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Sciopero dipendenti pubblici: le “scomuniche” diverse, parallele e dolorose di Accardi e Bartolich

Mentre inizia lo sciopero dei dipendenti pubblici proclamato da Cgil, Cisl e Uil – iniziativa che ha già fatto molto discutere nei giorni scorsi – sul Lario arrivano due sconfessioni pesanti della scelta dei sindacati. E arrivano da due personalità diverse per storia personale, ruolo e forse pensiero, ma che alla fine giungono allo stesso punto: una evidente presa di posizione contro questa giornata.

Fermi stronca (con sondaggino) lo sciopero dei dipendenti pubblici del 9 dicembre

La più pesante e articolata porta la firma di Matteo Accardi, storico dirigente dell’amministrazione provinciale e figura professionale di riferimento nei suoi settori. Ebbene, le parole messe nero su bianco su facebook non sono tenere.

“Lo sciopero è uno strumento per far valere il valore del lavoro ed i diritti di tutti i lavoratori. Azionarlo in contesti storico e sociali inopportuni lo rende, invece, uno strumento odioso ai più. Tale è lo sciopero indetto per il pubblico impiego il 9 dicembre. Nessuna delle persone con cui mi relaziono ha espresso solidarietà – dice Accardi – Anzi, tutti hanno sottolineato che questo sciopero incrementa le differenze tra lavoro pubblico (tutelato) e lavoro privato (precario)”.

“Un mio caro amico è arrivato a dire che forse avevamo la necessità di allungare di un giorno il ponte dell’Immacolata – conclude velenosamente il superdirigente della Provincia – Era così difficile capire che la differenza tra esercizio di un diritto ed abuso dello stesso diritto diventa impercettibile in una società stremata dalla pandemia?”.

Decisamente più sintetica la seconda presa di posizione che però arriva da una figura simbolo del sindacalismo comasco: Adria Bartolich, già a capo della Cisl e per lunghissimi anni impegnata in prima linea sul fronte scuola.

Una sentenza, più che altro, la sua, affidata proprio stamane al social: “Io oggi lavoro. Sia chiaro”.

Sciopero del 9 dicembre, i sindacati: “Inaccettabile e demagogico mettere in discussione un diritto. Le nostre ragioni”

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3 Commenti

  1. Sono oltre 10 anni che lo stipendio degli “Statali” è “congelato”, e già non è che fosse così elevato, se paragonato per esempio a quello di altri dipendenti a tempo indeterminato del settore “privato”. È altro dato di fatto che il blocco del turn over ha messo in serie difficoltà interi settori del Pubblico Impiego, con conseguenti difficoltà nella erogazione dei servizi pubblici.
    Ma sul fatto che sia assolutamente il momento meno opportuno per fare valere le proprie ragioni sono pienamente d’accordo.

  2. Lo sciopero è assolutamente inopportuno. Sono poco comprensibili le ragioni, l’inflazione non giustifica incrementi retributivi. Sono ancora meno comprensibili il momento che coincide con un’emergenza collettiva, la giornata in prossimità del ponte dell’Immacolata, il clima sociale avvelenato dalle restrizioni economiche della pandemia. Tuttavia, questa decisione sindacale ha ragioni lontane.
    La qualità delle relazioni industriali, sia nel privato sia nel pubblico, dipende essenzialmente dalla possibile convergenza degli obiettivi del Sindacato e dei Datori di lavoro. L’esempio più lampante si è proprio avuto a Como negli anni ’80 quando, primi in Italia, furono applicati i contratti collettivi che legavano la retribuzione a indicatori di performance aziendale (produttività, qualità, ecc.). La necessità di coinvolgere i lavoratori nei risultati economici delle imprese fu la spinta dei Datori di Lavoro, la necessità di vedere riconosciuti gli sforzi dei lavoratori per il successo dell’impresa fu la chiave di svolta per il Sindacato. In termini diversi sia gli imprenditori sia i lavoratori erano e sono consapevoli di essere sulla stessa barca e trovarono uno strumento che consentiva di rendere coerenti tra loro i propri obiettivi. Purtroppo, nel “pubblico” siamo lontanissimi da qualsiasi modello collaborativo proprio perché la barca è inaffondabile. Nessuno teme di perdere il lavoro e nessuno teme di chiudere la propria impresa. Nel “pubblico” Il confronto si misura solo su rapporti di forza. L’obiettivo dei dirigenti pubblici preposti alle relazioni sindacali è ridurre la spesa, quello dei lavoratori è aumentare le retribuzioni. È difficile trovare uno strumento che renda convergenti obiettivi per natura divergenti. È una battaglia che non consente margini di manovra. Di conseguenza, l’unica arma che ha il Sindacato, è lo sciopero. Anche se saranno pochi i pubblici dipendenti che aderiranno, rimane sempre l’unica arma che hanno. Poveri loro e poveri noi!

  3. Sono d’ accordo con Adria. E’ il momento della responsabilità. Un contratto a tempo indeterminato oggi è un privilegio. I tempi stanno cambiando.

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