E pensare che – di norma – l’Italia è vista come un Paese decisamente più turbolento e incline alla protesta rispetto alla Svizzera e in particolare al vicino Canton Ticino. Eppure nelle ultime ore, l’immagine storica sembra essersi ribaltata, con la Confederazione che avvampa tra proteste, rimostranze e gesti fortemente simbolici.
Il primo avvenimento ha riguardato 300 ristoranti, concentrati soprattutto nella Svizzera tedesca, che a dispetto dei divieti oggi hanno aperto i locali. Una sorta di sfida a Berna, con l’obiettivo di mostrare plasticamente il dissenso contro le misure per arginare il Coronavirusche, per l’appunto, prevede la chiusura dei ristoranti. L’azione è stata promossa dal gruppo “Wir machen auf” (tradotto “Apriamo”), nato in Germania, che agisce in forma anonima.
Ma forse ancora più clamorosa è l’iniziativa annunciata per domani 12 gennaio dai medici ticinesi. In attese delle nuove decisioni in arrivo mercoledì prossimo dal governo centrale di Berna, l’Ordine professionale ha addirittura invitato tutti i proprio iscritti a esporre ai balconi e alle finestre degli studi medici un camice bianco a partire dalle ore 14. Orario in cui Contestualmente, anche i medici ospedalieri osserveranno un minuto di astensione dal lavoro.
Un’iniziativa clamorosa che – si legge nella posizione ufficiale – “nasce a seguito dei numerosi appelli rivolti al Consiglio di Stato e al Consiglio Federale, rimasti inascoltati”
L’obiettivo della protesta? Come ha scritto il presidente dell’Ordine dei medici ticinesi, Franco Denti, sensibilizzare le autorità della Confederazione “nella speranza che si adottino finalmente i provvedimenti che si impongono per contrastare la pandemia” e, nello stesso tempo, esprimere “un segno di vicinanza e solidarietà verso le famiglie ticinesi che hanno perso un loro caro”.
Inutile dire che il fine è stimolare misure più dure di quelle attualmente in vigore nel Cantone.