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Sant’Elia, scotch e trabattello: vergogna nazionale. Si mobilita il gotha dell’architettura

Era il 30 marzo e nell’asilo Sant’Elia si registrava una temperatura di 30 gradi. Il colpevole? La rottura del meccanismo di tre tende, problema già segnalato a novembre dell’anno scorso ma che, a oggi, non ha ancora trovato una soluzione nonostante le numerose richieste e proteste. Unica pezza – letteralmente – l’intervento di giovedì. Quasi una farsa: alcuni addetti hanno fissato le tende strappate con dello scotch argentato.

Non proprio da Belle Arti (foto sopra). A far rientrare l’emergenza ha forse contribuito il ritorno a temperature autunnali. O forse è solo che noi, abituati a convivere con la bellezza al punto da considerarne la cura quasi una scocciatura, spesso sembriamo dimenticarci che l’asilo Sant’Elia non è una scuola qualunque vittima dell’incuria, bensì uno dei più importanti edifici di Giuseppe Terragni, un capolavoro dell’architettura mondiale su cui anche una tenda rotta ha un impatto molto diverso che altrove.

E a ricordarcelo arrivano oggi due voci molto autorevoli, a testimonianza di come questo sia un problema sentito non solo da chi lo vive quotidianamente (le maestre e i bambini in primis) ma anche da chiunque conosca e abbia a cuore l’importanza di questo edificio.

“La sistemazione delle tende è un intervento da fare subito. Non conosco i tempi tecnici per realizzarlo ma mi stupisco che il Comune non ne capisca l’urgenza, che è massima”, parola di Pierre-Alain Croset, professore di Architettura e Studi Urbani al Politecnico di Milano (e autore di numerosi libri e saggi pubblicati sulle più importanti riviste internazionali), che aggiunge “L’obbligo morale del Comune è quello di tenere viva questa architettura ammirata in tutto il mondo. Bisognerebbe far appello all’orgoglio di essere proprietari e utenti di questo bene, perché si tratta di un privilegio straordinario”.

Pierre-Alain Croset

Gli fa eco Flavio Mangione, presidente dell’Ordine degli Architetti di Roma (che svolge da anni attività di ricerca sull’Architettura Contemporanea occupandosi anche del restauro di edifici contemporanei degli anni ’30 e ’40): “Intervenire sull’asilo Sant’Elia è un po’ come intervenire sulla Cattedrale di Noto. Su tutti i libri di storia dell’architettura c’è questo edificio, è un’opera d’arte d’importanza mondiale, una delle massime architetture del secolo scorso e se la popolazione e l’amministrazione non se ne accorgono, è una cosa particolarmente grave”.

Flavio Mangione

Averne cura è, secondo Mangione, anche uno strumento educativo fondamentale: “Nel rapporto di Legge per l’Architettura che è stato proposto all’ultimo Congresso Nazionale degli Architetti è stata messa al centro la necessità di un’educazione alla città e all’architettura a partire dai più piccoli. L’asilo Sant’Elia dovrebbe essere l’emblema di questo percorso perché ai ragazzi può essere spiegato che sono cresciuti in un’opera d’arte e raccontarne il valore. È uno strumento di cultura, non solo una realtà artistica, e occorre averne cura in maniera adeguata”.

E proprio per ragionare su un intervento il più possibile rispettoso del progetto originale, l’Archivio Giuseppe Terragni si è offerto con il Politecnico di Milano (che sta effettuando uno studio accurato sull’edificio) per dare indicazioni corrette sui restauri (è stato, ad esempio, ipotizzata la possibilità di inserire un sensore che faccia abbassare automaticamente le tende in caso di sole e pioggia). In questo nessuna risposta da Palazzo, anche se sul caso specifico l’assessore Bella spiega che: “Stiamo intervenendo ma tutto è subordinato al Bilancio e alle esigenze di altre strutture. In ogni modo è stato incaricato un tecnico che si sta occupando esclusivamente del Sant’Elia”. Tempi? “Non prevedibili oggi”.

E se alle questioni architettoniche e filologiche uniamo il fatto che l’asilo sarà frequentato dai bambini fino a fine giugno (e poi da luglio per iniziative culturali affidate all’Archivio Terragni), l’urgenza di intervenire per evitare i 30 gradi registrati già a marzo diventa evidente. Non può piovere per sempre.

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