“Capisco la rabbia dei genitori a cui do ragione così come non condanno gli striscioni apparsi fuori dalla nostra sede”. Le parole sono di Bruno Galati, presidente della Como Nuoto che sta vivendo ore ricche di polemiche.

Come raccontavamo diffusamente in questo articolo, la piscina di via Alessandro Manzoni a Lentate sul Seveso, gestita da circa cinque anni dalla Como Nuoto, è stata chiusa. L’impianto non è operativo da fine ottobre. Si pensava che sarebbe stata riaperto ma nulla da fare, il divieto permane.
Situazione che ha inevitabilmente creato malumori tra i genitori degli atleti e tra gli atleti stessi. E ciò che fa discutere è anche la decisione – vista l’impossibilità di collocare tutti i ragazzi in un’unica piscina – di dividerli in altre sette strutture (qui i dettagli).

Insomma una grandissima confusione nella quale cerca di fare chiarezza il presidente della Como Nuoto: “Nel 2021 abbiamo siglato il contratto con la proprietà della piscina di Lentate (Alte Groane Srl). Accordo che prevedeva ci venisse data tutta la documentazione relativa all’impianto. Detto questo, di recente abbiamo incaricato un perito esterno per fare una verifica sia sul nostro impianto di Como che su quello di Lentate. E da qui si scopre che su Lentate esistevano criticità, non era rispettata la normativa di prevenzione degli incendi”.
E le notizie più recenti risalgono poi a venerdì scorso: “Quando abbiamo fatto una richiesta di acceso agli atti in Comune a Lentate sul Seveso. Da qui – sottolinea il presidente – abbiamo scoperto che in data 14 maggio del 2024 in una relazione dei vigili del fuoco di Monza e Brianza (inviata al sindaco del Comune, al prefetto di Monza e Brianza e alla proprietà della piscina), si sottolineava il divieto di utilizzo dell’impianto per il mancato rispetto della normativa di prevenzione incendi. Ora dunque valuteremo anche se fare causa e chiedere un risarcimento”.
Ma la replica di Giorgio Carlo Viganò di Alte Groane Srl (come detto, proprietaria della struttura), non si è fatta attendere e ribalterebbe completamente la situazione. Contattato, ci spiega: “I reali motivi per cui la Como Nuoto ha deciso per la risoluzione del contratto non sono ben noti. Posso innanzitutto dire che lo scorso primo dicembre i vigili del fuoco sono venuti a fare un attento sopralluogo e controllo della vasca e anche del complesso. E in merito alla piscina non è stato rilevato alcun problema”.
Situazione dunque che si arricchisce di questo ulteriore passaggio. “Sono solo stati richiesti alcuni piccoli interventi che nulla hanno a che fare con la vasca e che, appena arriverà il verbale conclusivo dei vigili del fuoco, saranno sistemati. Ma ripeto, nulla è stato segnalato sulla piscina”.
E c’è poi dell’altro, aggiunge Viganò: “Ora bisognerà capire il perché di questa surreale situazione. Ho ovviamente delle mie spiegazioni che però per ora rimangono mie. Certo è che, ad esempio, la Como Nuoto ci deve alcune decine di migliaia di euro di utenze mai pagate di cui ho documentazione. Comunque anche noi valuteremo con i nostri avvocati come comportarci verso la Como Nuoto”.
Una prima resa dei conti intanto avverrà già nella giornata di domani, 11 dicembre, quando il presidente della Como Nuoto e la proprietà dell’impianto, ognuno con relativi soci e avvocati, si vedranno a Lentate sul Seveso per quello che sarà l’atto formale di riconsegna della vasca che però potrebbe riservare nuove soprese.