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Le notti di lucciole e maggiolini a Dizzasco, quando potevi incontrare Churchill

Se si pensa a Dizzasco, solitamente viene alla mente un semplice borgo di passaggio della Valle Intelvi tra Argegno e Castiglione, diviso a metà dalla strada provinciale.

Per conoscere meglio la vera anima di questo piccolo borgo siamo andati a passeggiare tra le sue viuzze, per incontrare, oltre alle molte persone che respirano quotidianamente l’aria di montagna, anche il giovanissimo e infaticabile primo cittadino Aldo Riva, classe 1994, eletto a soli 25 anni nel 2019.

Già entrando all’interno delle mura comunali si può percepire un’atmosfera molto famigliare, con un via vai continuo di chiamate e persone che interpellano senza sosta il giovane sindaco per ogni piccola esigenza “Aldo quanta pasai a ritira’ l’umid” (“quando passano a ritirare l’umido”) oppure “Aldo a va mia al lampion” (non funziona il lampione”). Inoltre, al contrario di quanto sta succedendo in tutto il resto della Valle Intelvi, i residenti non scappano da Dizzasco.

“Nel 2019 eravamo in 580 oggi siamo quasi 650 – spiega il sindaco – e siamo in controtendenza rispetto al territorio. Questo avviene perché, nonostante siamo molto vicini al lago e a Como, gli affitti costano poco. È fattore determinante per coloro che si vogliono trasferire nelle nostre zone”.

Nonostante ciò però non è tutto rose e fiori nel borgo della Valle Intelvi: “Purtroppo manca qualsiasi tipo di attività o luoghi fulcro della socialità. Infatti qualche mese fa ha chiuso anche l’ultimo bar”.

Ma non è sempre stato così, infatti una volta le vie di Dizzasco pullulavano di vita: “Una volta c’erano tantissimi negozi – spiega la residente Laura Franchi – avevamo il panettiere, il fruttivendolo, il ristorante, c’era di tutto! Inoltre passavamo molto tempo in oratorio e mangiavamo tutti assieme. Mio marito era il presidente della Pro Loco e da quando è venuto a mancare abbiamo perso molti eventi. Non dico che oggi Dizzasco sia peggio di prima, ma certamente il paese è cambiato. Oggi è un posto più tranquillo, dove si possono fare molte escursioni tra la natura come nella Valle dei Mulini. In un certo senso si può dire che stiamo diventando una lontana periferia di Como, molti vengono ad abitare qui per i prezzi bassi e poi vanno a lavorare in città”.

E l’opinione che Dizzasco sia ormai cambiata è parecchio diffusa: “Una volta la vita era decisamente diversa – sottolinea Luigia De Maria – si viveva principalmente di campagna. Gli uomini da marzo a novembre emigravano all’estero, chi in Svizzera, chi in America, per guadagnare qualcosa in più e mandare i soldi a casa alle proprie famiglie. Altri invece sceglievano la via del contrabbando. Avevamo poco e questo ci bastava. Non buttavamo via nemmeno la corteccia della legna, con cui si potevano costruire sedie e cesti. Oppure durante le notti, non avendo giocattoli, catturavamo le lucciole o i maggiolini”.

Anche sul tema dei nuovi residenti, la signora Luigia è molto scettica: “Tutta la gente che si trasferisce a Dizzasco lo fa solo per lavorare – dice – ma non fanno niente per la comunità. Basti vedere come oggi siano spariti tutti i negozi. Le abitudini sono decisamente cambiate rispetto a tanti anni fa”.

Sicuramente è un paese, come tutti quelli della Valle Intelvi, in forte cambiamento negli ultimi decenni: molti giovani sono partiti e numerose attività hanno chiuso i battenti. Ma dall’altra parte molte persone da tutta Italia stanno arricchendo la piccola comunità di Dizzasco. Come andrà a finire? Solo il tempo potrà dare una risposta e forse anche un futuro per il piccolo paese.

Mulini, asini, leggende e l’uomo che incrociò Churchill

Ma la verità su Dizzasco non finisce qui. Infatti il piccolo borgo della Valle Intelvi è denso di arte e storia, che vengono curate attentamente dall’associazione Amici di Dizzasco e Muronico: “Il nostro gruppo nasce nel 2008 con il preciso scopo di preservare la cultura non solo del nostro borgo ma di tutto il territorio – sottolinea il presidente Rina Bernasconi – siamo tutti volontari e qualsiasi attività che facciamo non è a scopo di lucro”.

Il piccolo borgo, nonostante le mini-dimensioni, è densissimo di storia: “La chiesa di San Sisinnio, a Muronico, è stata resa famosa da Winston Churchill in persona, che, dopo averla visitata ed esserne rimasto affascinato, la immortalò in un suo dipinto, oggi esposto a Londra. Riguardo a questa vicenda c’è inoltre una storia vera che siamo riusciti a documentare: Franco, un noto residente di Dizzasco, quando aveva 13 anni, si era recato alla chiesa per raccogliere l’uva. Lì notò subito un signore avanti con l’età, circondato da molti uomini, a cui offrì della frutta. Tempo dopo scoprì di aver incontrato proprio Winston Churchill”.

Non solo storia, ma anche natura, infatti da questo punto di vista Dizzasco non ha nulla da invidiare alle realtà circostanti, con la sua spettacolare Valle dei Mulini: “E’ angolo paradisiaco ancora integro esattamente come in passato – spiega – al suo interno si possono trovare numerosi opifici a forza idraulica. Si affacciano tutti sul torrente Telo. All’interno di alcuni di essi si possono trovare piccoli affreschi, uno su tutti quello di Santa Caterina di Alessandria, protettrice dei mugnai”.

Il piccolo paese di quasi 650 abitanti è famoso sul territorio anche per la celebre Invasione degli Asini: “Questa tradizione, che l’associazione organizza dalla prima edizione, nasce da una storia popolare, che coinvolge i paesi di Dizzasco, Castiglione e San Fedele – racconta Rina– essa veniva trasmessa oralmente in un periodo in cui quasi tutti, durante l’inverno, vivevano dentro le stalle per scaldarsi di fianco agli animali. La leggenda narra di un contadino che vide che sul campanile della chiesa di Dizzasco c’era dell’erba fresca, che poteva essere brucata dal suo asino. Decise così, per sfamare il proprio animale, di imbragarlo e di farlo salire sulla chiesa. Ahimè, sbagliò qualcosa e nell’alzare l’asino con la corda lo uccise. Un altro contadino di Castiglione, chiamato goss (colui che non è capace di tenere segreti), vide tutta la scena e cercò di corrompere il proprietario dell’asino, per non raccontare dell’accaduto, in cambio di una moneta per un bicchiere di vino. Lui si rifiutò. Così la storia si diffuse prima a San Fedele, dove c’erano i chiacchieroni, e da lì tutti ne vennero a conoscenza. Da allora gli abitanti di Dizzasco sono conosciuti come asan (asini)”.

Da questa leggenda, nasce la celebre manifestazione estiva: “L’idea è di un gruppo di artisti dell’Accademia di Brera, guidati da Nicola Salvatore, il cui intento è quello di valorizzare la cultura attraverso l’arte. Il paese così viene invaso per le vie da numerose opere d’arte oltre che ovviamente da qualche asino. Dalla pandemia abbiamo dovuto cambiare l’evento, limitandoci solo alla parte artistica”. Sicuramente molti aneddoti e storie interessanti, che rendono Dizzasco un paese denso di cultura e ancora tutto da scoprire

L’ARTICOLO CHE HAI APPENA LETTO E’ USCITO SU COMOZERO SETTIMANALE: ECCO DOVE PUOI TROVARLO

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