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Scandalo asilo Sant’Elia, fronte unito dirigente, insegnanti, Consiglio e famiglie: “Ci siamo adattati, ora basta”

C’è un’altra chicca nascosta nella risposta all’interrogazione del consigliere Vittorio Nessi sull’asilo Asilo Sant’Elia (ne abbiamo parlato qui): rendere permanente la soluzione tampone adottata da due anni, cioè il trasferimento degli 80 bambini della materna nella scuola primaria Severino Gobbi di via Viganò. Decisione ritenuta ottimale poiché la struttura è “sotto utilizzata e con diversi spazi disponibili”. Ma cosa ne pensa chi la vive quotidianamente?

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“Sono spazi inadatti a una scuola materna – sostiene Valentina Grohovaz, dirigente dell’Istituto Comprensivo Como Centro – un tetto sopra la testa non è l’unica cosa che serve ai bambini”. E tra elementari costrette a stringersi e scuola media trasformata in un deposito, a risentirne è la qualità della didattica: “Avevamo in mente un nuovo progetto per rilanciare le scuole ma senza spazi è tutto bloccato – spiega – sono stata completamente tagliata fuori da qualsiasi comunicazione sui lavori e non discuto i tempi di cantiere, ma nel frattempo è necessario trovare una sede adeguata alla materna perché questa convivenza sta condizionando la qualità di tre scuole”.

Le fa eco Patrizia De Vivo, maestra e referente di plesso. “Abbiamo provato a creare spazi a misura di bambino ma ci sono limiti oggettivi e ricadute importanti sui bimbi” racconta. “Abbiamo abbandonato molti progetti all’aperto come l’orto e non avere armadietti o bagni a misura di bambino impedisce lo sviluppo di autonomie importanti – spiega – senza pensare, poi, che una delle classi è ospitata sullo stesso piano della primaria e i bambini non devono fare rumore per non disturbare le lezioni dei più grandi”.

“Oltre al problema didattico c’è anche quello igienico visto che la piccola palestra che possono utilizzare per alcune ore viene attraversata dagli alunni delle elementari per raggiungere la mensa, ovviamente con le stesse scarpe che usano all’esterno con evidenti problemi per i bimbi che giocano per terra – racconta Marco Porcellana, presidente del Consiglio di Istituto – fuori, invece, c’è un minuscolo campetto da basket dove giocare ma senza spazi attrezzati. All’inizio ci siamo adattati ma ora basta”.

A chiudere, le parole di Elena Albonico, portavoce dei genitori e membro del Consiglio di Istituto. “Avevamo proposto gli spazi dell’Università della Terza Età e dello Spazio Gioco in via Palestro, già pronto ad ospitare bambini piccoli, ma nessuna risposta è arrivata – racconta – i corsi per adulti potevano essere spostati altrove e lo Spazio Gioco poteva chiudere temporaneamente visto che ogni bambino deve essere accompagnato da un adulto che deve restare con lui tutto il tempo e che potrebbe trovare luoghi diversi dove portarlo, cosa che non può fare chi deve andare a lavorare e affida i figli alla materna”. Esasperati, i genitori hanno quindi scritto a tutto il Consiglio comunale al sindaco Mario Landriscina (che ha girato la domanda agli assessori competenti) : “Ci ha risposto solo Nessi che ha presentato l’Interrogazione – conclude Albonico – ma secondo loro la situazione è perfetta così”.

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