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“Sconti fiscali sulla benzina per gli svizzeri”. Ecco la proposta ticinese per invertire il turismo del pieno verso l’Italia

Un cambiamento storico e la fine di un’epoca. Così solo pochi giorni fa veniva definita la nuova tendenza del turismo del pieno al contrario causato dal crollo, nelle zone di confine, nelle vendite di benzina.

Situazione che sta portando sempre più svizzeri a rifornirsi in Italia dove i prezzi sono più convenienti. Una realtà che finisce subito nel mirino della Lega dei Ticinesi che chiede a gran voce sconti fiscali per gli automobilisti svizzeri per combattere questo turismo del pieno che storicamente viaggiava dall’Italia verso il confine.

E sul banco degli imputati finiscono frontalieri e governo svizzero. “Oggi in Ticino a rischio c’è un settore economico – quello delle stazioni di servizio – con i relativi posti di lavoro. Che non sono occupati solo da frontalieri. Inutile dire che i media tricolore festeggiano”, è l’attacco polemico di Lorenzo Quadri che spiega cosa sta accadendo.

“A fomentare il turismo del pieno ‘al contrario’ sono, ovviamente, da un lato le generali difficoltà economiche della popolazione ticinese, dall’altro la forza del franco – prosegue – Le prime sono arcinote: a suon di frontiere spalancate, di svolte verdi ideologiche, di politichette eurolecchine, la partitocrazia ha devastato il mercato del lavoro e fatto salire i prezzi, impoverendo la popolazione. La seconda è una manna per il commercio della fascia di confine italica, ma anche per i frontalieri. Ai quali, a seguito del cambio, la busta paga è lievitata alla grande”.

Nel corso degli anni lo stesso discorso si è avuto sul tema assegni familiari. “Che, sia detto per inciso, sono uguali a quelli degli svizzeri, malgrado i figli dei frontalieri vivano in Italia, con costo della vita italico. Sul tema sono pendenti atti parlamentari leghisti a Berna”.

Tratteggiata la preoccupante situzione ecco le prossime mosse. “La Confederella avrebbe margine in abbondanza per ridurre il costo del carburante a favore degli automobilisti svizzeri, come pure delle stazioni di servizio ticinesi (che tornerebbero ad essere concorrenziali). Gran parte del prezzo della benzina, come sappiamo, è costituita da balzelli vari. Per la benzina senza piombo, sono ben 76.82 centesimi al litro. Nel 2023 Berna ha incassato, tramite l’imposta sugli oli minerali gravante sul carburante, quasi 2.6 miliardi di franchetti. Di questi, il 40% finisce nella cassa generale della Confederazione”.

Ora, su quel 40% dell’imposta sugli oli minerali “stiamo quindi parlando di oltre un miliardo all’anno – c’è spazio di manovra. Questo tesoretto finisce infatti nel calderone delle finanze federali e viene pertanto usato per gli scopi più disparati e “discutibili” (eufemismo): mantenere finti rifugiati o profughi ucraini col SUV, fare regali all’estero, pagare pizzi alla fallita UE, eccetera eccetera. Sicché, basterebbe che Berna rinunciasse a qualche centesimo al litro di balzelli sulla benzina per annullare il turismo del pieno verso l’Italia”.

La Lega tornerà alla carica a Berna “chiedendo sgravi fiscali sul carburante. Basta rapinare gli automobilisti, e basta regali tafazziani al Belpaese a scapito della nostra economia di confine”.

Se Berna “ha i miliardi per l’estero e per i migranti economici, allora può permettersi un modesto sconto fiscale a sostegno degli automobilisti elvetici e delle nostre stazioni di servizio. E non vogliamo sentire fregnacce climatiste sull’abolizione dei veicoli a benzina e sulle zero emissioni di CO2 entro il 2050″.

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