranza di uno dei tesori più belli e di una delle rogne più memorabili della città – l’ex cineteatro fosse stato perfettamente agibile e non già in agonia? A far sognare quello che poteva essere e non è stato, arriva oggi un progetto che risale a quasi trent’anni fa, quando l’edificio di Piazza Cacciatori delle Alpi era un luogo in cui pulsava ancora la vita.
A svelarlo per noi l’architetto comasco Arturo Zappa che, tra tavole disegnate a mano e ricordi, ci ha raccontato un sogno che ancora oggi appare modernissimo.
“Quando ero un giovane neolaureato, assieme ad alcuni amici ho partecipato ad un concorso internazionale di idee per il recupero di vecchie sale cinematografiche – racconta – e il Politeama, primo teatro in Europa in cemento armato e luogo di spettacolo alternativo al più ‘nobile’ Teatro Sociale, ci era sembrato il soggetto perfetto”.
E così ecco che dalla matita di Zappa e dei colleghi Christophe Angst, Marina Bonfigli, Laura Iraci e Cosima Scheggi Merlini, nacque l’idea di creare un vero e proprio polo della cultura visuale: “Volevamo un edificio che completasse un ideale quadrilatero della cultura insieme al polo letterario della Biblioteca, a quello musicale del Conservatorio e a quello artistico della Pinacoteca – spiega Zappa – Avevamo liberato la platea per utilizzarla per spettacoli e mostre multimediali accostando lo schermo al primo e al secondo ordine di palchi che avevamo trasformato in piccole sale per proiezioni private”.
Per i restanti spazi dell’edificio avevano immaginato un auditorium, mostre audiovisive, una scuola per il restauro di pellicole, una biblioteca specializzata, una cineteca e una soluzione innovativa di grande impatto per la giusta sostenibilità economica: “Accanto al ripristino del ristorante avevamo ipotizzato la costruzione di un nuovo volume in vetro e metallo sovrastato da una terrazza bar con vista sul Tempio Voltiano e il lago. Il Comune non mostrò mai interesse, ma noi non ci eravamo arresi e, grazie al padre di un’amica, capostazione a San Giovanni, avevamo esposto le tavole nella bacheca degli orari dei treni”, ricorda Zappa.
Poi, però, più nulla fino ad oggi: “Il Politeama merita una seconda possibilità e non sarebbe difficile accedere a finanziamenti per il suo recupero – dice – la pianificazione urbanistica non può essere terreno di scontro politico tra destra e sinistra ma riguarda tutti e, con un progetto valido, qualche privato interessato a investire sicuramente c’è”.
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Un commento
Andando a scartabellare, se si volesse farlo, sono molti i progetti di quegli anni validi ancora oggi per strutture acquisite dal Comune e che non sarebbero diventate fatiscenti come sono oggi…. a cominciare da Ticosa.