(foto in copertina d’archivio)

Ora è scontro aperto tra sindacati e amministrazione sul fronte delle scuole comunali. Stamattina, prime scintille innescate dalle segreterie della Funzione pubblica di Cgil, Cisl, Uil e Rsu sul destino del nido di Lora.

Ora il secondo round, che verte sulla decisione della Giunta Rapinese di esternalizzare il servizio mensa della primaria di via Sinigaglia.

Como, la Giunta Rapinese esternalizza la mensa della primaria di via Sinigaglia

In una nota siglata da Alessandra Ghirotti della Cgil Fp, Gesuele Bellini della Cisl Fpl e Vincenzo Falanga Uil Fpl ancora assieme alla Rsu del Comune, i toni sono duri.

“Il 13 luglio abbiamo chiesto un incontro per confrontarci con l’amministrazione e i dirigenti sulla scelta di esternalizzare la cucina di Sinigaglia: nessuna risposta se non i dati dei pasti preparati nelle mense e delle addette al servizio. Sono ormai passati più di 10 giorni ma tutto tace e la delibera di giunta assunta prima del passaggio con i sindacati e la Rsu è inaccettabile”, è l’esordio dei sindacati.

“Non c’è stata attenzione e rispetto nei confronti del personale, della Rsu e delle parti sociali, e questo come primo passo da parte dell’amministrazione appare poco aderente a quanto previsto dal contratto nazionale – prosegue la nota congiunta – Ricordiamo che il sistema delle relazioni sindacali deve essere improntato alla partecipazione consapevole, al dialogo costruttivo e trasparente, alla correttezza e alla buona fede. Già in passato avevamo chiesto di assumere personale nel settore della ristorazione, ma nessuna sostituzione è stata fatta. Il blocco delle assunzioni disposto fino a qualche anno fa non è più attivo nella pubblica amministrazione, quindi il personale del settore cessato poteva essere sostituito, garantendo il servizio in condizioni migliori per il personale coinvolto”.

In conclusione, i sindacati chiedono “alla giunta di revocare la decisione e provvedere immediatamente con assunzioni, dirette di personale, che in questo ambito possono essere fatte con chiamata diretta, con tempi ridotti. Il servizio non può rimanere sulle spalle delle 43 operatrici oggi presenti, ma non può nemmeno essere continuamente depauperato e dismesso a favore del profitto delle società private, con la conseguente attivazione di contratti peggiorativi che determinano un dumping contrattuale inaccettabile. Chi ne paga le conseguenze sono sempre la lavoratrici coinvolte che avranno non solo contratti peggiori (anche rispetto ai part time involontari che in questi casi sono sempre più diffusi), ma con condizioni di lavoro di maggiore carico lavorativo”.