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Senzatetto, Ordinanza storica: “A Como un richiedente asilo non deve dormire in strada, ha diritto a una vita dignitosa”. Vittoria dell’Osservatorio Giuridico

E’ davvero clamorosa l’ordinanza pubblicata dal Consiglio di Stato il 13 luglio. E avrà immediate conseguenze sul tema senzatetto in città (al centro di uno scontro politico senza fine).

I giudici amministrativi di secondo grado, hanno accolto il ricorso presentato dall’Osservatorio Giuridico per i Diritti dei Migranti di Como per conto di un uomo afghano “senza fissa dimora e privo di mezzi di sostentamento”, che ha fatto domanda di asilo in Italia “ma per il quale la Prefettura di Como non ha inteso concedere le misure di accoglienza, trattandosi di cosiddetto dublinante, ovvero soggetto che risultava aver già presentato domanda di asilo in Svezia”.

Con ordine.

Il caso era stato sottoposto all’Associazione e le anime del sodalizio, Antonio Lamarucciola, Maria Ester Bonafè e Elena Vimercati, si sono rivolte al Tar di Milano e al tribunale di Roma per la valutazione di merito.

Il Tar meneghino, in un primo momento, spiegano i tre: “Era parso accogliere positivamente la richiesta, ordinando alla Prefettura di Como di esprimersi circa l’accoglienza del soggetto, ma la Prefettura ancora una volta aveva negato di accogliere il cittadino afghano”.

Così l’Ossevatorio ha impugnato il secondo provvedimento della Prefettura: “Sul principio che comunque il richiedente asilo deve trovare accoglienza nel Paese in cui si trova, avendo diritto a vedersi assicurata una vita dignitosa, ai sensi dell’art. 1 D.Lgs. n. 142/2015, del reg. UE 604/2013 (Dublino III) e della sentenza della Corte di Giustizia dell’UE, 27 settembre 2012, Cimade, Gisti c. Ministre de l’Intérieur, de l’Outre-mer, des Collectivités et de l’Immigration, causa C-179/11″.

Poi, spiegano ancora dall’Osservatorio, “inaspettatamente il Tar di Milano” ha respitno “il ricorso ed il rigetto veniva appellato al Consiglio di Stato, il quale, a questo punto, con la decisione allegata (documento integrale sotto, Ndr) ha ribaltato l’ordinanza del TAR Milano e ha riconosciuto pienamente il diritto del richiedente asilo di essere accolto in modo dignitoso nel Paese ove si trova e, quindi, in Italia”.

In buona sostanza, e qui pesa il senso della decisione: “L’ordinanza del Consiglio di Stato pone fine ad una non corretta interpretazione della normativa sull’accoglienza dei richiedenti asilo dublinati, che si trovano nel nostro Paese e che fino ad ora sono stati costretti a vivere per strada in attesa delle decisioni da parte delle autorità italiane“.

Quindi adesso, precisano con fermezza i tre avvocati dell’Osservatorio: “Si attende ora che la Prefettura di Como si attivi per dare esecuzione all’importante decisione, anche nei confronti di altri richiedenti asilo presenti nel nostro Comune in attesa dell’esito della procedura di ricollocamento per l’applicazione del regolamento di Dublino: attesa che non può e non deve costringerli a vivere per strada ed in modo tutt’altro che dignitoso, in totale spregio alle norme nazionali ed europee sull’accoglienza dei rifugiati“.

QUI L’ORDINANZA DEL CONSIGLIO DI STATO

Consiglio di Stato Ordinanza n. 4200-2020 - n. 4829-2020 Reg. Ric.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

6 Commenti

  1. E dunque, “a vivere per strada ed in modo tutt’altro che dignitoso” ci rimarranno esclusivamente gli indigenti italiani.
    Dei quali pare nessun ufficio, ente, organizzazione o tribunale pare abbia alcun interesse (direi meglio: alcuna convenienza) di occuparsi.
    Destinati purtroppo a crescere di numero nei prossimi mesi, stante la situazione economica contingente.
    Nessuna disponibilità di alloggio ed accoglienza, per loro.
    Nessuna salvaguardia di dignità e diritti umani, neppure per i più fragili, anziani o ammalati.
    Ė giustizia, questa?
    Parlamento, Senato e tribunali dello Stato dove il primo articolo della Costituzione recita:
    “(…) La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione” rappresentano ancora, preliminarmente ed anzitutto, gli interessi dei propri cittadini?
    Me lo sono chiesta, già troppe volte.
    E me lo richiedo, una volta ancora.
    Una risposta, purtroppo, credo di averla trovata.
    Con profonda tristezza.

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