Ci sono donne che in questi giorni di convivenza forzata, senza la possibilità di uscire, stanno vivendo un incubo, nel senso più crudo e letterale del termine.
Vittime silenziose, o costrette al silenzio, di questi lunghi giorni che non per tutte sono piatti cucinati insieme e riscoperta di un tempo condiviso ma paura di alzare persino lo sguardo, di fare rumore, di chiedere i soldi per fare la spesa, che magari sono ancora meno del solito.
Anche in questi giorni, le donne vittime di violenza possono contare sull’aiuto di Telefono Donna, ma riescono davvero a chiamare sfuggendo al controllo del marito o del fidanzato, o anche solo alla presenza dei figli che no, non devono sentirle piangere?
“C’è chi chiama bisbigliando dal terrazzo con la scusa di fumare una sigaretta e la maggior parte riesce a chiamarci una sola volta – raccontano Margherita Galimberti e Nora Tolomei, operatrici dell’accoglienza della sede di Telefono Donna di Como – da marzo a oggi abbiamo ricevuto 22 chiamate da parte di donne che non ci avevano mai contattati prima. Un numero in linea con la media mensile ma significativo visto il momento particolare, in cui è quasi impossibile trovare un momento per telefonare”.
Ma anche se a regime un po’ ridotto, il centro antiviolenza continua ad offrire tutti i suoi servizi, dall’ascolto al supporto psicologico e legale: “Anche se non possiamo incontrarle di persona, continuiamo a garantire la nostra presenza anche attraverso videochiamate ma è molto complesso, soprattutto nel caso di donne straniere – spiega l’avvocato Laura Tettamanti – e la difficoltà di uscire per sporgere denuncia e il rallentamento del lavoro nei tribunali rendono le donne più vulnerabili e allungano ulteriormente i tempi per prendere consapevolezza e maturare decisioni definitive”.
“La sensazione è che ci sia un sommerso che non riesce ad emergere – dicono Margherita e Nora – l’insicurezza economica di questo periodo può esasperare convivenze già difficili ma rischia anche di condizionare le donne nella scelta di andarsene”.
“A volte ci sembra di fare un lavoro a metà – spiegano – ma è comunque un dire che noi ci siamo, è gettare un amo e, anche solo con un’unica telefonata, far sapere che esistono numeri che si possono chiamare in caso di necessità anche senza bisogno di parlare (trovate i numeri in fondo all’articolo, ndr)”.
L’appello delle operatrici di Telefono Donna, però, è rivolto anche a chi la violenza la vede o la sente attraverso i muri e le finestre socchiuse e pensa che non siano affari suoi, che se quella signora triste che incontra ogni tanto sulle scale ha bisogno di aiuto chiederà, non è il caso di impicciarsi: “Non fate finta di niente. Non serve che chiamiate per forza il 112 ma parlate con le vostre vicine di casa quando le incontrate, chiedete. Perché la prima rete che salva è quella dei vicini”.
Numeri utili:
031 304585 Telefono Donna (lunedì 10-16/martedì e giovedì 9-14/mercoledì e venerdì 13-18)
1522 Numero nazionale antiviolenza gratuito a cui è possibile telefonare 24 h su 24 o scrivere tramite chat sul sito 1522.eu (è possibile anche scaricare l’app sul proprio cellulare, se non controllato da altre persone)
In caso di emergenza contattare sempre il 112.
È consigliabile anche scaricare l’app Where are U (qui tutti i dettagli) che permette di chiamare il 112 inviando automaticamente la propria posizione anche senza bisogno di parlare con l’operatore.