Se in generale i casi dei contagi nelle Rsa e nelle case di riposo sono uno temi più scottanti degli ultimi giorni, quello specifico che viene da Albese con Cassano segna probabilmente un limite estremo.
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La struttura in questione è Villa San Benedetto, centro con 240 posti letto distribuiti tra il Dipartimento di neuroscienze cliniche (riabilitazione specialistica psichiatrica, generale e geriatrica; ambulatori specialistici di psichiatrica, psicologia, neurologia ed elettroencefalografia), la Residenza socioassistenziale (Casa di riposo-Geriatria, Nucleo Alzheimer, Nucleo comi e stati vegetativi persistenti) e la Residenza sociosanitaria per disabili.
Un centro moderno, all’avanguardia, senza dubbio strutturato su più livelli. Ma che oggi, in un comune comasco che conta poco più di 4mila abitanti, segna questi numeri in relazione alla pandemia Covid-19: 122 ospiti positivi sui poco più di 150 ospiti, 19 tamponi positivi su 35 collaboratori dei 330 totali (altri 7 in attesa di responso). Dato complessivo, 141.
In più, dati ancora dell’8 aprile, la stessa struttura parlava di “5 decessi, per altri 7 il sospetto di legame con il virus è probabile”.
Una situazione drammatica, con cifre più consone a un ospedale vero e proprio che non a una struttura socio-sanitaria.
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Ma non basta, perché è la progressione dei contagi che mette i brividi: rispetto ai soli ospiti, ancora l’8 aprile scorso i numeri ufficiali parlavano di 80 casi positivi a Covid-19, l’11 aprile erano saliti a 108, oggi già 14 in più stando agli esiti dei tamponi già noti. Quarantadue in 6 giorni, partendo dal giorno 8.
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“La situazione è grave, non c’è dubbio – spiega il sindaco di Albese, Carlo Ballabio – Ho scritto ai vertici di Villa San Benedetto proprio in queste ore per capire come fronteggiare questo quadro, per valutare i possibili sviluppi. E anche per avere ulteriori chiarimenti su quello che a mio avviso resta il problema maggiore: gli ingressi e le uscite quotidiane del personale”.
Già, perché ogni giorno da Villa San Benedetto i lavoratori escono dopo i lunghi turni di lavoro e tornano nelle proprie case, dalle famiglie.
“Ma i tamponi sui familiari dei dipendenti non vengono svolti – sottolinea il sindaco – Quindi, per noi come per le altre istituzioni, si tratta di liberi cittadini che, nei limiti delle restrizioni in vigore, possono uscire, fare la spesa, comprare i farmaci, fare le attività consentite fuori da casa. E chi assicura che, magari trattandosi di persone asintomatiche, così non si diffonda ulteriormente il virus? Queste persone, che tra l’altro in buona parte non risiedono nel paese ma vivono in altri comuni, andrebbero testate, secondo me”.
Domanda legittima, che necessariamente dovrà trovare in Ats e, in parallelo, in Regione Lombardia una risposta, un chiarimento.
Peraltro, Ad Albese c’è anche una seconda casa di riposo, questa comunale. “In questo caso – dice Ballabio – abbiamo 7 casi positivi su circa 70 ospiti. Più altri 8 casi tra cittadini del paese di cui 4 ricoverati”.
“Cosa non ha funzionato nel caso di Villa San Benedetto? Non lo so, ma certamente qualche cosa non è andata per il verso giusto e lo dico senza voler incolpare la struttura – conclude il sindaco Ballabio – Di sicuro, però, ora serve una risposta forte da parte di tutti, a partire dalle istituzioni superiori. E io credo che almeno sui familiari dei lavoratori i tamponi siano necessari”.
L’Ats li metterà a disposizione?
2 Commenti
” in Regione Lombardia una risposta, un chiarimento “:
commissariare la Regione,
fermate l’ecatombe ;
ricordate l’ex presidente con le giacche da freak ?
Fate fare i tamponi.
Ma il Fermi non è di quelle parti?
Che stimoli il serio controllo di dipendenti e loro familiari oltre agli ospiti.
Sennò si rischia una piccola Bergamo con carri funebri in processione.
Ora e sempre grazie ad operatori sanitari e delle FF.OO.