“Grazie a tutte le lombarde e a tutti i lombardi che hanno sostenuto la legge di iniziativa popolare. La nostra lotta comunque continuerà”, lo dice Angelo Orsenigo, consigliere regionale del Pd, dopo che, questo pomeriggio, in consiglio regionale è stata bocciata dal centrodestra la legge di iniziativa popolare che mirava a rimuovere l’equivalenza tra sanità pubblica e privata dall’attuale norma regionale di settore. Con 39 voti a favore e 23 contrari la maggioranza ha sancito il “non passaggio alla trattazione degli articoli” del testo di legge, mettendo fine al percorso iniziato a marzo del 2024 con il lancio della raccolta firme.
“Crediamo che la destra lombarda abbia fatto un gravissimo errore bocciando la proposta di legge d’iniziativa popolare e dando la porta in faccia a 100mila lombarde e lombardi che hanno chiesto una cosa sola: il diritto a poter essere curati in tempi e condizioni dignitose. Evidentemente contano di più i budget di alcuni grandi gruppi della sanità privata e non si vuole mettere mano a un sistema che oggi palesemente non funziona”, fa sapere Orsenigo.
La proposta di legge di iniziativa popolare verteva sui primi articoli, quelli relativi ai principi, e mirava a rimuovere l’equivalenza tra sanità pubblica e privata, mettendo in capo alla Regione il compito di governare l’offerta della sanità privata. Secondo l’impostazione del Pd è la Regione e non il mercato che deve dire al privato quali prestazioni servono al sistema, visto che il settore pubblico da solo non basta. In questo modo, orientando i servizi offerti, si possono anche ridurre le liste d’attesa. Un elemento fondamentale di questo meccanismo, annunciato da anni ma non ancora realizzato, è un Centro unico di prenotazioni che coinvolga anche le prestazioni fornite dal privato in regime di servizio sanitario pubblico: la Regione lo aveva promesso per il 2016, ma non sarà avviato nemmeno in questa legislatura.
“Puntavamo su quattro i pilastri della sanità: l’universalità del servizio, perché la salute deve essere garantita a tutti i cittadini e non solo a chi si può permettere di pagare; la ricostruzione della medicina territoriale, dopo anni di depotenziamento; la prevenzione come principio fondante della salute dei cittadini e della sanità stessa; il governo della programmazione sanitaria pubblica e privata, cancellando, appunto, l’equivalenza e integrandole nel nome della trasparenza e della sussidiarietà”, conclude il consigliere Pd.