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Spezie, integrazione e problemi: via Milano alta, Como, mondo. “Rinascita nonostante la politica”

Non è via Paolo Sarpi ma non è sicuramente neanche il Bronx. È semplicemente se stessa, via Milano alta, con tutta la sua ricchezza, i suoi profumi, le tante lingue che si mescolano, ma anche con le sue difficoltà, spesso comuni a tante zone “periferiche” della città.

Perché raccontare questa via descrivendo solo quanto è bello, nel raggio di cento metri, passare dal profumo dei samosa a quello di spezie che trovi in vendita solo qui, fino all’odore di un italianissimo cuoio lavorato a mano da un altrettanto italianissimo artigiano, sarebbe inutilmente poetico e riduttivo. Così come lo sarebbe raccontare della poca cura e di un senso di appartenenza che tarda a nascere.

Via Milano alta, infatti, è tutto questo insieme, e forse è proprio questo a farne un potenziale “laboratorio sperimentale”, se solo si riuscisse ad andare oltre le apparenze e ai problemi spiccioli, e si provasse a immaginare di dare concretamente slancio all’entusiasmo di chi lavora qui e, tra le difficoltà, è riuscito a creare un equilibrio inaspettato.

“Sicuramente è difficile parlare di vera e propria coesione quando ci sono persone provenienti da paesi e culture così diversi, ma in via Milano la convivenza è decisamente migliorata, soprattutto negli ultimi anni anche perché chi lavora qui, e spesso vive anche qui, vuole stare tranquillo – spiega Monica Piazza del negozio di fumetti Crazy Comics – quello che ancora manca, però, è un maggior senso civico da parte di tutti, residenti e negozianti, ma anche maggior attenzione da parte del Comune a partire dalla pulizia di strade e marciapiedi per arrivare a qualche intervento estetico. Via Milano è uno degli ingressi alla città, non può essere così trascurata”.

Monica Piazza

“Non si può pretendere che chi abita qui abbia sempre i mezzi necessari per ristrutturare o fare interventi estetici ma sicuramente servirebbe maggior pulizia – le fa eco Alessandra, dallo storico negozio di arredamenti Corti – sicuramente negli anni la via è molto cambiata, la maggior parte dei negozi italiani che chiudono non riaprono o vengono presi da stranieri quindi, almeno per quanto riguarda la nostra tipologia di clientela, il passaggio si è ridotto ma continuiamo a lavorare bene”.

E che il cambiamento della clientela possa non essere necessariamente un danno, ma addirittura un arricchimento, lo testimonia anche chi, da straniero, accoglie nel suo negozio persone di tutto il mondo e anche comaschi alla ricerca di ingredienti e sapori difficili da trovare altrove: “Vengo dal Bangladesh e servo clienti sia stranieri che italiani – racconta Belal Miah, da dietro il bancone della sua macelleria Modina – basta trattare bene tutti i clienti, chi si trova bene torna sempre”.

Belal Miah

“Al mattino la maggior parte della clientela è italiana mentre al pomeriggio arrivano per lo più gli stranieri – conferma Nasir, del fornitissimo supermercato Dal Mondo – in via Milano si lavora bene, è un posto tranquillo anche se la crisi si sente e gli affari non vanno come prima”.

Un idillio quasi perfetto che tuttavia non nasconde qualche problema non troppo diverso da quello di altre zone della città che, però, l’intervento delle Forze dell’ordine e soprattutto il controllo da parte di chi lavora qui sta riuscendo a mantenere in limiti assolutamente tollerabili: “Ogni tanto qualcuno beve troppo e si picchia fuori dal bar qui vicino, oppure ci sono gruppi di ragazzi stranieri che alzano troppo la voce di notte – racconta un giovane pakistano, che preferisce restare anonimo, da dietro il bancone del Chicken Hut – ma la Polizia interviene sempre e la situazione è molto migliorata negli ultimi anni”. “E poi basta allontanare dal proprio locale chi beve troppo, come ho fatto io – aggiunge Deshika Gamage, titolare dello Sri Lanka Cafè – qui in realtà il problema più grande sono i parcheggi che mancano”.

Deshika Gamage

Una via che ce la mette tutta e con un potenziale ancora tutto da esprimere, quindi, che però da sola difficilmente ce la può fare senza l’aiuto dell’Amministrazione, come sottolinea Stefano Vicari, ex coordinatore cittadino di Forza Italia, ma anche titolare del negozio di arredamento L’Arte, proprio in via Milano: “Questa via il fondo l’ha già toccato ma se ora sta risalendo non lo si deve certo alla politica – è infatti il suo pensiero – questa è una delle poche vie fuori dal centro in cui c’è ancora passaggio di pedoni e, se hai l’idea giusta, qui funziona e sarà ancora meglio se verrà realizzato il parcheggio in Ticosa, magari con un passaggio pedonale ben chiaro verso via Milano. E poi non dimentichiamo che il maggior azionista di questa via è il Comune a cui appartengono la maggior parte degli immobili, perciò la cura, anche solo dal punto di vista estetico, deve partire dall’Amministrazione”.

“Perché il Comune non mette gratuitamente a disposizione i negozi vuoti di sua proprietà ad artigiani che vogliono avviare qui la loro attività? – suggerisce Salvatore Reina dal suo laboratorio di borse artigianali – questa potrebbe diventare una via di artigiani e di iniziative culturali ma quello che manca è l’attenzione alle cose belle. E in questo tutti devono fare la propria parte, a partire dall’Amministrazione”.

Salvatore Reina

 

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