Un “cruccio” che diventa, all’improvviso, un appello al sindaco Mario Landriscina. Nel mare magnum di teorie e teoremi sul futuro del traffico tra Como e i paesi confinanti, l’ex assessore alla Viabilità e al Verde (seconda giunta Botta, 1998-2002), Nini Binda, ha rilanciato con forza la sua utopia mai realizzata: la recinzione completa dei giardini a lago.
“Io ho un grosso cruccio – ha detto in un inciso del discorso più ampio sulla mobilità tenuto ieri a Villa Imbonati, San Fermo – quel cruccio è la mancata realizzazione della recinzione dei giardini a lago. Avevo i capitali, avevo il via libera della Soprintendenza, avevo il progetto. Eppure non se ne fece nulla”.
Andò esattamente così in effetti: il progetto, che avrebbe interessati circa 48mila metri di superficie verde, monumenti inclusi, sarebbe costato circa 600 milioni di vecchie lire e avrebbe dato vita al “Parco delle Architetture e delle Memorie”.
Gli elaborati di massima, quelli su cui non ci fu lo stop dei soprintendenti, prevedeva una cancellata lunga oltre 300 metri, con “lance”di metallo alte due metri. L’inclusione nel serpentone di ferro avrebbe incluso il Monumento ai caduti, il Tempio Voltiano e tutta l’area vede, giochi per i bimbi compresi.
Di giorno, naturalmente, varchi aperti. La notte chiusura completa, perché secondo Binda (che trovò un alleato nel suo successore leghista, Diego Peverelli, ma con lo stesso insuccesso finale) “l’effetto deterrente sui malintenzionati che soprattutto di notte bivaccano o danneggiano la zona, sarebbe stato sicuro”.
Come anticipato, la proposta di Binda si arenò tra le polemiche, esattamente come accaduto a chiunque altro abbia rispolverato l’ipotesi nel corso degli anni. Ieri, però, l’ex assessore della giunta Botta ha rilanciato la metaforica palla nelle braccia del sindaco Mario Landriscina e, indirettamente, di Marco Galli, che oggi ha la delega a Parchi e Giardini.
“Sapendo che dovete rifare i giardini a lago (qui il nuovo progetto) – ha detto Binda – chiedo al sindaco Landriscina di andare a guardare nei cassetti del Comune. Da qualche parte troverete il mio progetto. E chi lo farà passerà alla storia”.
Landriscina in battuta non ha replicato, ma nelle scorse settimane – anche se informalmente – proprio l’assessore Galli aveva sostanzialmente escluso questa ipotesi, peraltro non contemplata nel progetto in via definizione per il prossimo rifacimento. La sensazione è che, anche 17 anni dopo, la recinzione dei giardini resterà nell’eterno cassetto.
Un commento
E se al posto di chiudere l’area di spartissero in modo diverso le presenze delle forze dell’ordine? Al posto di avere una decina di agenti stazionanti di giorno intorno al furgone posteggiato se ne lasciassero non più di 2 o 4 per volta in movimento a coprire le 24h e tutta l’area? Da cittadino mi sentirei più sicuro e “protetto” e preferirei poter usufruire dei viali del parco piuttosto che doverci girare alla larga perchè chiusi e incontrare i soggetti pericolosi da qualche altra parte non controllati…